Benedetto XVI all'Angelus: è Dio non l'uomo il padrone del mondo. Appello all'Onu:
soluzioni credibili sui cambiamenti climatici
Il periodo dell’Avvento ricorda all’uomo che non è lui il padrone del mondo, ma il
Dio Bambino che è venuto a salvare l’umanità. Lo ha detto il Papa durante l’Angelus
domenicale in Piazza San Pietro, concluso da un appello agli esperti che, in Sud Africa,
si incontrano per i lavori della Convenzione Onu sui cambiamenti climatici. Tutti
loro, ha invocato Benedetto XVI, concordino una risposta “credibile e solidale a questo
preoccupante fenomeno”. Il servizio di Alessandro De Carolis:
La differenza
sta tutta tra il Padre e il “padrone”. Tra Dio che è “Amico” di ogni uomo e i molti
uomini che si dimenticano di Dio e spadroneggiano sul creato, salvo poi spaventarsi
e ricordarsi di Dio quando la natura – o gli errori commessi nella società – fanno
saltare i loro piani di dominio senz’anima. All’Angelus di una domenica assolata e
fredda, Benedetto XVI ha tratto questo spunto di riflessione dal Vangelo della prima
domenica di Avvento, nel quale Cristo ripete ai suoi discepoli e a tutti il suo “Vegliate!”:
“E’
un richiamo salutare a ricordarci che la vita non ha solo la dimensione terrena, ma
è proiettata verso un ‘oltre’, come una pianticella che germoglia dalla terra e si
apre verso il cielo. Una pianticella pensante, l’uomo, dotata di libertà e responsabilità,
per cui ognuno di noi sarà chiamato a rendere conto di come ha vissuto, di come ha
utilizzato le proprie capacità: se le ha tenute per sé o le ha fatte fruttare anche
per il bene dei fratelli”.
Il problema, ha proseguito, nasce quando
– come il popolo d’Israele migliaia di anni fa – gli esseri umani non riconoscono
di aver spezzato il rapporto con il cielo e di aver reso più ingiusto e inquieto il
presente, come accade, ha osservato, “per certi panorami del mondo post-moderno”:
“Le
città dove la vita diventa anonima e orizzontale, dove Dio sembra assente e l’uomo
l’unico padrone, come se fosse lui l’artefice e il regista di tutto: le costruzioni,
il lavoro, l’economia, i trasporti, le scienze, la tecnica, tutto sembra dipendere
solo dall’uomo. E a volte, in questo mondo che appare quasi perfetto, accadono cose
sconvolgenti, o nella natura, o nella società, per cui noi pensiamo che Dio si sia
come ritirato, ci abbia, per così dire, abbandonati a noi stessi”.
In
realtà, ha ripetuto Benedetto XVI, il vero “padrone” del mondo non è l’uomo ma Dio,
al cui mistero di salvezza l’uomo può aprirsi proprio se spalanca il cuore all’amore
scaturito dall’evento Betlemme:
“Il Tempo di Avvento viene ogni anno
a ricordarci questo, perché la nostra vita ritrovi il suo giusto orientamento, verso
il volto di Dio. Il volto non di un ‘padrone’, ma di un Padre e di un Amico”.
Subito
dopo aver intonato la preghiera mariana, il Papa ha ricordato che domani a Durban,
in Sud Africa, si aprono i lavori della Convenzione delle Nazioni Unite sui cambiamenti
climatici e del Protocollo di Kyoto:
“Auspico che tutti i membri
della comunità internazionale concordino una risposta responsabile, credibile e solidale
a questo preoccupante e complesso fenomeno, tenendo conto delle esigenze delle popolazioni
più povere e delle generazioni future”.
Tra i saluti in varie lingue,
rivolti alle migliaia di persone assiepate in Piazza San Pietro sotto la finestra
del suo studio, Benedetto XVI ha incoraggiato i responsabili europei della Società
di San Vincenzo De Paoli ad “affrontare con lo spirito del Vangelo vecchie e nuove
povertà” e ha indirizzato un saluto speciale alla comunità cubana della diocesi di
Bergamo e al “Servizio universitario africano” di Roma. Quindi, prima di congedarsi,
ancora un augurio ai fedeli: