2011-11-25 15:14:39

Al via il 'Torino Film Festival'


Con la proiezione in anteprima di "Miracolo a Le Havre" del regista finlandese Aki Kaurismäki, si è aperto ieri sera il Torino Film Festival che, da oggi al 3 dicembre, porterà nel capoluogo piemontese titoli di registi impegnati e affermati, ma anche molte novità, con alcune sezioni di grande rigore e interesse. Una kermesse che si indirizza soprattutto ai giovani e al pubblico di appassionati. Da segnalare, una retrospettiva dedicata a Robert Altman e tanti film e documentari capaci di declinare diversamente la storia, la memoria, la malattia e la vita. Il servizio di Luca Pellegrini:RealAudioMP3

Al mondo ci sono festival di cinema d'ogni genere e tipo. Torino vive da 29 anni il suo. La nuova edizione comprende ben 217 titoli, molte anteprime mondiali, ospiti di riguardo come il regista finlandese Aki Kaurismäki insignito del Gran Premio Torino, sezioni in cui è possibile scoprire talenti innovativi capaci di esprimere le migliori tendenze contemporanee del cinema indipendente. Ogni festival, dunque, ha la sua anima. Quella di Torino, il direttore Gianni Amelio la descrive con due parole: "Metropolitana e giovane". Spiega così il perché:

R. - Il Festival di Torino è un festival che vive all’interno di una città. Ed è una città molto colta e curiosa di conoscere le novità, di informarsi e di sapere. Ci sono molti festival che vivono magari in un ghetto. Questo vive su una via principale di una città e fa parte integrante di tutto quello che è l’anima di questa città. E’ un’anima molto aperta, soprattutto al “nuovo”. Il Festival di Torino si caratterizza, quindi, come festival fatto di opere giovani. Noi non abbiamo il tappeto rosso, quindi non diamo la caccia alla star, al glamour e a tutte quelle cose che pare siano obbligatorie in un festival. Il nostro è un festival fatto a misura di spettatore normale.

D. - A Torino i protagonisti sono prima di tutto i registi…

R. - Invitiamo registi - soprattutto italiani - a raccontarci come hanno iniziato a fare il loro mestiere. Questo lo faccio perché una parte del pubblico di Torino è fatta di persone giovani che vorrebbero fare il cinema e quindi, venendo da noi, in qualche modo cercano anche uno spiraglio di luce, una piccola via per poter entrare in questo mondo.

D. - Dice di sè: "sono un direttore rabdomante". In che senso?

R. - Perché noi andiamo a cercare il “nuovo” e non andiamo invece sul già conosciuto. Devi andare dove il cinema sta nascendo, ma dove, probabilmente, è quasi bizzarro che nasca. In provincia ci sono tanti giovani che fanno del cinema con i mezzi leggeri, spendendo anche molto poco. E magari sono anche molto belli i loro film. Un altro festival non li prenderebbe. Noi li vediamo, li valutiamo e se valgono, sono i benvenuti. (vv)







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