Il viaggio del Papa in Benin, speranza per tutta l'Africa
Tutto il Benin si prepara ad accogliere Benedetto XVI: il Papa giungerà dopodomani
nel Paese africano per una visita di tre giorni. Nell’occasione consegnerà l’Esortazione
post-sinodale che raccoglie quanto emerso nel secondo Sinodo per l’Africa. Sulle attese
di questo importante viaggio apostolico, il nostro inviato Massimiliano Menichetti
ha sentito il segretario generale della Caritas del Benin, suor Léonie Dochamou:
R. – E’ la
terza volta che riceviamo la visita di un Sommo Pontefice. Questo fa nascere in noi
un sentimento di ringraziamento a Dio: è un privilegio che abbiamo, in Benin. Non
sono soltanto i cristiani che aspettano il Santo Padre: anche la religione tradizionale,
anche i musulmani, tutto il Paese aspetta questa visita!
D. – Il Papa
viene nel 150.mo anniversario dell’evangelizzazione del Benin. Porterà l’Esortazione
post-sinodale: che cosa si aspetta, lei, da questa visita?
R. – Aspettiamo
la benedizione di Dio attraverso il Santo Padre, per mettere in pratica l’Esortazione.
Questa è la seconda Esortazione, che viene dopo quella consegnataci dal Beato Giovanni
Paolo II “Ecclesia in Africa”. Stiamo preparando i nostri cuori per accogliere questo
importante documento, per riceverlo e metterlo in pratica. Noi dobbiamo concretizzare
questa Esortazione perché l’Africa ne ha bisogno. Ha bisogno di essere in pace, ma
per essere in pace, per trovare riconciliazione e giustizia noi dobbiamo concretizzare
il Vangelo in ogni istante della vita.
D. – L’Africa ha bisogno di vincere
anche alcune situazioni difficili; tra queste, la povertà…
R. – L’Africa
ha tanti problemi all’origine della povertà: le guerre, le crisi umanitarie, le inondazioni…
Il messaggio che ci porterà il Santo Padre ci permetterà anche di lavorare, di essere
artigiani di sviluppo per vincere le tante povertà. Lo potremo fare se saremo veramente
testimonianza del Vangelo di Gesù Cristo, allora potremo vincere ogni povertà.
D.
– L’anno scorso, il Benin è stato colpito da pesanti alluvioni: un terzo della popolazione
è stata sfollata. Qual è il vostro impegno, quali le vostre attività?
R.
– Stiamo seguendo un programma di ricostruzione dopo le alluvioni. Tante persone hanno
perso la casa… molte le abbiamo ricostruite. Abbiamo anche un programma per i rifugiati
che noi accogliamo, in Benin; abbiamo anche un programma di attività per aiutare le
donne impegnate nel lavoro: sono tante le cose che facciamo per aiutare la popolazione!
D.
– Siete anche in prima linea per quanto riguarda il sostegno a chi è colpito dall’Aids…
R.
– La Caritas è la prima organizzazione che ha incominciato a prendere veramente in
carico le persone malate di Aids; anche i malati di Aids stanno aspettando la visita
del Santo Padre, insieme agli orfani i cui genitori sono morti per la malattia. I
bambini fin d’ora salutano il Papa, dicendogli: “Benvenuto in Benin!”. (gf)
La
visita del Papa si inserisce nel 150.mo di evangelizzazione del Benin. Massimiliano
Menichetti ha intervistato padre Bruno Myigbenan, della Società delle Missioni
Africane, la congregazione religiosa protagonista dell’annuncio del Vangelo in questa
terra:
R. – Gesù
ci ha liberato. E il messaggio dei missionari è stato ed è quello di tradurre questa
liberazione nei fatti, prendendosi cura della gente, insegnando, curando, aiutando
i poveri, la popolazione del Benin a maturare la coscienza umana, che è alla base
della maturazione della coscienza politica. Con i missionari abbiamo fatto l’esperienza
di questa doppia liberazione: la liberazione dell’uomo, la liberazione spirituale,
annunciando Gesù, l’unico Salvatore del mondo e la liberazione sul piano della politica.
D.
– Il ruolo della Chiesa, infatti, in Benin è stato determinante. Nel 1990 la convocazione
della Conferenza nazionale, presieduta dal vescovo cattolico, mons. de Souza, sfociò
in un cambiamento pacifico di regime, dopo quasi 20 anni di governo marxista leninista...
R.
– Posso dire che è dalla liberazione umana che è venuta la liberazione politica, perché
i missionari hanno aiutato veramente i beninesi a far crescere questa coscienza, questo
senso dell’impegno per il bene comune. Oggi il Benin è considerato il quartiere latino
dell’Africa, perché ci sono anche tanti intellettuali che hanno aiutato a far crescere
la fede e la cultura nel nostro Paese.
D. – Questa visita ha come pilastri
la giustizia, la pace, ma anche lo slancio laico e l’evangelizzazione, insomma l’uomo,
che riconosce il volto di Cristo...
R. – Il mio desiderio e la mia preghiera
è che questa visita ci aiuti a rinascere. Il Santo Padre alla fine del Sinodo ha detto
che l’Africa deve rimettersi in piedi. Prego che questa visita sia un’opportunità
per lavorare insieme alle altre nazioni del mondo per la venuta di un mondo più umano.
D.
– Centrale per il Papa il lavorare per ristabilire, rilanciare, costruire la pace,
che a tutti gli effetti è un dono...
R. – E’ un dono, ma un dono molto
fragile: bisogna fare più attenzione per mantenere, per sviluppare questo dono. Come
si fa? Facendo attenzione soprattutto all’uomo. L’uomo ha un valore che non possiamo
negare. Per me questo è il primo passo per la pace, perché è quando una persona sente
il suo valore negato che la guerra comincia.
D. – Nel tempo Benedetto
XVI, più volte, ha ricordato che il vero volto dell’uomo è in Gesù Cristo...
R.
– E’ Lui che ci mostra il vero volto dell’uomo ed è questo quello che hanno fatto
i missionari: hanno aiutato a vedere in ogni uomo Gesù. Quando vediamo che è Lui che
è la pace tra di noi, impegniamoci per questa pace. Questa visita ci aiuti a rinascere!(ap)