Presentata la mostra sul Gaudí e la Sagrada Familia allestita nel Braccio Carlo Magno
in Vaticano
Una mostra dedicata all’“architetto di Dio” per ringraziare il Papa della visita e
dell’atto solenne da lui presieduto lo scorso anno. È questo il senso della mostra
“Gaudí e la Sagrada Familia di Barcellona: arte, scienza e spiritualità”, allestita
in Vaticano presso il Braccio di Carlo Magno, che sarà aperta al pubblico fino al
15 gennaio 2012. L’esposizione – organizzata da due istituzioni dell’arcidiocesi di
Barcellona e sotto gli auspici del Pontificio Consiglio della Cultura – è stata presentata
questa mattina in Sala Stampa Vaticana dal cardinale Gianfranco Ravasi e da un nutrito
gruppo proveniente dalla città catalana, guidato dal cardinale arcivescovo Lluís Martínez
Sistach. Il servizio di Alessandro De Carolis:
La lentezza
con cui le torri prendevano a svettare verso il cielo, o le meravigliose decorazioni
a cesellare la pietra, non scalfiva la pazienza di Antoni Gaudí, che soleva invariabilmente
ripetere: “Il mio cliente non ha fretta”. È uno dei tanti aneddoti che circondano
la costruzione della Sagrada Familia di Barcellona riferito in Sala Stampa Vaticana
dal cardinale della metropoli catalana, Lluís Martínez Sistach. Il porporato ha ringraziato
con calore Benedetto XVI per la visita del 7 novembre di un anno fa, durante la quale
il Papa – accompagnandola con parole piene di stupita ammirazione – aveva celebrato
la dedicazione della Sagrada Familia, elevandola al rango di Basilica minore. Con
accentuazioni diverse, i relatori in conferenza stampa hanno sottolineato la mirabile
fusione di arte, scienza e spiritualità che fecero di Gaudí un architetto di eccezionale,
e per molti versi inimitabile, levatura e della Sagrada Familia un superbo esempio
di arte sacra. Essa, ha affermato il cardinale Sistach…
“…mette
in risalto la realtà di un magnifico tempio per la sua bellezza, la sua maestosità,
la sua simbologia nel centro di una grande metropoli come Barcellona. Come disse Benedetto
XVI a Barcellona, questa Basilica è un segno visibile del Dio invisibile, molto necessaria
nelle nostre società occidentali europee con un marcato livello di cultura laicista
e di indifferenza religiosa”.
Io credo che la Sagrada Familia “non sia
più soltanto un tempio”, ha sostenuto l’architetto Daniel Giralt-Miracle,
commissario della mostra. “Non è più soltanto un’opera architettonica, ma è un’opera
sacramentale in pietra del XXI secolo: “Esto… Questo è quello
che cerchiamo di spiegare ai visitatori della Sagrada Familia; questo è quello che
spieghiamo in questa mostra, in tre capitoli: è un viaggio attraverso l’architettura,
dall’esterno all’interno. Lo scopo è di catturare la presenza di Gaudí e comprendere
che queste non sono pietre, ma che dentro la Sagrada Familia c’è uno spirito”.
Tale
capacità di dare forma artistica alle visioni della fede, ha detto al termine il cardinale
Ravasi, è un’esperienza che dà le vertigini:
“Questa vertigine
è fisica, prima di tutto: l’impressione che si ha è veramente di qualcosa che sfida
le leggi stesse della natura; l’impressione di qualcosa di assolutamente monumentale,
ma al tempo stesso sospeso. Questo permette di coniugare l’impressione psicologica,
spirituale della vertigine anche dell’ascensione verso il mistero, verso la trascendenza”.
E
questo, ha proseguito il presidente del dicastero vaticano della Cultura, porta il
discorso sul rapporto, sempre molto attuale anche oggi tra architettura e sacralità.
Una ricerca che, nel genio di Gaudí, ha trovato modo di trasformarsi in un fecondo
dialogo, ma che non cessa nemmeno nel 21.mo secolo di interrogare gli architetti e
gli artisti su cosa voglia dire organizzare uno spazio sacro. Nella Sagrada Familia,
ha osservato il cardinale Ravasi…
“…c’è l’idea
che il tempio è una creatura viva, che esprime anche un popolo - e in questo caso
esprime anche un popolo come la Catalogna che è fortemente glorioso, orgoglioso delle
sue radici, della sua storia, della sua lingua, della sua cultura e anche di questa
sua spiritualità - perché, appunto, nel suo interno vivo, continuamente mutevole,
c’è la testimonianza di una fede”.
Rispondendo alle domande dei giornalisti,
il cardinale Ravasi ha poi definito in “fase di riflessione” la possibile costituzione
di una apposita Commissione, probabilmente interdicasteriale, incaricata di sovrintendere
all’architettura sacra. Mentre il cardinale di Barcellona – riferendo che la cifra
di tre milioni di visitatori sui quali può contare oggi la Sagrada Familia – garantisce
che la costruzione del tempo gaudiniano, avviata nel 1882, possa essere certamente
portata a termine. In che tempi? Questa la risposta del cardinale Sistach,
che ha ricordato la “profezia” del Gaudí per il quale a provvedere al completamento
della Basilica sarebbe stato San Giuseppe:
“La profezia si è compiuta
in ciò che si riferisce al compimento delle navate interne perché le ha iniziate al
culto un Papa il cui nome di Battesimo è Giuseppe. E le altre costruzioni esterne?
Mancano dieci torri, la cappella del Santissimo, del Battistero e della Madonna, due
sacrestie e il chiostro. Ho ripetuto molte volte che desidererei che si terminasse
tutto nel 2026, anno del centenario della morte di Antoni Gaudí. A quando la sua beatificazione?
Il mio desiderio è che avvenga quanto prima”.
Il cardinale Sistach ha
poi aggiunto che la positio riguardante Gaudí è già depositata presso la Congregazione
per le Cause dei Santi e che la corposa biografia dell’architetto Sevo di Dio è in
fase di ultimazione. Per la Beatificazione, ha concluso, attendiamo il miracolo.