Il cardinale Bertone per i 40 anni del Ccee: i mercati sono autoreferenziali. Mons.
Fisichella: i cattolici ritrovino il gusto di fare politica
“La nuova evangelizzazione avviene in un mondo che cambia. Nei nostri giorni, dobbiamo
parlare di Dio in un contesto spesso indifferente e talvolta ostile”. E’ quanto ha
detto il cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, intervenendo stamani a Roma
al Seminario, incentrato sul tema “L’Europa e la nuova evangelizzazione”, promosso
per celebrare i primi 40 anni di attività del Consiglio delle Conferenze episcopali
d’Europa (Ccee). Il porporato ha anche ricordato le sfide poste dalla crisi e le vie
della nuova evangelizzazione. Il servizio di Amedeo Lomonaco:
“La crisi
economica pone in evidenza l’insostenibilità di un mercato totalmente autoreferenziale
e, mentre solleva nuove questioni circa la responsabilità e l’etica dei processi finanziari,
ripresenta con stringente attualità una domanda fondamentale di senso circa il destino,
la dignità e la vocazione spirituale della persona umana”. La Chiesa - ha sottolineato
il porporato - intende offrire alla società intera “nuove vie di incontro e di dialogo
a partire dal Vangelo”. “Pertanto, la nuova evangelizzazione non è solo un correre
ai ripari, ma una nuova primavera”. Nell’Europa di oggi – ha osservato il cardinale
Tarcisio Bertone – è sempre più difficile distinguere tra verità, errori e menzogne.
Un certo pluralismo non vuole permettere che si distingua tra il bene il male. Accanto
a una sana laicità, è presente un laicismo intollerante”. “Il principio della non
discriminazione – ha ricordato il cardinale segretario di Stato – spesso viene abusato
come arma nel conflitto dei diritti per costruire una dittatura del relativismo che
tende ad escludere Dio”. E questo - ha concluso il porporato - si pone in aperta contrapposizione
con i valori cristiani tradizionali: “Contro il matrimonio tra un uomo e una donna,
contro la difesa della vita dal concepimento alla morte naturale”.
A essere
in crisi non è solo l’economia, ma l’intero sistema valoriale, minato dalla secolarizzazione
e dall’individualismo. E’ quanto sottolinea, al microfono di Amedeo Lomonaco,
il presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione,
l'arcivescovo Salvatore Fisichella:
R. - La secolarizzazione,
ai suoi inizi, aveva degli aspetti positivi poiché tendeva anche a rendere l’uomo
sempre più consapevole della propria scelta di fede. Il problema è che si è caduti
nel secolarismo, che ha portato a una forma sempre più forte di stretto individualismo,
ha portato a vivere nel mondo come se Dio non esistesse. Ha portato, non da ultimo,
anche a diverse situazioni di crisi, proprio in forza di un’autonomia dell’uomo prescindendo
anche da qualsiasi rapporto con i principi etici e morali.
D. – Quali
sono oggi gli spazi prioritari della nuova evangelizzazione?
R. - Il
primo è proprio quello di saper annunciare di nuovo Gesù Cristo. C’è una profonda
nostalgia di Dio. Ci sono dei sensi che sono profondi, radicati nella vita degli uomini
e delle società e che non trovano risposta. Quindi, il vuoto che si viene a creare,
purtroppo, porta verso forme di mancanza di libertà proprio perché manca il rapporto
con la verità più autentica e genuina su se stessi.
D. – In che modo,
oggi, in questa Europa colpita da una crisi valoriale, ma anche in questa Italia,
Paese segnato da un grande mutamento politico, i cattolici possono dare il loro contributo?
R.
- Noi ci auguriamo che l’apporto dei cattolici si abbia a far forte di due elementi
importanti: il primo è quello della storia della presenza dei cattolici nella vita
sociale e politica del Paese. Certamente, in Italia la storia ha portato a una identificazione
della presenza dei cattolici in maniera molto più significativa nel dopoguerra, con
la presenza anche di un partito direttamente ispirato ai valori cattolici. Però, non
dimentichiamo che nelle diverse tradizioni culturali ed ecclesiali dei diversi Paesi
d’Europa è necessario che i cattolici abbiano a ritrovare anche il gusto per l’impegno
nella politica. C’è un secondo motivo, però, che mi sembra importante ed è quello
della profonda crisi che vive oggi l’Europa. Non è soltanto una crisi economica e
finanziaria, che emerge in maniera più evidente. Alla base di questo c’è una crisi
antropologica, c’è una crisi dell’uomo, c’è una crisi valoriale. Io credo che proprio
il senso di responsabilità che ha sempre animato la presenza dei cattolici abbia a
influire anche nel presente per restituire, ancora una volta, con il proprio apporto,
una condizione di dialogo che consenta di uscire da una situazione che ormai, da troppo
tempo, impedisce di vedere all’orizzonte un futuro più sereno. (bi)