Plenaria del dicastero per i Laici sulla questione di Dio oggi. La testimonianza di
una mamma e di un docente di astrofisica
“La questione di Dio oggi” è al centro dell’Assemblea plenaria del Pontificio Consiglio
per i Laici, apertasi stamani a Roma ed in programma fino a sabato prossimo. Nel discorso
di apertura, il presidente di questo dicastero, il cardinale Stanisław Ryłko - ricordando
le parole pronunciate dal Santo Padre durante il viaggio in Brasile nel 2007 - ha
sottolineato che “chi esclude Dio dal suo orizzonte, falsifica il concetto della ‘realtà’
e, in conseguenza, può finire solo in strade sbagliate e con ricette distruttive”.
L’Assemblea sarà arricchita anche da interventi di diversi laici. Questa la testimonianza
di Anne Moens, madre di sette figli, raccolta da Fabio Colagrande:
R. – Ho il
desiderio di essere testimone dell’amore di Dio per me, dell’amore di Dio per gli
altri e di vivere questo amore. Anche il fatto di vivere per Dio mi ha aiutata a essere
un po’ esigente con i figli, per aiutarli a crescere. E’ il Signore che mi ha aiutata
ad avere così tanti figli. E’ stata una gioia per noi anche se è stato impegnativo
avere sette figli. Ma il Signore è stato presente.
D. – Che ruolo ha
avuto Dio nella sua vita familiare?
R. – Per me il ruolo di Dio era
quello di essere presente: direi che sono stata una serva di Dio per i figli. Non
sono stata al servizio dei figli, ma al servizio di Dio per i figli e Lui mi ha dato
la forza di crescerli.
D. – Le sembra di vivere oggi in una società
che tenta di escludere Dio? E come credente, come vive in questa realtà?
R.
– Sì, è vero. E’ difficile per me vedere che tra i nostri figli, molti non vogliono
avere questa prossimità con Dio. Ma la sola cosa che posso fare è pregare per questo
e offrire questo al Signore, offrirgli questa sofferenza e so che è Lui che vincerà.
D.
– Il Papa ci invita a ripensare la fede e a viverla in modo nuovo. Secondo lei, cosa
significa questo?
R. – Per me sarebbe vedere Dio più come qualcuno che
vive con noi. Quando comprendiamo l’amore di Dio per noi, è normale fare quello che
ci chiede.
La bellezza del Creato è un segno della grandezza di Dio che
porta l’uomo a vedere l’universo con stupore e commozione. E’ quanto sottolinea, al
microfono di Fabio Colagrande, il docente di astrofisica, Marco Bersanelli:
R. – Quello
che nella mia esperienza si dimostra è il fatto che l’incontro con l’esperienza cristiana
- per cui Dio ha un volto e ha una umanità - rende tutto più bello, tutto più vero.
Noi ci occupiamo dell’universo e di cercare di capire i segreti di questa bellezza,
di questo ordine. E’ una commozione, ogni volta, rendersi conto della profondità con
cui tutto è stato pensato ed è pensato.
D. – Ma le sue conoscenze scientifiche
non le provocano dei contrasti, dei dissidi interiori, se messi a confronto con la
sua fede, per esempio con ciò che è scritto nella Bibbia?
R. – Per quanto
mi riguarda, è esattamente il contrario: più si studia l’universo e più si mostra
in tutta la sua vastità impressionante, tutta questa meravigliosa fioritura della
realtà è come una grande sorpresa. E il modo in cui la Bibbia parla dell’universo
evoca proprio lo sguardo all’Universo, come segno del Creatore. Fin dalle origini,
della percezione del cosmo che ha avuto il popolo ebraico, emerge proprio questo stupore
per la realtà cosmica come segno della grandezza di Dio, della misericordia di Dio:
“Quanto il Cielo sovrasta la Terra, tanto le mie vie sovrastano le vostre vie”. Queste
sono parole che sono state scritte da chi osservava il Cielo a occhio nudo e si rendeva
conto della vastità, aveva un’idea della vastità. Ma la vastità che oggi osserviamo
è infinitamente più grande, e ancora più grande quindi è questo segno che l’universo
è per noi. (gf)