Un libro ricorda i 50 anni delle relazioni diplomatiche tra Santa Sede e Turchia nel
segno del Beato Giovanni XXIII
È stato presentato ieri a Roma il volume “Istanbul, incontro di due mondi”, che celebra
il 50.mo anniversario dell’avvio delle relazioni diplomatiche tra Turchia e Santa
Sede. Lo studio, promosso dall’Istituto di studi politici S. Pio V e sostenuto delle
istituzioni turche, è un tributo alla figura del Beato Angelo Roncalli, delegato apostolico
ad Istanbul negli anni precedenti alla sua elezione al soglio di Pietro. Il servizio
di Michele Raviart.
Quando mons.
Roncalli entrò per la prima volta nella Cattedrale di Santo Spirito a Istanbul, il
6 gennaio 1935, sapeva che non avrebbe avuto alcun ruolo rappresentativo al di fuori
della sua missione spirituale. Ma gli undici anni vissuti da amministratore apostolico
del Vicariato nella città sul Bosforo, lo avvicinarono molto al popolo turco. Un’esperienza
decisiva nella formazione del futuro Papa Giovanni XXIII, che nel 1960 decise così
di avviare formalmente i rapporti diplomatici con la Repubblica turca. Kenàn
Gursòy, ambasciatore della Turchia presso la Santa Sede:
“Da
cinquant’anni le relazioni tra Turchia e Santa Sede sono relazioni di pace, di comprensione
e di intesa reciproca. La comunità cristiana della Turchia è una comunità molto attiva
e vitale. Se abbiamo avuto una storia, l’abbiamo avuta insieme. Non si tratta di una
minoranza considerata come proveniente da fuori. Fa parte della nostra società e credo
che mons. Roncalli sia stato il simbolo della presenza cristiana in Turchia”.
“Sono
profondamente affezionato al popolo turco presso il quale il Signore mi ha invitato”,
scriveva Roncalli nel 1936, e il profondo rispetto per la sua cultura si rispecchiò
nell’introduzione della lettura del Vangelo in lingua turca durante la Messa. Una
piccola anticipazione di quello che sarebbe stato il Concilio Vaticano II e un passo
significativo del dialogo della Chiesa con la Turchia, culminato nel 2006 con il viaggio
apostolico di Benedetto XVI. Rinaldo Marmara, portavoce della
Conferenza episcopale turca e autore del volume:
“Il Papa Benedetto
XVI ha lasciato una buona impressione di dialogo, cioè di apertura, un volersi avvicinare
alle altre religioni, alle altre civiltà, ha continuato cioè quello che ha fatto Giovanni
XXIII in Turchia nei suoi dieci anni; ha continuato questo spirito di fratellanza
universale e il desiderio di costruire ponti fra le due culture, fra le due religioni”.
Ad
Istanbul, città-ponte per antonomasia, vivono circa quindicimila cattolici che non
hanno certo dimenticato l’azione pastorale di Angelo Roncalli, tanto che la via della
delegazione apostolica nel quartiere multietnico di Şişli è stata da
poco ribattezzata “via Roncalli”. Ma la comunità cristiana talvolta è ancora oggetto
di aggressioni, come tristemente ci ricorda la morte di don Andrea Santoro nel 2006.
Luigi De Salvia, segretario della sezione italiana di “Religioni
per la pace”.
“Noi abbiamo l’esempio luminoso di don Andrea Santoro,
il quale proprio in quella situazione difficile è riuscito a fare un percorso di essenzialità,
di approfondimento spirituale, quasi di purificazione spirituale. Il fatto che la
sua vita, la sua esperienza si sia conclusa in quel modo tragico non toglie nulla
a questo tipo di approccio nuovo, di approccio diverso, che potrà essere disturbato
da eventi, che però sono anche di altro tipo, perché poi, in fondo, dietro all’aggressività
fondamentalista ci sono paure infinite, paure verso il futuro”.