Scade l'ultimatum della Lega Araba alla Siria. Assad: "Non ci fermeremo"
La Lega Araba ha respinto oggi le modifiche proposte da Damasco sull’invio dei 500
osservatori internazionali in Siria contenuto nell’ultimatum al Paese che è scaduto
a mezzanotte. Intanto proseguono le proteste di piazza, mentre il Consiglio nazionale
siriano pubblica su internet il proprio programma politico. Il presidente al Assad,
in un’intervista, ribadisce di essere pronto a combattere. I dettagli nel servizio
di Roberta Barbi:
Le modifiche
di Damasco alla proposta di inviare in Siria una delegazione di 500 osservatori non
è accettabile perché “cambierebbe radicalmente il senso della missione che consiste
nel monitorare l’applicazione del piano arabo per mettere fine alla crisi nel Paese”.
Così si esprime oggi la Lega Araba in un comunicato ufficiale dopo la scadenza, a
mezzanotte, dell’ultimatum alla Siria per la quale, ora, si profilano le annunciate
nuove sanzioni internazionali. Intanto, in un’intervista rilasciata al Sunday Times,
il presidente siriano al Assad ha affermato che il conflitto, che finora ha causato
3500 morti, continuerà, così come continuerà “la pressione per sottomettere la Siria
che, però, non si piegherà”. Al Assad ha aggiunto di essere pronto a combattere e
morire e che un eventuale intervento militare dell’Occidente provocherà “un terremoto
nella regione”. Questa mattina, intanto, due granate hanno colpito il principale edificio
del partito Baath a Damasco e il Consiglio nazionale siriano, che riunisce le principali
forze d’opposizione, ha pubblicato in rete il proprio programma: la caduta del governo
di Assad e la costruzione di uno Stato democratico fondato sull’uguaglianza tra i
cittadini, la separazione dei poteri e i diritti delle minoranze. Il Consiglio, inoltre,
si è detto pronto a formare un governo transitorio che organizzi entro un anno elezioni
libere per la redazione di una nuova Costituzione.
L'atteggiamento della
Siria le sta facendo perdere l’appoggio di Russia e Cina, mentre anche gli Usa e
la Turchia paventano ormai il rischio di una ''guerra civile''. Sull’evoluzione della
crisi siriana sentiamo Camille Eid, esperto di Medio Oriente per il quotidiano
Avvenire, intervistato da Stefano Leszczynski:
R. – E’ una
svolta iniziata con la posizione, molto coraggiosa, della Lega Araba, perché la Siria
si è trovata isolata sul piano arabo ancor prima che su quello internazionale. Questo
va favorendo una svolta per quello che riguarda la posizione russa. Come sappiamo,
Russia e Cina sono gli unici Paese che, in sede Onu, sono vicini al regime di Assad.
D.
– Qualora si dovesse aprire la strada di una condanna da parte delle Nazioni Unite,
non ci verremmo a trovare in una situazione pericolosamente simile a quella avuta
in Libia?
R. – No, perché non si parla ancora di un intervento militare.
La popolazione civile, ovviamente, chiede di essere protetta. L’intervento militare
non è stato ancora sollevato da nessuno o quantomeno vi hanno fatto riferimento pochissime
persone, in Siria. Si vuole evitare il ripetersi di uno scenario libico.
D.
– Il fatto che si stiano preparando questi gruppi militari di opposizione non configura
un rischio di escalation all’interno del Paese?
R. – E’ proprio questa
l’interpretazione che danno alcuni ministri degli Esteri occidentali. Poiché l’opposizione
ha iniziato ad armarsi, il rischio che si profila è proprio quello della guerra civile.
Nei mesi scorsi l’opposizione si trovava nella posizione di dover subire. Adesso invece,
per la prima volta, vediamo verificarsi degli attacchi da parte di questi disertori
– o, come viene definito, “esercito siriano libero” - nei confronti dell’esercito
lealista. In effetti, gli appelli all’opposizione sono anche quelli di tenersi lontani
dall’armarsi e dal compiere azioni armate.
D. – Chi sono i rappresentanti
dell’opposizione che si propongono come alternativa ad Assad?
R. – Hanno
cercato di raccogliere un po’ tutti. Ne fanno parte i fratelli musulmani, i liberali,
dei piccoli partiti cristiani-assiri ed altri piccoli gruppi. Nelle ultime due settimane
si sono costituiti altri oppositori, ad esempio i sostenitori di Rifaat al Assad,
che è lo zio di Bashar, ed un altro gruppo che è molto vicino all’ex vice-presidente
Abdel Halim Khaddam, che si è rifugiato a Parigi. Si riprende un po’ la configurazione
del Cnt libico e questo potrebbe offrire una possibilità di transizione, in attesa
dello svolgimento di elezioni libere e di vedere poi chi la spunterà. (vv)