Pax Christi e la solidarietà al popolo palestinese. Don Capovilla: no ai muri, sì
ai ponti
Si è tenuto ieri a Bulciago, in provincia di Lecco, il Convegno di Pax Christi “Assetati
di giustizia”, dedicato al conflitto israelo-palestinese, alle diverse realtà impegnate
in Medio Oriente e in particolare alla questione dell’acqua nella Valle del Giordano
e nella Striscia di Gaza. L’appuntamento è collegato alla Giornata Onu di solidarietà
col popolo palestinese, che si celebra ogni 29 novembre, e quest’anno si è svolto
nella città natale di Vittorio Arrigoni, l’attivista italiano per anni impegnato accanto
ai palestinesi, ucciso a Gaza nell’aprile scorso. Ne parla donNandino Capovilla,
coordinatore nazionale di Pax Christi, intervistato da Giada Aquilino:
R. - L’appuntamento
di Bulciago è un riproporsi di una data importante: la Giornata delle Nazioni Unite
per il riconoscimento dei diritti del popolo palestinese. La Giornata assume quest’anno
un’importanza particolare, con l’invito che la mamma di Vittorio Arrigoni ha fatto
– anche alla Perugia-Assisi – di ritrovarsi a Bulciago per rinnovare
l’impegno a sostenere i diritti fondamentali della popolazione palestinese.
D.
- Chi era Vittorio Arrigoni?
R. - Era un giovane che ha scoperto e incontrato
volti concreti – un popolo, una storia – e non ha più potuto staccarsi
da quella terra e da quell’impegno. Ha invitato poi tutta la comunità a riunirsi attorno
a sé per partecipare a questa avventura di solidarietà. Vittorio Arrigoni è stato
ucciso a Gaza e dal suo sacrificio è venuto, da tutto il movimento per la pace, un
rinnovato impegno di solidarietà e di vicinanza: non tanto un andare a portare degli
aiuti, ma soprattutto di un restare accanto alla popolazione, a chi soffre.
D.
- Pax Christi è impegnata da sempre in Medio Oriente, in Terra Santa. Perché quest’anno
si è scelto di dare risalto alla questione dell’acqua nella Valle del Giordano e nella
Striscia di Gaza?
R. - Nella Striscia di Gaza e nella Valle del Giordano
acqua vuol dire sopravvivenza. Nella zona del Giordano la popolazione vive senz’acqua,
perché purtroppo le colonie hanno sottratto questo bene fondamentale per la vita.
Nella Striscia di Gaza il 90 per cento degli abitanti non ha accesso all’acqua potabile.
L’inquinamento e l’impossibilità di utilizzare la risorsa dell’acqua marina per la
pesca, per via del controllo da parte di Israele sulle coste, rende l’acqua una sfida
dei diritti umani assolutamente urgente.
D. - L’Assemblea speciale per
il Medio Oriente del Sinodo dei vescovi ha voluto confermare e rafforzare i cristiani
di Terra Santa nella loro identità di credenti. A oggi qual è la loro situazione?
R.
- Oggi, i cristiani sono davvero impegnati per far sì che questo appello che la Chiesa
ha rinnovato in modo solenne, anche al Sinodo per il Medio Oriente, sia vissuto quotidianamente
nella vicinanza con le persone. In tutte le parrocchie di Terra Santa, ricordiamo
le restrizioni che la popolazione deve sopportare, la mancanza di prospettive per
il futuro. Le parrocchie, i parroci e la Chiesa di Gerusalemme sono impegnati a tutti
i livelli proprio in questa vicinanza alla popolazione.
D. - In questi
giorni, Pax Christi ha voluto nuovamente puntare l’attenzione sul muro di separazione
tra Israele ed i Terrori palestinesi, in particolare sul caso di Beit Jala. Cosa sta
succedendo?
R. - Il muro di separazione, che non solo divide ma addirittura
sottrae la terra a Beit Jala, prosegue il suo percorso. In questo modo, il muro impedirà
a più di 50 famiglie di poter godere della loro proprietà, dei loro ulivi.
D.
– Al riguardo, com’è impegnata la comunità locale?
R. - La comunità
è impegnata tutte le settimane nel dare un segno forte, anche di fede, per dimostrare
questa vicinanza alle persone che stanno soffrendo. Tutti i venerdì, alle 14.30 ora
italiana, viene celebrata l’Eucarestia. Anche io vi ho partecipato, qualche settimana
fa, e il vescovo ausiliare, William Shomali, mi ha incaricato di portare in Italia
l’invito affinché si crei un ponte di preghiera, tutti i venerdì, con i cristiani
di Beit Jala che vedono minacciati i loro ulivi. Con la costruzione del muro, nella
zona degli ulivi, la proprietà delle famiglie passerà a Israele.
D.
- Qual è l’appello di Pax Christi per il futuro della Terra Santa?
R.
- Rinnovare un ponte. Piuttosto che dire “muro” noi preferiamo dire “ponte”. Un ponte
di solidarietà e di comunione, affinché i cristiani possano rappresentare un segno
nel portare avanti il progetto di riconciliazione e di giustizia. (vv)