2011-11-16 14:04:22

Corno d'Africa: piogge ed epidemie nei campi profughi in Kenya ed Etiopia


A più di un mese dal rapimento di 3 operatori umanitari nel complesso di campi per rifugiati di Dadaab in Kenya - riferisce un comunicato dell'Alto Commissariato dell'Onu per i Rifugiati (Unhcr) - l’insicurezza continua a ostacolare le operazioni umanitarie. La situazione è ulteriormente aggravata dalle forti piogge e dai conseguenti rischi di malattie trasmesse attraverso l’acqua. Nell’ultimo mese sono stati dispiegati nei campi quasi 100 agenti di polizia keniani aggiuntivi. La situazione nei campi è resa ancora più complessa da un’insorgenza di colera, che si ritiene si sia originata tra i nuovi arrivati che probabilmente avrebbero contratto la malattia in Somalia o durante il loro viaggio verso Dadaab. Piogge e allagamenti poi colpiscono il trasporto di acqua su camion verso alcune aree dei campi. L’Agenzia teme che alcuni rifugiati finiscano per utilizzare acqua non sicura prelevandola dalle aree inondate. Attualmente i casi di colera nei campi sono 60, dei quali 10 confermati in laboratorio e 1 che ha portato al decesso di un rifugiato. Per gestire l’insorgenza l’Unhcr e le agenzie partner hanno stabilito centri di cura per i casi più gravi. La maggior parte dei casi invece può essere curata attraverso soluzioni di reidratazione da assumere per via orale (Oral rehydration solutions, Ors), che possono essere distribuite a casa o nei centri medici. L’Unhcr sta inoltre promuovendo pratiche igieniche tra i rifugiati, in particolare l’utilizzo dei servizi igienici pubblici e il lavaggio delle mani con il sapone. Nell’ultima distribuzione di cibo, infatti, ogni rifugiato ha ricevuto 250 grammi di sapone e ciò avverrà mensilmente ancora per diverse volte. Nell’area di Dollo Ado, in Etiopia, uno studio sulla situazione della nutrizione nei campi di Kobe e Hilaweyn ha riscontrato alti livelli di malnutrizione tra i bambini con meno di 5 anni. In entrambi i campi sono affluiti rifugiati provenienti dalla Somalia in condizioni di salute estremamente precarie. Molte famiglie hanno addirittura visto morire i propri bambini nel corso del viaggio o al loro arrivo in Etiopia. Il numero di decessi tra i bambini con meno di 5 anni è comunque drasticamente diminuito, se confrontato con gli alti livelli riscontrati quest’estate, al picco degli arrivi. Ciò è dovuto al miglioramento dell’accesso a cure mediche e servizi nutrizionali di qualità, oltre che dei sistemi di distribuzione dell’acqua e igienico-sanitari. (R.P.)







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