Giornata contro la violenza alle donne: vittime 5 su 10 nel mondo
“La violenza è uno dei più grandi ostacoli al raggiungimento della piena uguaglianza
delle donne nel mondo”. E’ uno dei passaggi del messaggio del segretario generale
dell’Onu Ban Ki-moon in occasione dell’odierna Giornata Internazionale per l’eliminazione
della violenza contro le donne; un fenomeno che riguarda 5 donne su 10 nel mondo.
Benedetta Capelli:
La data
scelta per dire no alla violenza sulle donne – il 25 novembre - non è a caso. Cinquantuno
anni fa nella Repubblica Domenicana, il regime di Trujillo ordinò la morte delle tre
sorelle Mirabal – Patria, Minerva e Maria Teresa – impegnate da sempre a denunciare
gli abusi, i soprusi e le violenze sulle donne. Una storia nota alle cronache che
stride con il silenzio di quante subiscono ma negli ultimi anni, grazie ad una crescente
consapevolezza, qualcosa è cambiato. Lo evidenzia Maria Gabriella Carnieri
Moscatelli,presidente di Telefono Rosa, associazione
attiva da 24 anni:
“Sono aumentate le violenze ma anche la consapevolezza
della donna che ora sente di volersi liberare dalla violenza, anche e soprattutto
per rispetto dei figli. Vivere in un ambiente violento per i ragazzi significa assorbire
quella cultura che li porterà ad essere a loro volta violenti. Quindi una donna
oltre che pensare a se stessa deve pensare ai propri figli e a come educarli in un
ambiente disagiato. C’è tanta strada da fare e penso che la via da intraprendere
la dobbiamo fare con i giovani: educarli alla non violenza e al rispetto dell’altro;
riuscire a fare passare il concetto che noi siamo persone – uomini e donne – che devono
convivere con gli stessi diritti e gli stessi doveri. È una questione culturale, quindi
solo col tempo riusciremo a estirpare questo male. E, soprattutto, qui in Italia non
abbiamo ancora la coscienza che bisogna lavorare anche sul violento, perché noi dobbiamo
capire perché questa persona è violenta, aiutarla ad uscire fuori da questo cerchio,
perché altrimenti – credo – che la violenza non la estirperemo mai!”.
E
guardando all’Italia, i dati fanno impressione. L’Istat rivela che sono oltre sei
milioni le donne che hanno subito violenza fisica e sessuale; in media ogni anno 100
donne vengono uccise dal marito, dal fidanzato o da un ex compagno. Violenza che nel
36% dei casi è solo psicologica e nella stessa percentuale economica con mariti che
volutamente non provvedono al sostentamento della famiglia. Allargando lo sguardo
al mondo, l’emergenza si chiama Afghanistan, negli ultimi 10 anni, nonostante la caduta
del regime talebano – rivela l’Onu – poco o quasi niente si è fatto sulla strada della
parità dei diritti. Il 90% delle violenze accade in famiglia; le condanne sono pari
solo al 7%. Ci sono però donne che si riscattano, che conquistano l’attenzione internazionale
grazie al loro impegno: è il caso del premio Nobel per la pace 2003 Shirin
Ebadi, avvocato iraniano, costretta all’esilio e lontana dalla sua famiglia.
Così racconta la situazione delle donne nel suo Paese, donne che comunque non si arrendono:
“(Parole in farsi ) Voi sapete che nel mio Paese alle donne è proibito
riunirsi: quando si riuniscono in un gruppo vengono arrestate con l’accusa di minacciare
la sicurezza del Paese. Ancora oggi alcuni rappresentanti della stampa occidentale
presentano la donna musulmana come una donna molto debole, che vive rinchiusa nella
propria casa, nella propria cucina e non fa altro. In molti Paesi musulmani, la situazione
delle donne è molto discriminatoria: ma le donne musulmane stanno lottando contro
questa situazione. Dopo le presidenziali del 2009, anche voi, attraverso i vostri
media, avete visto che le donne in Iran erano in prima fila. Nelle strade sono state
anche uccise diverse donne a seguito di quanto è successo nel giugno 2009.
La
paura è un istinto, come la fame viene quando non te l’aspetti – ha detto Shirin Ebadi
– ma si può vincere anche grazie alla fede:
“(Parole in farsi ) È
importante, veramente, credere nella strada che hai intrapreso. Questo ti dà più forza
e ti permette di andare avanti; poi non dimenticate che io sono una musulmana credente
e credere in Dio, avere fede, mi dà più forza”.