Il Papa ha parlato di accoglienza calorosa, semplicemente “africana” in Benin. Ascoltiamo
in proposito la testimonianza Suor Lenie Dochamou, segretaria generale della
Caritas beninese, al microfono di Massimiliano Menichetti:
R. – Non
ho mai visto una mobilitazione tale della popolazione per la visita di un capo di
Stato. Mi ha fatto un’impressione incredibile vedere come un messaggero di Dio sia
riuscito a mobilitare l’intera popolazione, non soltanto la popolazione cristiana,
ma – come avete visto – tutto il popolo beninese. Un intero popolo pieno di gioia
per questo messaggero e vicario di Gesù, per questo messaggero di Dio: è stato un
evento di alta evangelizzazione! Un Papa venuto da noi per parlare dell’amore di Dio.
Questo ci dà anche un grande sentimento di responsabilità. La Chiesa in Africa fa
tanto, ma ha ancora tanto da fare per concretizzare veramente questo messaggio. (mg)
Il
viaggio del Papa potrà rilanciare anche l’impegno dei fedeli laici nel Paese? Ci risponde
il superiore generale ad interim della Società delle Missioni Africane, padre Jean-Marie
Guillaume:
R. – Spero
di sì, perché c’è bisogno di dare coraggio ai laici: possono portare molto nella vita
di ogni giorno, per la giustizia, per la pace, per le relazioni fra i diversi gruppi
etnici del Paese; i cristiani devono essere anche più presenti nella vita politica
del Paese, perché ci sono tante cose da rivedere come la distribuzione dei beni del
Paese.
D. – Cosa lascia, secondo lei, la visita del Papa?
R.
– Lascia una speranza rinnovata, il coraggio per andare avanti; ci lascia la sfida
di continuare ad essere testimoni credibili del Vangelo, impegnati anche nella ricomposizione
di tutte le differenze tra le varie etnie del Paese. (gf)
Padre Leopoldo
Molena, religioso della Società delle Missioni Africane, è il superiore del Centro
di formazione Brésillac a Cotonou. Quale il suo auspicio?
R. – Il mio
auspicio è che la Chiesa del Benin e tutta la Chiesa africana ritrovino la forza e
il coraggio della propria testimonianza per aderire al Vangelo con fiducia e coerenza,
e soprattutto il coraggio di andare avanti senza mai perdersi d’animo. Il Papa ha
messo il Benin di fronte a nuove sfide. Le sfide di oggi sono quelle della vita consacrata,
perché possa prendere sempre più piede in Africa; una nuova sfida sono le povertà;
la terza sfida è quella della famiglia: la famiglia cristiana è un ideale preciso
e specifico. Io credo che ci sia il desiderio di aderire a questo ideale, ma viverlo
è ancora un cammino. (gf)
Benedetto XVI, durante il suo viaggio, ha lanciato
un accorato appello a non rubare il futuro dei popoli africani. Ecco il commento di
padre Jean-Raphaël Marie Tonoudji, dei Francescani dell’Immacolata, impegnato
nel settore comunicazione del comitato di accoglienza per la visita del Papa:
R. – La Chiesa
tiene molto alla pace in Africa. Le potenze, spesso, ingannano, soprattutto in Africa,
dicendo che vengono per portare pace e invece molte volte vengono per rubare. E questo,
tutti lo sanno ma nessuno vuole dirlo. Il Papa, invece, è un messaggero di pace, è
venuto per dare la pace di Cristo a tutta l’Africa e questa è una cosa che ci conforta
e ci dà la speranza vera che un giorno, quando il Vangelo entrerà in tutti i cuori,
ci sarà la pace. (gf)
Ma quale aiuto potrà dare il viaggio del Papa ai
fedeli del Benin? Ascoltiamo padre Alfonso Maria Bruno, religioso dei
Frati Francescani dell’Immacolata, per tanti anni in Benin:
R. – Aiuterà
sicuramente la popolazione a sentirsi più vicina a Roma e a riconoscere ancora più
fortemente l’autorità universale di Benedetto XVI. E l’augurio mio è che tanti cristiani
che – ahimé! – hanno disertato la Chiesa cattolica per entrare in sètte, possano fare
ritorno nella Chiesa cattolica, quella fondata da Gesù Cristo sulla pietra di Simon
Pietro. (Interviste a cura di Massimiliano Menichetti)