Il cardinale Erdö: tra le cause della crisi economica, la questione antropologica;
l'uomo non è una cifra
Una rinnovata attenzione alla visione antropologica dell’uomo per affrontare la difficile
crisi economica che sta investendo l’Europa. E’ uno dei punti che ieri, dopo l’incontro
con il Papa, la presidenza del Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa (Ccee)
ha toccato in una conferenza stampa che ha concluso la settimana di lavori in Vaticano,
convocata nel 40.mo della sua fondazione. Il vice-presidente del Ccee, il cardinale
Angelo Bagnasco, ha sottolineato come la crisi economica dipenda dalla mancata relazione
tra etica ed economia; mancanza che rischia di sfaldare anche lo Stato. Ma qual è
il contributo che le Chiese Europee possono dare in questo momento? Benedetta Capelli
lo ha chiesto al cardinale Péter Erdö, presidente del Ccee:
R. - La Chiesa
ha per compito la missione ricevuta da Gesù Cristo. E questo è lo scopo della nostra
attività. Anzi, come insegna Paolo VI, proprio l’evangelizzazione è il motivo per
cui la Chiesa esiste. Noi abbiamo ricevuto questo mandato dal nostro Signore e questo
mandato, se lo eseguiamo fedelmente, renderà anche più felici tutti gli uomini della
Terra: è un mandato veramente grandioso. Possiamo così essere a servizio di tutti
coloro che cercano di realizzare questa verità preziosa.
D. - Quali
sono, secondo lei, le emergenze in questo momento più importanti che l’Europa deve
affrontare?
R. – Sicuramente la crisi economica, ma io penso che sotto
la crisi economica ci sia anche una crisi antropologica. È una questione dei valori;
senza una certa visione del mondo non si possono affrontare i problemi e quindi dobbiamo
approfondire con coraggio e fede la nostra convinzione sull’uomo. Come ha detto il
Beato Giovanni Paolo II, Gesù Cristo ha saputo tutto dell’uomo e ha detto tutto dell’uomo.
Quindi dobbiamo partire dalla persona di Gesù Cristo e così tutte le persone avranno
nella nostra visione una speciale dignità. Se non mettiamo questo come punto di partenza
commettiamo grossi errori perché l’essere umano non è una cifra. (bi)