La speculazione finanziaria si abbatte sull’Africa
L’attuale crisi finanziaria internazionale sta avendo forti ripercussioni anche nei
confronti dei Paesi più poveri dell’Africa. La speculazione internazionale infatti
– riferisce l’Agenzia Fides - dopo la crisi dei mutui inesigibili delle abitazioni
statunitensi e dopo altri scandali finanziari, sta cercando nuovi sbocchi di investimento.
Uno di questi è il mercato delle materie prime agricole. “Dopo la crisi finanziaria
del 2008, i grandi fondi di investimento si sono riposizionati sulle Borse delle materie
prime alimentari e ottengono profitti speculativi astronomici sulla pelle degli affamati”
denuncia a La Croix (18 novembre) Jean Ziegler, ex primo relatore per il diritto all’alimentazione
dell’ONU e attualmente vicepresidente del Comitato Consultivo del Consiglio dei Diritti
Umani delle Nazioni Unite. Ziegler offre alcune cifre: una tonnellata di grano macinato
costa attualmente 266 euro, quando nel 2010 costava 110 euro, il prezzo del mais è
aumentato del 93%, mentre tra il 2006 e il 2010 i capitali investiti nelle Borse delle
materie prime agricole sono aumentati del 2.300%. Occorre inoltre ricordare che il
75% del commercio dei prodotti alimentari di base (mais, riso e grano) è controllato
da 7-8 società multinazionali che dominano il mercato, determinandone i prezzi. La
crisi finanziaria ha anche causato una diminuzione delle risorse conferite dagli Stati
più ricchi al Programma Alimentare Mondiale (PAM), il cui budget è passato da 6 miliardi
di dollari nel 2008 a 3,2 miliardi del 2011. Nel frattempo si profila per il 2012
una nuova crisi alimentare nel Sahel, dove 6 milioni di persone sono a rischio fame
a causa della forte siccità che ha investito la regione. La maggior parte dei Paesi
dell’area, fortemente indebitati, non ha le risorse economiche necessarie per acquistare
sui mercati internazionali le derrate alimentari, i cui prezzi, come detto, sono in
forte aumento, a causa soprattutto della speculazione finanziaria. Un altro aspetto
dell’impatto micidiale in Africa della speculazione finanziaria è rappresentato dai
cosiddetti “fondi avvoltoio”, che comprano sottoprezzo le obbligazioni dei Paesi in
via di sviluppo, vicini al default, per poi passare all'incasso con tutti i mezzi
possibili, anche portando i debitori in tribunale. Diversi di questi debiti sono di
Paesi africani come il Congo Brazzaville, la Repubblica Democratica del Congo e lo
Zambia. I primi 26 “fondi avvoltoio” (su 35) sono riusciti a raccogliere 1 miliardo
di dollari dai Paesi più poveri del mondo e si aspettano di ricevere altri 1,3 miliardi
di dollari. “In termini di donazioni pubbliche, l'impatto dei fondi avvoltoio è enorme.
Il miliardo di dollari raccolti dai fondi equivale a più del doppio dell’intero budget
stanziato dalla Croce Rossa per l'Africa nel 2011. Con un miliardo di dollari si potrebbe
finanziare l'intero budget richiesto dalle Nazioni Unite per la carestia in Somalia”
scrive The Guardian.