Giornata mondiale dell’infanzia: diritti dei bambini calpestati, primo fra tutti il
diritto alla vita
Si celebra questa domenica la Giornata mondiale dell’infanzia, che ricorda i ventidue
anni dall’approvazione della Convenzione sui diritti dell’Infanzia delle Nazioni Unite.
Per l’occasione l’Unicef ha rinnovato in Italia la campagna “Io come Tu. Mai nemici
per la pelle”, contro ogni discriminazione. Sull’iniziativa e sul significato di questa
giornata Michele Raviart ha intervistato Roberto Salvan, direttore generale
di Unicef-Italia:
R. – L’argomento
principale è una maggiore sensibilizzazione dell’opinione pubblica, delle famiglie,
delle istituzioni al tema della non discriminazione nei confronti di ragazzi che provengono
da altri Paesi. Dall’indagine che abbiamo compiuto su un campione abbastanza diffuso,
i fatti di discriminazione vengono annotati da almeno metà dei ragazzi, e il luogo
in cui più frequentemente avvengono queste discriminazioni – legate alla razza, al
colore della pelle – è soprattutto la scuola. E questo è un fenomeno che è sotto gli
occhi dei ragazzi stessi, degli insegnanti, e c’è una certa difficoltà a limitarlo,
perché è prima di tutto una questione culturale.
D. – Questa giornata
celebra la Convenzione dei diritti dell’Infanzia del 1989. Quali sono i diritti più
a rischio, oggi?
R. – Prima di tutto, il diritto alla vita. Ci sono
ancora sette milioni e 600 milioni di bambini nella fascia di età tra gli zero ed
i cinque anni che muoiono a causa di malattie facilmente prevenibili. Questo è lo
scandalo che l’opinione pubblica a livello globale deve in qualche modo affrontare
col sostegno alla cooperazione internazionale. Poi, oltre 70 milioni di bambini e
di bambine sono al di fuori dell’istruzione e noi sappiamo quanto importante sia partecipare
direttamente alla scuola, accrescere la propria cultura, poter dare il proprio contributo
da adulto al proprio Paese.
D. – In quali parti del mondo la situazione
dei minori è più critica?
R. – Se guardiamo ai dati della mortalità,
certamente l’Africa è il continente che maggiormente soffre di questa situazione.
Poi, in certe realtà sociali, in certi Paesi le bambine vengono ulteriormente discriminate.
D.
- Quali sono gli impegni presi dalla comunità internazionale?
R. – Gli
impegni presi sono legati agli obiettivi di sviluppo del millennio. Certamente, nel
2015 alcuni saranno disattesi: pensiamo solo alla questione dell’acqua, dell’ambiente.
I cambiamenti climatici stanno creando in molte parti del mondo situazioni di grave
crisi: pensiamo al Corno d’Africa, dove non piove, i cereali sono aumentati di prezzo,
dove centinaia di migliaia di persone si spostano dal proprio villaggio per cercare
di trovare risorse.
D. – Fino all’anno scorso, gli Stati Uniti erano
tra i pochi Paesi a non aver ratificato la Convenzione dei diritti dell’Infanzia dell’Onu.
A che punto è la situazione?
R. – C’è stato un passaggio in avanti.
Formalmente non è stata ancora ratificata, ma ci auguriamo che questo ciclo di approvazione
possa avvenire quanto prima. Questi sono impegni che Obama ha assunto nei confronti
delle Nazioni Unite. La Convenzione rimane ancora, purtroppo, un documento scritto,
e non è pratica vissuta nelle politiche sociali ed economiche di ciascun Paese. L’Unicef
chiede a tutti i Paesi e alle istituzioni di fare maggiore attenzione ai diritti dei
bambini e ovviamente, a livello globale, di individuare maggiori risorse focalizzate
sulla riduzione della mortalità, sul diritto all’istruzione, sul diritto ad avere
una famiglia e a non essere in alcun modo discriminato. (gf)