Male le Borse europee, aumenti record del differenziale dei titoli di Stato in tutta
l'Eurozona
Borse in calo in tutta l’Eurozona. Piazza Affari non è da meno anche se recupera parte
della perdita iniziale. Ma soprattutto i contratti 'credit-default swap' sul debito
italiano a cinque anni, che assicurano dal rischio d'insolvenza, hanno segnato un
nuovo massimo storico superando i 600 punti. E il premio di rendimento del Btp decennale
rispetto al bund tedesco è volato fino a 530 punti, prima di riscendere. Ma è record
di spread anche per Francia e Belgio, rispettivamente a 188 e 302 punti. E Spagna
che si mantiene oltre i 450 punti. Da parte sua, il presidente dell'Unione Europea,
Herman Van Rompuy, in una conferenza stampa a Bruxelles sottolinea che la Commissione
europea, il Fondo Monetario Internazionale e la Bce vigileranno “molto da vicino”
i progressi di bilancio dell'Italia.
Italia: conclusi incontri politici,
Mario Monti prosegue consultazioni con parti sociali Oggi a Roma è giornata
di consultazioni in vista della formazione del governo tecnico. Il presidente del
Consiglio incaricato Monti ha completato stamattina gli incontri con le delegazioni
delle forze politiche e nel pomeriggio chiuderà le consultazioni ricevendo le parti
sociali ed i rappresentanti di donne e giovani. Ieri sera, Mario Monti si è detto
è pronto ad accettare che i partiti si tengano fuori dal suo esecutivo ma non ad acconsentire
che sul suo governo sia posta una data di scadenza. “Che siano presenti i partiti
nel governo non è condizione indispensabile, ma è indispensabile invece un convinto
appoggio” al governo. Inoltre, Monti ha voluto sottolineare di non aver mai parlato
di “lacrime e sangue” ma piuttosto di “sacrifici” e di necessità di salvaguardare
la crescita.
Il Parlamento europeo vieta la speculazione sul debito sovrano I
deputati europei hanno approvato stamane una nuova legislazione per limitare le vendite
allo scoperto e il commercio in "credit default swaps" (Cds), un prodotto finanziario
utilizzato come assicurazione contro i fallimenti. Le nuove regole europee imporranno
maggior trasparenza e vieteranno l'uso di alcune tipologie di Cds, rendendo più difficile
la speculazione sul default di un Paese. Il regolamento è una delle legislazioni presentate
dalla Commissione per affrontare la crisi finanziaria. Le vendite allo scoperto e
i Cds sono due pratiche finanziarie accusate di incrementare l'instabilità dei mercati.
In particolare, il commercio in Cds è generalmente considerato come un potenziale
fattore di peggioramento della situazione greca e italiana.
Il governo greco
chiede domani la fiducia Il nuovo governo greco di Lucas Papademos si presenterà
domani di fronte al Parlamento di Atene per chiedere la fiducia ed avviare così il
programma di riforme necessarie al rilancio del Paese. Ieri, di fronte alla grande
coalizione che lo sostiene il premier ha illustrato la necessità di rispettare gli
impegni di "austerity" presi di fronte ai creditori internazionali, Ue e Fmi, ma anche
l’importanza di agire sul fronte dello sviluppo. Il servizio di Stefano Leszczynski.
Sarà una
sorta di ‘grosse Koalition’ in salsa greca quella che domani dovrebbe concedere la
fiducia al nuovo governo del premier Papademos. Ieri, il capo dell’esecutivo ha illustrato
in parlamento le priorità del programma che dovrebbe traghettare la Grecia verso la
normalità. In gioco vi è innanzitutto la sesta tranche di aiuti da 8 miliardi da incassare
entro il 15 dicembre e poi la negoziazione con la "trojka" Ue, Fmi, Bce per il nuovo
pacchetto di finanziamenti. Il premier ha quindi illustrato la necessità di portare
avanti le riforme strutturali già decise, come l'attuazione della legge che riguarda
la “sospensione temporanea dal lavoro” di almeno 30 mila statali, il sistema di retribuzione
unificato dei dipendenti pubblici, le privatizzazioni, la liberalizzazione delle professioni
sino ad oggi chiuse, con particolare riferimento all'importanza degli investimenti.
Il premier, che si è appellato all’unità nazionale, si è soffermato anche sulla necessità
di ridurre la spesa pubblica e abolire gli enti statali inutili. Papademos ha voluto
anche lanciare un segnale incoraggiante alla popolazione colpita dalle dure misure
di austerity dichiarando che hanno carattere temporaneo e che non ve ne saranno di
nuove per il biennio 2013-2014. Sull’efficacia del programma di questo esecutivo.
l'opinione dell'economista Francesco Carlà:
R.
– Quello che cercherà di fare il nuovo primo ministro del nuovo governo sarà di ricostituire
un minimo di condizione psicologica del Paese decorosa e di provare a tirare qualche
leva per lo sviluppo. Questa seconda cosa in Grecia è piuttosto complicata perché
molta parte dello sviluppo in Grecia dipende dall’attività pubblica, dagli sviluppi
di progetti pubblici.
D. – A livello psicologico possiamo dire che forse
il fatto di annunciare che queste misure di austerity durissime in Grecia sono a termine,
cioè che non si ripeteranno per il prossimo biennio, può essere un elemento stabilizzante
anche per quanto riguarda l’opinione pubblica greca?
R. – Immagino che
questa sia la speranza del governo di larga intesa. Si è detto già molte volte che
da questo momento in avanti il problema greco è soprattutto un problema politico più
che un problema finanziario. Queste misure potrebbero andare in questa direzione.
Ancora
molta violenza in Siria dopo l’espulsione dalla Lega Araba 73 persone sono
morte ieri nelle violenze in Siria, in una delle giornate più sanguinose negli otto
mesi di rivolta popolare contro il regime del presidente Assad. Lo ha reso noto l'Osservatorio
siriano dei diritti dell'uomo, con base a Londra. La maggior parte delle vittime sono
per scontri nella città di Daraa, nel sud del Paese. Dopo l’espulsione dalla Lega
Araba, che dovrebbe essere confermata o revocata nella riunione prevista domani a
Rabat, la situazione in Siria è sempre più questione sul piano internazionale. Il
servizio di Fausta Speranza:
Forte del
ribadito sostegno da parte della Russia, il regime siriano risponde alla sospensione
decretata dalla Lega Araba affermando che “non si piegherà” e dicendosi sicuro che
in Siria “non si ripeterà lo scenario libico”. A parlare è stato ieri sera il ministro
degli Esteri di Damasco, Walid al Moualem, mentre Lega Araba, Turchia e Ue alzavano
il tono delle loro condanne della violenta repressione. È intervenuto apertamente
anche re Abdallah di Giordania: primo leader arabo a parlare di dimissioni: “Fossi
nei suoi panni mi dimetterei”, ha detto il sovrano in un'intervista alla Bbc, sollecitando
Assad a dialogare con l'opposizione per aprire una transizione ordinata. E bisogna
riferire che subito dopo una folla di manifestanti pro-regime ha preso d'assalto l'ambasciata
giordana a Damasco. C’è poi l’impegno dell’opposizione siriana che è in visita oggi
a Mosca per tentare di ottenere un riconoscimento dalla Russia. Parliamo del Consiglio
Nazionale Siriano (Cns) formatosi a Istanbul il 2 ottobre, che raggruppa la maggior
parte dei movimenti avversi a Bashar Assad. Il presidente di tale Consiglio incontra
il ministro degli Esteri russo ma anche membri della Duma. Per il momento la Russia
si limita a invitare l'opposizione siriana al dialogo con le autorità di Damasco e
giudica inaccettabile ogni interferenza militare esterna nel conflitto siriano. Resta
da dire che Washington ribadisce: Assad è sempre più isolato, il regime di Damasco
ha ormai perso la sua legittimità a governare e deve lasciare il potere.
Da
domani in Afghanistan la grande Assemblea della Loya Jirga Al via domani a
Kabul in un clima di grande tensione la Loya Jirga, la grande Assemblea nazionale
che riunisce oltre duemila rappresentanti tribali dell’Afghanistan. Un evento più
volte nel mirino degli attacchi dei talebani e che proprio ieri è stato anche oggetto
di due falliti attentati. Tra le questioni in discussione la presenza militare straniera
nel Paese e il dialogo tra governo e talebani per cercare di attenuare i toni di un
confronto che rasenta oggi la guerra civile. Ma che cosa rappresenta la Loya Jirga
nel passato e nel presente dell’Afghanistan? Giancarlo La Vella lo ha chiesto
a Riccardo Redaelli, docente di Geopolitica all’Università Cattolica di Milano:
R. – La Loya
Jirga è una costruzione informale, molto radicata nella storia afghana: era l’assemblea
degli anziani delle tribù e delle varie sezioni tribali. Questa istituzione è stata
poi “codificata” e formalizzata nel nuovo Afghanistan, dopo la cacciata dei talebani,
e funziona come una specie di “camera alta”. Qui si ritrovano non solo capi tribali,
ma personaggi autorevoli, molto spesso anche molti amici del governo che vengono inseriti
all’interno di questo corpo istituzionale.
D. – Questa riunione della
Loya Jirga che ruolo potrà avere nel confronto, che si sta facendo sempre più aspro,
con i talebani? I talebani stessi, tra l’altro, annunciano di voler utilizzare questa
occasione per azioni non certo pacifiche …
R. – I talebani sfruttano
sempre la Loya Jirga per dare grande dimostrazione di essere in grado di attaccare
ovunque e quando vogliono loro. Questa volta, la Loya Jirga dovrebbe discutere sia
dell’accordo tra Afghanistan e Stati Uniti, in vista del ritiro del 2014, un po’ sul
modello di quanto avvenuto con l’Iraq. E dovrebbe anche discutere del modello ventilato
dal presidente Karzai, di interrompere le trattative di pace con i talebani, che non
vanno da nessuna parte, e di trattare invece direttamente con il governo pakistano,
che è visto comunque come uno dei protettori di parte dei talebani.
D.
– Il fatto che non solo i talebani, ma gran parte del contesto politico afghano chieda
che non siano più presenti forze straniere sul territorio, indica – secondo lei –
la nascita di una maturità nuova in Afghanistan?
R. – Temo di no. Credo
che sia prevalsa la stanchezza estrema: siamo stanchissimi noi e la comunità internazionale
non vede l’ora di potersi ritirare da quel Paese; sono delusi e amareggiati gli afghani,
che non hanno avuto la pacificazione, la democrazia che era stata loro promessa; i
talebani sembrano sempre più forti anche se in realtà poi sono molto divisi al loro
interno, e molti capi politici pensano che, tutto sommato, se si ritireranno gli stranieri
si troverà un accordo con i talebani e loro potranno continuare a mantenere parte
del loro potere. E chi ci rimetterà, ovviamente, sarà la popolazione. (gf)
Offensiva
dell'esercito pakistano nel nord ovest del Paese: uccisi 16 insorti Almeno
16 militanti islamici sono stati uccisi oggi dall'esercito pakistano nel distretto
tribale di Orakzai superiore, nel nord ovest del Paese. I militari hanno bombardato
con gli elicotteri sei sospetti nascondigli degli insorti nelle aree di Dabori, Gokamar
e Shadala. L’attacco è avvenuto in seguito alla morte di quattro soldati in un'imboscata
dei talebani. Nella notte, un drone americano ha ucciso tre ribelli nella regione
del Nord Waziristan, vicino alla frontiera afghana, roccaforte di Al Qaeda.
Libia:
almeno sette morti in scontri tra tribù e milizie del Cnt Sono almeno sette
i morti negli scontri dei giorni scorsi tra la tribù Wershifanna e le milizie del
Cnt, nei pressi della città costiera di Al Zawiya, in Libia. È quanto riporta una
reporter della Bbc nel Paese. Lo scontro è avvenuto vicino a un posto di blocco in
mano alla tribù che controlla la zona e impedisce i collegamenti tra Al Zawiyah e
Tripoli.
Il 24 novembre al Cairo, incontro tra Abu Mazen e Hamas Il
24 novembre si terrà al Cairo l'incontro fra il presidente palestinese Abu Mazen e
il capo dell'Ufficio politico di Hamas, Khaled Meshaal. Ieri, Il premier dell'Anp,
Salam Fayyad, ha detto di essere pronto a farsi da parte per favorire la riconciliazione
fra le due principali fazioni palestinesi (Hamas e Al Fatah) e dare il via alle elezioni
presidenziali e parlamentari.
L’Ucraina e il braccio di ferro con il Fmi Il
premier Mikola Azarov ha affermato che l'Ucraina non riceve finanziamenti dal Fondo
monetario internazionale (Fmi) da quasi un anno. Secondo Azarov, il Paese è in grado
di affrontare senza aiuti economici anche i prossimi 12 mesi. Il Fmi ha bloccato i
finanziamenti a Kiev perché il governo non ha ancora messo in atto le riforme richieste.
La decisione di tagliare le pensioni e i sussidi statali per i trattamenti sanitari
ha provocato, nei giorni scorsi, manifestazioni di piazza cui hanno partecipato migliaia
di persone.
New York: sgomberato il campo "Occupy Wall Street" a Zuccotti
Park La polizia ha sgomberato nella notte (stamani in Italia) l'accampamento
del movimento "Occupy Wall Street", a Zuccotti Park, vicino alla sede della Borsa
di New York. Oltre settanta le persone arrestate per resistenza. La maggior parte
dei dimostranti ha lasciato il campo in modo pacifico. Il Comune e la proprietà del
parco hanno giustificato lo sgombero con motivi di sicurezza e igiene. Nei giorni
scorsi, i commercianti della zona avevano denunciato la fuga di clienti per i disagi
creati dalle proteste. I manifestanti, che occupavano il parco dal 17 settembre, potranno
tornare a manifestare a Zuccotti Park, ma senza installare un accampamento.
Seul
sospende il volantinaggio di propaganda sulla Corea del Nord L'esercito della
Corea del Sud ha sospeso il lancio di volantini di propaganda sulla Corea del Nord,
nel tentativo di migliorare le relazioni con Pyongyang. Dopo 11 anni di moratoria,
l'esercito sudcoreano aveva ripreso le operazioni di volantinaggio nel novembre del
2010, dopo il bombardamento da parte del Nord di un'isola sudcoreana nel quale erano
morte quattro persone.
La riforma sanitaria voluta da Obama rischia di essere
abrogata La riforma sanitaria americana voluta dal presidente Obama rischia
di essere abrogata. La Corte suprema ha dichiarato ammissibili due ricorsi, presentati
da diversi soggetti, tra cui 26 Stati dell'Unione, che accusano il governo federale
di abuso di potere per aver reso l'assicurazione sanitaria obbligatoria. La massima
autorità giudiziaria degli Stati Uniti si pronuncerà non prima di giugno 2012, a 5
mesi dalle elezioni presidenziali.
Rapporto di "Human Rights Watch" sui
metodi della polizia in Messico L'organizzazione "Human Rights Watch" (Hrw)
ha presentato il rapporto “Né sicurezza né diritti”, che critica la politica del governo
messicano contro i cartelli della droga. Nel documento si legge che “invece di ridurre
la violenza” il governo "ha provocato un aumento drammatico dei casi di tortura, omicidio
e altre terribili violazioni dei diritti umani". “Tra il 2007 e il 2010 – aggiunge
Hrw - il tasso di omicidi è aumentato di oltre il 260%”. La Ong accusa la polizia
del Messico di aver partecipato a torture ed esecuzioni extragiudiziali. Il presidente
Calderon ha più volte assicurato che il 90% delle vittime del narcotraffico sono “delinquenti”.
(Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza e Giovanni Cossu)
Bollettino
del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 319