Siria: attacco di ribelli contro base dell'esercito. Aumentano le critiche internazionali
al regime
I militari ribelli siriani riuniti nel Free Syrian Army affermano di aver lanciato
un attacco contro una base di intelligence dell'esercito di Damasco, a Maara
al-Numan. Lo riferisce Al Arabiya. La Turchia sollecita una voce forte internazionale
sulla situazione in Siria, mentre la Russia chiede negoziati. Il servizio di Fausta
Speranza:
“Non è possibile
rimanere in silenzio di fronte alla violenza che viene usata in Siria”. Sono parole
del premier turco, Erdogan. La Turchia, Paese confinante ed ex-alleato della Siria,
è diventata uno dei più accesi critici del regime di Damasco e ha già cominciato ad
attuare sanzioni, come lo stop di esplorazioni petrolifere congiunte. Ankara inoltre
è apertamente in contatto con gli oppositori del presidente siriano, Bashar Al Assad,
e ospita un colonnello che è considerato il capo del cosiddetto Esercito siriano libero
(Esl). Inoltre, il premier turco esorta la comunità internazionale ad alzare la voce
contro la sanguinosa repressione dei moti di protesta in Siria. Anche dalla Cina vengono
parole di forte preoccupazione con toni più accesi rispetto ai mesi scorsi. La Russia
parla di episodi da guerra civile e chiede negoziati da svolgere nella sede della
Lega Araba. Lega Araba che ha concesso a Damasco tre giorni di tempo per mettere fine
alla repressione che, secondo l'Onu, ha causato fino ad oggi la morte di 3.500 persone.
In particolare, gli Emirati Arabi condannano l’attacco avvenuto ieri ai danni della
propria ambasciata a Damasco, addossando la responsabilità al governo di Bashar Al
Assad. Resta da dire che all'indomani di nuovi assalti di manifestanti lealisti siriani
contro ambasciate arabe a Damasco, il governo siriano vuole dissociarsi: avverte che
chiunque ripeterà simili attacchi sarà fermato e giudicato secondo le leggi vigenti.
Ribadisce di rispettare il diritto internazionale e la Convenzione di Vienna che impone
ai firmatari di proteggere personale e sedi diplomatiche straniere sul territorio.
Nella
Loya Jirga l’Afghanistan ripensa il futuro e i rapporti con Washington L’Afghanistan
ridisegna i futuri legami con Washington dopo il 2014 e lo fa attraverso la Loya Jirga,
la grande assemblea tradizionale oggi alla seconda giornata di svolgimento. Tra le
prime voci nell’agenda dei lavori, anche i negoziati di pace con i talebani. Ma c’è
da dire che non sono mancati segnali tutt’altro che di pace: due razzi sono caduti
stamani non lontano dalla sede dell’Assemblea. E due soldati Isaf sono morti in diverse
zone del Paese nelle ultime ore. Delle riflessioni politiche, dalla capitale afghana,
ci riferisce Maurizio Salvi:
Dopo aver
ascoltato ieri l’intervento di Karzai - che ha sottolineato la necessità di raggiungere
un accordo strategico con gli Stati Uniti, ma su un piano di sovranità e indipendenza
nazionale - i delegati si riuniranno ora in 40 diverse commissioni. Il loro proposito
- hanno chiarito gli organizzatori - non sarà di decidere, ma di consigliare il capo
dello Stato sulla strategia da adottare per il negoziato con gli Stati Uniti, in vista
anche del ritiro delle truppe straniere nel 2014. Inoltre, i partecipanti dovranno
approfondire le ipotesi di un dialogo con l’opposizione armata, e soprattutto con
i talebani, per pacificare il Paese e ridurre il pesante bilancio di vittime militari
e civili.
Scontri in Kenya tra esercito e Al Shabaab somali L'esercito
kenyano ha ucciso 12 militanti somali di Al Shabaab, nel corso di violenti scontri
a fuoco nella città di Busar. Il portavoce militare dell'esercito kenyano, Emmanuel
Chirchir, ha confermato ai media locali di una violenta battaglia tra le forze alleate
del Kenya e del Governo di transizione in prossimità di un campo di addestramento.
Lo stesso Chirchir, inoltre, ha smentito le voci dei ribelli secondo le quali tre
soldati kenyani sarebbero rimasti uccisi nel corso dello scontro. Intanto, Somalia
Report riferisce che le truppe di Al Shabaab starebbero abbandonando i loro campi
principali di Bandire, Shabelle, Tareediscio, Laantabur, Buufow, El Erfid e K50, per
timore di altri raid missilistici, dopo quelli compiuti nei giorni scorsi delle forze
alleate del Kenya e della Somalia.
Positivi gli interventi umanitari in
Somalia ma restano bisogni Nello scorso mese di ottobre, 2,6 milioni di rifugiati
nei campi profughi della Somalia hanno ricevuto assistenza alimentare, il 15% in più
rispetto al mese di settembre, mentre è stata registrata una diminuzione del 47% di
casi di morbillo nel sud e nelle regioni centrali. Sono i dati positivi dell'ultimo
rapporto sulla crisi somala pubblicato a New York dall'Ocha, l'Ufficio di coordinamento
per gli affari umanitari delle Nazioni Unite, in collaborazione con i partner umanitari.
Il rapporto indica che gli interventi umanitari hanno raggiunto risultati positivi,
nonostante l'incursione dell'esercito kenyano e le forti piogge nella regione di Juba
impediscano a migliaia di persone di accedere agli aiuti umanitari. Tuttavia, la situazione
rimane drammatica a causa dei continui scontri tra le milizie di Al Shabaab e l'esercito
governativo, e per le precarie condizioni meteorologiche, che rendono impossibile
il movimento di persone e veicoli e causano un aumento esponenziale dei prezzi dei
beni di prima necessità. Quattro milioni di persone in tutto il Paese non hanno accesso
al cibo, 450 mila bambini sotto i cinque anni e 140 mila donne in gravidanza restano
malnutrite.
Kuwait: sessione straordinaria del Parlamento dopo irruzione
di manifestanti Il governo kuwaitiano si è riunito oggi in sessione straordinaria
per esaminare la situazione e prendere eventuali provvedimenti dopo che, ieri sera,
decine di manifestanti dell'opposizione avevano fatto irruzione in parlamento chiedendo
le dimissioni del primo ministro e denunciando casi di corruzione. Lo riferisce la
televisione panaraba Al Jazira. Decine di oppositori sono riusciti ad entrare nell'aula,
gridando slogan, mentre centinaia di altri manifestavano davanti al Parlamento dopo
che erano stati dispersi dalla polizia mentre cercavano di marciare verso la residenza
del primo ministro, Sheikh Nasser al Mohammad al Sabah. Poco prima, il parlamento,
composto da 50 membri, aveva respinto una richiesta di indagine su un caso di corruzione
denunciato, mentre una ventina di deputati boicottavano la seduta in segno di protesta.
Successivamente, tre deputati dell'opposizione hanno chiesto e ottenuto che la questione
venga rimessa all'ordine del giorno dell'assemblea entro la fine del mese.
Multe
all’Italia dalla Corte di giustizia per regolamentazioni di lavoro La Corte
di giustizia europea ha condannato oggi l'Italia a pagare alla Commissione Ue una
multa di 30 milioni per non aver recuperato presso i datori di lavoro gli aiuti, in
forma di sgravi fiscali, per contratti di formazione lavoro. Inoltre, l'Italia dovrà
pagare altre multe per ogni semestre di ritardo nel recupero degli aiuti. Le sanzioni
pecuniarie decise oggi nei confronti dell'Italia, con sentenza della Corte di giustizia
Ue, sono l'ultima conseguenza dell'inadempimento di Roma a dare esecuzione ad una
prima sentenza dell'aprile 2004, in cui i giudici europei constatavano che l'Italia
non aveva recuperato gli aiuti illegali per contratti formazione lavoro. Nelle sue
conclusioni quindi la Corte Ue statuisce in primo luogo “che l'Italia è condannata
a versare alla Commissione europea una somma forfettaria di 30 milioni di euro” che
riguarda il periodo di persistenza dell'infrazione, ossia dal giorno della prima sentenza,
il primo aprile 2004, ad oggi, giorno della pronuncia della nuova. Inoltre, l'Italia
è condannata a versare alla Commissione europea una penalità decrescente per tener
contro del recupero degli aiuti presso i datori di lavoro. Il calcolo fissato dai
giudici corrisponde ad un importo base di 30 milioni di euro moltiplicato sulla percentuale
degli aiuti che semestralmente non sono stati ancora recuperati, rispetto alla totalità
di quelli che, ad oggi, avrebbero dovuto essere recuperati. Nel pronunciamento, i
giudici europei ricordano che l'Italia è ancora inadempiente per diverse sentenze
in materia di aiuti di Stato: si tratta di una sentenza del 2006 per esenzioni fiscali
in favore di imprese pubbliche, una sentenza del 2007 sugli aiuti all'occupazione
per imprese in amministrazione straordinaria con più di mille dipendenti, una sentenza
del 2010 sulle società recentemente ammesse a quotazione in borsa e una sentenza del
maggio 2011 per incentivi a società che partecipano a esposizioni all'estero.
Usa:
debito record a 15 mila miliardi di dollari Il debito pubblico americano sfonda
quota 15 mila miliardi di dollari, volando a 4.033,6 miliardi di dollari, al 99% del
Pil. È quanto emerge dalle cifre pubblicate dal Dipartimento del Tesoro. La supercommissione
anti-deficit sta cercando un accordo per tagliare le spese di 1.200 miliardi di dollari
in 10 anni. Un accordo deve essere raggiunto entro il 23 novembre per evitare che
scattino tagli automatici alla spesa. (Panoramica internazionale a cura di Fausta
Speranza)
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno
LV no. 321