2011-11-25 15:05:47

Giornata contro la violenza alle donne: vittime 5 su 10 nel mondo


“La violenza è uno dei più grandi ostacoli al raggiungimento della piena uguaglianza delle donne nel mondo”. E’ uno dei passaggi del messaggio del segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon in occasione dell’odierna Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne; un fenomeno che riguarda 5 donne su 10 nel mondo. Benedetta Capelli:RealAudioMP3

La data scelta per dire no alla violenza sulle donne – il 25 novembre - non è a caso. Cinquantuno anni fa nella Repubblica Domenicana, il regime di Trujillo ordinò la morte delle tre sorelle Mirabal – Patria, Minerva e Maria Teresa – impegnate da sempre a denunciare gli abusi, i soprusi e le violenze sulle donne. Una storia nota alle cronache che stride con il silenzio di quante subiscono ma negli ultimi anni, grazie ad una crescente consapevolezza, qualcosa è cambiato. Lo evidenzia Maria Gabriella Carnieri Moscatelli, presidente di Telefono Rosa, associazione attiva da 24 anni:

“Sono aumentate le violenze ma anche la consapevolezza della donna che ora sente di volersi liberare dalla violenza, anche e soprattutto per rispetto dei figli. Vivere in un ambiente violento per i ragazzi significa assorbire quella cultura che li porterà ad essere a loro volta violenti. Quindi una donna oltre che pensare a se stessa deve pensare ai propri figli e a come educarli in un ambiente disagiato. C’è tanta strada da fare e penso che la via da intraprendere la dobbiamo fare con i giovani: educarli alla non violenza e al rispetto dell’altro; riuscire a fare passare il concetto che noi siamo persone – uomini e donne – che devono convivere con gli stessi diritti e gli stessi doveri. È una questione culturale, quindi solo col tempo riusciremo a estirpare questo male. E, soprattutto, qui in Italia non abbiamo ancora la coscienza che bisogna lavorare anche sul violento, perché noi dobbiamo capire perché questa persona è violenta, aiutarla ad uscire fuori da questo cerchio, perché altrimenti – credo – che la violenza non la estirperemo mai!”.

E guardando all’Italia, i dati fanno impressione. L’Istat rivela che sono oltre sei milioni le donne che hanno subito violenza fisica e sessuale; in media ogni anno 100 donne vengono uccise dal marito, dal fidanzato o da un ex compagno. Violenza che nel 36% dei casi è solo psicologica e nella stessa percentuale economica con mariti che volutamente non provvedono al sostentamento della famiglia. Allargando lo sguardo al mondo, l’emergenza si chiama Afghanistan, negli ultimi 10 anni, nonostante la caduta del regime talebano – rivela l’Onu – poco o quasi niente si è fatto sulla strada della parità dei diritti. Il 90% delle violenze accade in famiglia; le condanne sono pari solo al 7%. Ci sono però donne che si riscattano, che conquistano l’attenzione internazionale grazie al loro impegno: è il caso del premio Nobel per la pace 2003 Shirin Ebadi, avvocato iraniano, costretta all’esilio e lontana dalla sua famiglia. Così racconta la situazione delle donne nel suo Paese, donne che comunque non si arrendono:

“(Parole in farsi )
Voi sapete che nel mio Paese alle donne è proibito riunirsi: quando si riuniscono in un gruppo vengono arrestate con l’accusa di minacciare la sicurezza del Paese. Ancora oggi alcuni rappresentanti della stampa occidentale presentano la donna musulmana come una donna molto debole, che vive rinchiusa nella propria casa, nella propria cucina e non fa altro. In molti Paesi musulmani, la situazione delle donne è molto discriminatoria: ma le donne musulmane stanno lottando contro questa situazione. Dopo le presidenziali del 2009, anche voi, attraverso i vostri media, avete visto che le donne in Iran erano in prima fila. Nelle strade sono state anche uccise diverse donne a seguito di quanto è successo nel giugno 2009.

La paura è un istinto, come la fame viene quando non te l’aspetti – ha detto Shirin Ebadi – ma si può vincere anche grazie alla fede:

“(Parole in farsi )
È importante, veramente, credere nella strada che hai intrapreso. Questo ti dà più forza e ti permette di andare avanti; poi non dimenticate che io sono una musulmana credente e credere in Dio, avere fede, mi dà più forza”.







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