2011-11-16 13:48:16

Inaugurata a Palazzo Venezia la mostra "Roma al tempo di Caravaggio 1600-1630"


Centoquaranta opere provenienti da tutto il mondo, per ricostruire la Roma di fine XVI e inizio XVII secolo nella quale visse e operò Caravaggio. Con le sue tele, esposte anche quelle di altri artisti italiani ed europei. E' questa la mostra “Roma al tempo di Caravaggio 1600-1630”, aperta al pubblico a Palazzo Venezia, da oggi al 5 febbraio. A promuovere l’evento, sotto l’alto patronato del presidente della Repubblica, la Soprintendenza speciale per il patrimonio storico e artistico e per il Polo museale di Roma, con il supporto organizzativo di Civita – Munus. Il servizio di Giada Aquilino:RealAudioMP3

(musica)

Un percorso temporale lungo appena 30 anni, ma dominato dalla vivacità di Roma che, anche in concomitanza dell’Anno Santo del ‘600, diventa la capitale culturale d’Europa, popolandosi di artisti provenienti dal resto d’Italia - come Saraceni, Reni, Domenichino - ma pure da Francia, Spagna, Germania, Fiandre e Paesi Bassi, come Rubens, Valentin, Maino. Su tutti, il lombardo Caravaggio, creatore di una rivoluzionaria forma di rappresentazione della realtà, le cui opere alla mostra “Roma al tempo di Caravaggio 1600-1630” si confrontano, per esempio, con quelle del bolognese Annibale Carracci, capo indiscusso della corrente classicista. E’ proprio con un accostamento tra le versioni che i due pittori fanno della Madonna di Loreto - capolavori conservati a Roma nella chiesa di Sant’Agostino e in quella di Sant’Onofrio al Gianicolo - che si apre l’esposizione. La curatrice, Rossella Vodret:

"Questo è un confronto che racchiude un po’ una sintesi di tutto: lo stesso soggetto, cioè la Madonna di Loreto, rappresentata dai due artisti negli stessi anni e in modo diametralmente opposto. Annibale Carracci fa una pala di tipo tradizionale, con gli angeli che portano in volo la Casa della Vergine. Il quadro è costruito con una simmetria perfetta, i volti sono idealizzati, la luce è quella universale, normalmente usata dalla scuola bolognese. Del tutto opposta è la pala di Caravaggio, dove sparisce la Casa che è sintetizzata soltanto con lo stipite della porta, dal gradino e da un muro scrostato. La Vergine è una persona ben reale, che tiene in braccio un bambino, probabilmente il Figlio che non è più un bambino neonato, ma un bambino grande, di tre o quattro anni mentre in basso ci sono i due pellegrini con i famosi piedi sporchi in primo piano. Ma, del resto, il pellegrinaggio a Loreto si faceva a piedi e quindi quei piedi erano assolutamente realistici".

Un confronto, quello tra Caravaggio e Carracci, che ha guidato e ispirato anche l’ideatore dell’allestimento per l’esposizione di Palazzo Venezia, il regista e scenografo teatrale, Pier Luigi Pizzi:

R. – Andava spiegata questa idea del Classicismo e del Caravaggismo, che al seguito di due grandi artisti dell’inizio del ‘600 – Annibale Carracci e Caravaggio – dà origine a questa incredibile rivoluzione nel mondo della pittura. E si capisce quanta gente sia venuta qui a vedere, a conoscere, a imparare come Roma sia stata il fulcro di tutto questo interesse, di questa febbre di novità.

D. - Da uomo di teatro, come si sposa il teatro con la pittura?

R. - Io credo ci sia molta affinità, almeno per quello che riguarda il ‘600, che è un secolo molto dominato dal senso del teatro. E credo che la pittura risenta molto di questa teatralità, che io naturalmente ho tentato di mettere in scena, cercando così di guardare da un lato all’estetica ma, soprattutto, badando molto all’emozione che si può ricavare dalla visita.

Un particolare contributo alla realizzazione della mostra è venuto dalle chiese romane che ospitano i capolavori ora in mostra. Mons. Liberio Andreatta, vicepresidente dell’Opera Romana Pellegrinaggi:

"Ogni quadro, ogni opera straordinaria non è solo un patrimonio della chiesa in cui è collocata, ma è un patrimonio di tutta la città, dell’Europa e del mondo intero. E quindi questa generosità con la quale i parroci e i rettori delle varie chiese hanno contribuito affinché le loro opere potessero uscire dalle chiese e entrare in un contesto di raffronto, di confronto, di dialogo, ha dato un risultato positivo". (fd)







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