In Italia, dopo un lungo colloquio al Quirinale con il presidente Giorgio Napolitano,
il premier incaricato Mario Monti ha sciolto la riserva, accettato l’incarico di presidente
del Consiglio e resa nota la lista dei ministri. Della nuova compagine governativa
fanno parte solo tecnici. Il servizio di Amedeo Lomonaco:
Mario Monti
assumerà anche l’interim del ministero dell’Economia. Il ministero degli Esteri sarà
diretto da Giulio Terzi di Sant'Agata, ambasciatore a Washington. Il ministero dell’Interno
sarà guidato da Anna Maria Cancellieri, in passato prefetto di Genova e Catania. Alla
Giustizia andrà Paola Severino, avvocato penalista e vicerettore dell'Università Luiss
Guido Carli. Il dicastero della Difesa sarà diretto dall’ammiraglio Gianpaolo di Paola,
presidente del Comitato Militare della Nato. Per il Ministero dello Sviluppo economico,
Infrastrutture e Trasporti è stato designato Corrado Passera, amministratore delegato
di Intesa Sanpaolo. Mario Catania, esperto di agricoltura nella Rappresentanza Permanente
Italiana a Bruxelles, guiderà il Ministero dell'Agricoltura. A quello dell'Ambiente
andrà Corrado Clini, negoziatore climatico per l'Italia in campo internazionale. Guiderà
il Ministero del Lavoro e politiche sociali Elsa Fornero, docente di economia all'Università
di Torino. Al dicastero della Salute andrà Renato Balduzzi, presidente, dal febbraio
2007 dell'Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali. Ministro dell'Università
e Istruzione sarà Francesco Profumo, presidente del Consiglio nazionale delle ricerche.
Il ministero della Cultura sarà guidato infine da Lorenzo Ornaghi, rettore dell’Università
Cattolica di Milano. Cinque i ministri senza portafoglio: Andrea Riccardi,
fondatore della Comunità di Sant’Egidio, all'Integrazione e alla cooperazione; Enzo
Moavaero Milanesi agli Affari Europei; Fabrizio Barca, alla Coesione territoriale;
Piero Gnudi, al Turismo e allo Sport, Piero Giarda, ai Rapporti con il Parlamento.
Antonio Catricalà, attualmente il presidente dell’Antitrust, è stato nominato sottosegretario
del Consiglio dei ministri. Non ci sono dunque politici nel nuovo esecutivo.
La compagine governativa è composta solo da tecnici come ha sottolineato lo stesso
Mario Monti subito dopo la presentazione della lista:
“La non presenza
di personalità politiche nel governo agevolerà, piuttosto che ostacolare, un solido
radicamento del governo nel Parlamento e nelle forze politiche, perché toglierà un
motivo di imbarazzo. Spero che, governando bene e seriamente, con il loro apporto,
io ed il mio governo potremo dare un contributo al rasserenamento e alla coesione
tra le forze politiche”.
Il premier incaricato Mario Monti ha anche
espresso l’auspicio che arrivino risposte confortanti dal mercato:
“Abbiamo
ovviamente operato in tempi brevi, con serietà di procedura e con molta attenzione
alla qualità delle scelte, e ci sentiamo quindi sicuri di ciò che abbiamo fatto. Abbiamo
anche ottenuto molti segnali di incoraggiamento dai nostri partner europei e, in genere,
dal mondo internazionale. Confido che questo possa tradursi anche in un rasserenamento
delle difficoltà di quella parte dei mercati concernenti specificatamente il nostro
Paese”.
Nel pomeriggio, alle 17, è previsto il giuramento del nuovo
esecutivo. Poi, tra domani e dopodomani, il voto di fiducia al Senato e alla Camera
e la piena legittimazione del governo.
I mercati europei seguono da vicino
gli sviluppi della situazione italiana. In attesa dell’annuncio del nuovo governo,
l’andamento odierno delle borse è stato altalenante soprattutto sulla piazza di Milano.
Lo spread tra i titoli italiani e quelli tedeschi è nuovamente in salita, oltre i
530 punti. In aumento anche quello francese, arrivato a 190 punti, e quello spagnolo
che ha superato i 450. L’Ue, intanto, preme su Italia e Grecia, affinché – ha detto
il portavoce del commissario agli Affari economici Olli Rehn - applichino gli impegni
presi con Bruxelles. Ma per le parti sociali italiane quali dovranno essere le priorità
del nuovo esecutivo Monti? Alessandro Guarasci lo ha chiesto a Carlo Costalli,
presidente del Movimento Cristiano Lavoratori:
R. – Il governo
per tirare fuori il Paese dalle secche deve mettere in moto un processo riformatore
che il governo Berlusconi aveva enunciato più volte e su cui aveva vinto le elezioni
ma che poi si è arenato in questi due tre anni. Se non facciamo le riforme, i proclami
di risanamento dei nostri conti sono ragionamenti campati in aria.
D.
– Secondo lei sarà possibile coniugare sviluppo e rigore dei conti pubblici?
R.
– Io credo che lo Stato vada snellito. Tutta l’organizzazione istituzionale periferica:
regioni e comuni, soprattutto tutte le municipalizzate. Se si riesce a ridimensionare
questo costo, insieme con la lotta all’evasione fiscale, si trovano gli spazi economici
per investire sullo sviluppo.
D. - Riforme anche per liberare risorse
da destinare alle famiglie?
R. – La prima riforma è quella del sistema
fiscale - dove peraltro il governo ha una delega in funzione di provvedimenti precedenti
- mirando a liberare risorse per il lavoro e per le famiglie. Non dobbiamo aver paura
anche di prendere provvedimenti drastici. Per quanto ci riguarda, io sono disponibile
ad accettare anche un confronto sia su una riforma previdenziale e anche una patrimoniale
ponderata nel tempo e mirata a colpire investimenti sostanziosi.
D.
– Ma, appunto, per fare tutto questo serve un nuovo patto sociale, secondo lei?
R.
– Io credo che adesso abbiamo una grande chance. Abbiamo toccato il fondo. Vedo un
senso di responsabilità che sta attraversando le forze politiche. Si arriva a convergenze
che probabilmente erano insperate solo poche settimane fa. Dobbiamo riconciliare il
Paese, non è il tempo di vendette perché non c’è niente da vendicare. Dobbiamo guardare
avanti, dobbiamo guardare anche al dopo Monti, nel senso che, superato un periodo
di particolare difficoltà, dobbiamo ritornare anche a una democrazia dell’alternanza. Ed
ecco l’opinione delle aziende, in particolare modo delle cooperative, molto radicate
sul territorio. La parola a Luigi Marino, presidente di Confcooperative:
R. – Noi
crediamo che ognuno debba mettere nel conto dei sacrifici. D’altronde alla cooperazione
gliene hanno fatti fare prima, perché abbiamo avuto provvedimenti restrittivi alla
fine di agosto. Oggi, però, il tempo, il momento, è quello di rimboccarsi le maniche,
il che non significa solo lavorare, ma anche sacrificare i propri interessi per gli
interessi generali.
D. – Quali misure concrete, dunque?
R.
– Sì alla patrimoniale, sì alla diminuzione del costo del lavoro, anche pareggiata
dalla patrimoniale, sì ad una stretta sulla previdenza e sì anche ad una flessibilità
sul mercato del lavoro.
D. – Per fare questo, però, serve un patto sociale,
un nuovo patto sociale...
R. – Su questo non c’è dubbio. Qui siamo un
po’ in ritardo, perché le forze politiche sono divise. Io credo che noi abbiamo un
solo colpo in canna. Se noi ragioniamo: può Monti dopo un mese tornare dal presidente
della Repubblica a presentare le dimissioni? Ci può essere fra un mese o due un nuovo
governo che abbia una credibilità superiore a quella che ha Monti? Non c’è alternativa
per il nostro Paese. Lo devono capire soprattutto le forze politiche. (ap)