2011-11-14 13:54:46

Cortile dei Gentili a Tirana. Il cardinale Ravasi: c'è sete di spiritualità in Albania


Fa tappa a Tirana il Cortile dei Gentili, l’iniziativa di dialogo tra credenti e non credenti promossa dal Pontificio Consiglio della Cultura. L’incontro, in programma da oggi al 16 novembre, si svolge sul tema “In cosa crede chi non crede?”. Saranno presenti autorità civili, intellettuali e rappresentanti delle varie religioni. All’evento partecipa, oltre al cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del dicastero vaticano per la cultura, anche l’arcivescovo di Tirana-Durazzo Rrok Mirdita. Molti i giovani che prendo parte all’appuntamento. Ce ne parla da Tirana Klaudia Bumci, del Programma albanese della Radio Vaticana:RealAudioMP3

“Un lavoro enorme e preparatorio ha preceduto questa prima giornata del Cortile dei Gentili a Tirana. Ieri pomeriggio i giovani sono stati nel cortile della cattedrale di San Paolo a preparare il tutto. Questa mattina il presidente del Pontificio Consiglio per la Cultura, il cardinale Gianfranco Ravasi, ed il ministro albanese del Turismo, Cultura e Sport, Aldo Bunci, in una conferenza stampa congiunta hanno sottolineato l’importanza dello svolgimento del Cortile dei Gentili a Tirana. Un Paese che, sotto la dittatura comunista, si era dichiarato ateo per Costituzione. ‘Questo’, ha detto il ministro cattolico Bunci, ‘è un passo avanti per l’inclusione della religione nella sfera pubblica’. Si nota subito che, al contrario dei Paesi occidentali, qui c’è voglia di dibattiti sulla religione, e si chiede agli uomini di fede di dare il proprio contributo alla vita del Paese, marcato da una nota tolleranza tra le principali religioni presenti: cattolici, ortodossi, musulmani ed ora anche protestanti. Oggi pomeriggio i giovani riempiranno tre tende proprio nel cortile della cattedrale, dove rifletteranno insieme al cardinale Ravasi ma anche all’arcivescovo di Tirana, mons. Rrock Mirdita, e agli altri teologi, su argomenti come lavoro, spiritualità e comunicazione. Si attende con curiosità e trepidazione il messaggio di Papa Benedetto XVI, preparato in base alle domande dei giovani albanesi, raccolte in un’esperienza interessante, durante la quale è stato chiesto ai giovani di Tirana, Durazzo e Scutari, in cosa credono e perché. Le problematiche e le domande emerse sono servite come spunto per il messaggio del Santo Padre”.

Sulla tappa del Cortile dei Gentili a Tirana, ascoltiamo il cardinale Gianfranco Ravasi al microfono di Fabio Colagrande:RealAudioMP3

R. - È una tappa importante: io parteciperò a tutte le giornate che sono state concepite da loro - devo dire - con un entusiasmo che mi ha sorpreso. Partiamo con questo evento che ha un significato particolare e che non è mai stato registrato negli eventi precedenti di Bologna, di Parigi, di Firenze, di Roma: siamo, infatti, in una regione che è stata l’unica al mondo che ha avuto per anni nella sua Costituzione l’ateismo come principio costitutivo dello Stato e quindi con la negazione di qualsiasi possibilità religiosa, cosa che non avveniva neanche in Unione Sovietica dove, pure con tutte le restrizioni, era possibile un’attività religiosa. In questa luce, si ha alle spalle una storia di ateismo pieno, di ateismo nella forma più brutale quasi, per certi aspetti; sappiamo anche che ha dato persino dei risultati di persecuzione, di omologazione di tutta la comunità albanese all’insegna di questa negazione. E’ interessante vedere, invece, l’entusiasmo straordinario che ora hanno avuto nei confronti di quei temi, che erano sepolti nelle catacombe. L’elemento forse più suggestivo – al di là dei miei interventi che dovrò fare negli ambienti universitari - sarò all’Università Statale di Tirana, sarò all’Università Europea di Tirana, che è una delle più importanti private, sarò all’Università Cattolica, da poco riconosciuta come cattolica – l’elemento più suggestivo, dicevo, e più significativo ci sarà oggi: infatti dal pomeriggio e fino a notte interverranno i giovani, ma anche le figure più importanti delle varie religioni e le figure intellettuali di rilievo - come Ismail Kadare, grande scrittore albanese - e si interrogheranno - prima in tende diverse e poi tutti insieme su un palco - attorno ai temi della dignità del lavoro e della realizzazione personale; dell’esperienza della spiritualità e della fede; e infine della identità e dignità della persona nel flusso della informazione. Tre temi letti da angolature diverse da credenti e non credenti, che però costituiscono i nodi fondamentali dell’esistere moderno.

D. - È singolare in questo caso che un dicastero vaticano si trovi a dialogare direttamente con intellettuali che appartengono a una tradizione culturale che rappresenta un ateismo militante, legato al pensiero comunista. Ecco, è veramente un passo nella storia …

R. - Devo dire che il passo iniziale, forse ancor più emblematico, è stato proprio ad Assisi: abbiamo intenzionalmente voluto invitare un importante economista, che a livello europeo è una delle figure più significative, di matrice marxista, il professore austriaco Walter Baier, che ha certamente rappresentato questo tentativo di dialogo anche con un’ideologia che ha in sé dei valori - dobbiamo riconoscerlo - oltre al fatto di essere stata, purtroppo, la causa di tutte le ideologie cristallizzate nell’interno di una formula statuale e quindi con tutte le sue conseguenze. Questa persona mi ha portato, devo dire, ad una serie di riflessioni veramente suggestive su questo incontro. Quindi, io credo che sia possibile anche condurre il dialogo in quest’ambito, ma direi qualcosa di più: c’è in Albania ormai un desiderio proprio di superare questo passato, in maniera entusiastica. Forse, noi questo passato non lo abbiamo mai avuto e abbiamo un presente di ateismo insignificante, di sberleffo, d’ironia, di forme aggressive… Ebbene, tutti questi elementi vengono da loro ormai del tutto accantonati e ignorati, perché desiderano molto più conoscere che cosa significhi la spiritualità in una visione dell’uomo completa. (fd)







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