Tour diplomatico di Obama in Asia. A Bali il vertice Asean
Prosegue il tour diplomatico in Asia del presidente statunitense Obama. Domani tappa
in Indonesia, a Bali, dove è in programma un suo intervento al vertice annuale dell’Asean,
l’Associazione delle nazioni del sud est asiatico. Ieri, in Australia, l’avvertimento
alla Corea del Nord per il suo programma nucleare e l’annuncio del rafforzamento della
presenza militare Usa nel Paese del Pacifico. Una decisione – ha precisato il capo
della Casa Bianca – che non influirà sul bilancio americano, per effetto del disimpegno
in Afghanistan e Iraq. Sulla portata di questa visita Eugenio Bonanata ha intervistato
Francesco Montessoro, docente di Storia dell'Asia all'Università degli studi
di Milano:
R. – In qualche
modo è la dimostrazione che gli equilibri si stanno spostando: il baricentro non è
più nell’Atlantico, si è ormai spostato nel Pacifico. Questa, naturalmente, è una
brutta notizia per l’Europa ma i fatti sono ormai questi.
D. – La Cina
è preoccupata soprattutto per l’espansione della presenza militare Usa in Australia.
Infatti, Pechino ha mosso obiezioni…
R. – Riportare soldati americani
in questo Paese dell’Oceania è senz’altro un elemento che preoccupa Pechino perché
c’è una dimensione strategico-militare che si assomma alla dimensione, invece, politica
ed economica. D’altra parte, l’Asia è ormai il centro dell’economia mondiale, della
manifattura mondiale. Dunque, soprattutto in condizioni di crisi economica generale,
è inevitabile che vi sia questo spostamento degli interessi americani nei confronti
dell’Asia. Bisogna vedere cosa effettivamente gli Stati Uniti potranno realizzare
poiché gli Stati Uniti sono tutt’altro che univoci e solidali nel sostenere una politica
di maggior presenza in Asia. Vi sono oscillazioni che sono legate alle prossime elezioni
presidenziali.
D. Comunque per gli Stati Uniti la via d’uscita dalla
crisi si gioca proprio in Asia…
R. - Sostanzialmente sì, questo è vero.
D.
- In quest’ottica è da leggere il progetto di libero scambio con alcuni Paesi dell’area
siglato nei giorni scorsi.. Quindi, questa visita e queste parole di Obama sono da
leggere anche come un rafforzamento di quell’accordo…
R. – Gli Stati
Uniti cercano proprio di creare nell’area del Pacifico una più grande area di libero
scambio proprio per contenere le tendenze protezionistiche della Cina. Si tratta di
un’area che per il momento riunisce soltanto una decina di Paesi. Sono ostili - la
Cina in primo luogo - ma sono anche freddi i giapponesi e questo significa che non
tutto è così facile.
D. – Il vertice Asean ha decretato che il Myanmar
assumerà la presidenza dell’organismo nel 2014. Come leggere questa decisione?
R.
– Effettivamente qualcosa è cambiato in questo Paese. Troppo poco, deve essere chiaro.
Tuttavia, alcuni segni ci dicono che il regime birmano intende smussare alcuni spigoli
della propria identità politica, della propria metodologia. Dunque, la liberazione
di alcuni detenuti politici e soprattutto questa riforma costituzionale che tra il
2008 e il 2010 ha portato a una nuova costituzione e alle elezioni. Elezioni non libere
e non democratiche che tuttavia hanno messo in rilievo la capacità di dar vita ad
un regime autoritario ma un po’ meno illiberale del passato. (bf)