Cuba: il Consiglio dei laici dell’arcidiocesi dell’Avana chiede al governo di “Raddrizzare
la rotta”
Rinnovare dall’interno, riformare le strutture di potere per favorire la partecipazione
popolare e consentire “l’apertura definitiva” dei mezzi di comunicazione: a chiederlo
al governo di Cuba è il Consiglio dei laici dell’arcidiocesi dell’Avana, in un editoriale
dal titolo “Raddrizzare la rotta” sulla rivista ‘Espacio Laical’, di cui riferisce
l’agenzia Misna. Pur riconoscendo che sono stati fatti passi avanti “importanti” a
Cuba, “la popolazione – si legge nell’articolo - percepisce che non è accaduto qualcosa
di abbastanza grande, capace di rinnovare la vita e alimentare la speranza”. Con il
VI Congresso del ‘Partido comunista de Cuba’ (Pcc) celebrato ad aprile, sono state
approvate “importanti, ma limitate proposte di cambiamento”: per il Consiglio dei
laici, la riforma più significativa dovrebbe essere “la rifondazione della cittadinanza”
per la quale “è imprescindibile che tutti i cubani possano partecipare alla promozione
di proposte di cambiamento al livello nazionale, al dibattito sulle stesse, all’approvazione
di quelle che risultino consensuali e all’esecuzione delle politiche che intendono
concretizzarle”. Cuba ha bisogno inoltre di “una ristrutturazione dei meccanismi del
potere popolare, affinché ognuna delle istituzioni del potere pubblico abbia l’autorità
che le corrisponde e radichi sulla popolazione, in modo sempre più efficace, la sovranità
del Paese”, nonché del “rinnovamento del Pcc” e del suo rapporto con la società, lo
Stato e il governo. Il Consiglio insiste sul fatto che “qualsiasi riforma che aspiri
a durare deve passare per l’innovazione politica e questa non avverrà se non comincia
dallo stesso Pcc, organizzazione chiamata a guidare i cambiamenti che devono essere
effettuati costruendo il consenso popolare sul Paese reale”. Sono inoltre necessarie
maggiori innovazioni in ambito economico per rilanciare la produttività e l’impegno
della società civile, che deve essere autonoma nelle sue forme di organizzazione.
In vista della Conferenza del Pcc, in programma per il prossimo gennaio, il Consiglio
ha espresso preoccupazione perché sarà incentrata su un documento-base in cui non
figurano “molti temi che la popolazione si attendeva di vedere nell’agenda dell’evento”
e che presenta “un Pcc attaccato a dogmi falliti in altre esperienze ed aggrappato
ad una rapporto molto verticale con la società”. (R.G.)