Cortile dei Gentili a Tirana. Il cardinale Ravasi: c'è sete di spiritualità in Albania
Fa tappa a Tirana il Cortile dei Gentili, l’iniziativa di dialogo tra credenti e non
credenti promossa dal Pontificio Consiglio della Cultura. L’incontro, in programma
da oggi al 16 novembre, si svolge sul tema “In cosa crede chi non crede?”. Saranno
presenti autorità civili, intellettuali e rappresentanti delle varie religioni. All’evento
partecipa, oltre al cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del dicastero vaticano
per la cultura, anche l’arcivescovo di Tirana-Durazzo Rrok Mirdita. Molti i giovani
che prendo parte all’appuntamento. Ce ne parla da Tirana Klaudia Bumci, del
Programma albanese della Radio Vaticana:
“Un lavoro
enorme e preparatorio ha preceduto questa prima giornata del Cortile dei Gentili a
Tirana. Ieri pomeriggio i giovani sono stati nel cortile della cattedrale di San Paolo
a preparare il tutto. Questa mattina il presidente del Pontificio Consiglio per la
Cultura, il cardinale Gianfranco Ravasi, ed il ministro albanese del Turismo, Cultura
e Sport, Aldo Bunci, in una conferenza stampa congiunta hanno sottolineato l’importanza
dello svolgimento del Cortile dei Gentili a Tirana. Un Paese che, sotto la dittatura
comunista, si era dichiarato ateo per Costituzione. ‘Questo’, ha detto il ministro
cattolico Bunci, ‘è un passo avanti per l’inclusione della religione nella sfera pubblica’.
Si nota subito che, al contrario dei Paesi occidentali, qui c’è voglia di dibattiti
sulla religione, e si chiede agli uomini di fede di dare il proprio contributo alla
vita del Paese, marcato da una nota tolleranza tra le principali religioni presenti:
cattolici, ortodossi, musulmani ed ora anche protestanti. Oggi pomeriggio i giovani
riempiranno tre tende proprio nel cortile della cattedrale, dove rifletteranno insieme
al cardinale Ravasi ma anche all’arcivescovo di Tirana, mons. Rrock Mirdita, e agli
altri teologi, su argomenti come lavoro, spiritualità e comunicazione. Si attende
con curiosità e trepidazione il messaggio di Papa Benedetto XVI, preparato in base
alle domande dei giovani albanesi, raccolte in un’esperienza interessante, durante
la quale è stato chiesto ai giovani di Tirana, Durazzo e Scutari, in cosa credono
e perché. Le problematiche e le domande emerse sono servite come spunto per il messaggio
del Santo Padre”.
Sulla tappa del Cortile dei Gentili a Tirana, ascoltiamo
il cardinale Gianfranco Ravasi al microfono di Fabio Colagrande:
R. - È una
tappa importante: io parteciperò a tutte le giornate che sono state concepite da loro
- devo dire - con un entusiasmo che mi ha sorpreso. Partiamo con questo evento che
ha un significato particolare e che non è mai stato registrato negli eventi precedenti
di Bologna, di Parigi, di Firenze, di Roma: siamo, infatti, in una regione che è stata
l’unica al mondo che ha avuto per anni nella sua Costituzione l’ateismo come principio
costitutivo dello Stato e quindi con la negazione di qualsiasi possibilità religiosa,
cosa che non avveniva neanche in Unione Sovietica dove, pure con tutte le restrizioni,
era possibile un’attività religiosa. In questa luce, si ha alle spalle una storia
di ateismo pieno, di ateismo nella forma più brutale quasi, per certi aspetti; sappiamo
anche che ha dato persino dei risultati di persecuzione, di omologazione di tutta
la comunità albanese all’insegna di questa negazione. E’ interessante vedere, invece,
l’entusiasmo straordinario che ora hanno avuto nei confronti di quei temi, che erano
sepolti nelle catacombe. L’elemento forse più suggestivo – al di là dei miei interventi
che dovrò fare negli ambienti universitari - sarò all’Università Statale di Tirana,
sarò all’Università Europea di Tirana, che è una delle più importanti private, sarò
all’Università Cattolica, da poco riconosciuta come cattolica – l’elemento più suggestivo,
dicevo, e più significativo ci sarà oggi: infatti dal pomeriggio e fino a notte interverranno
i giovani, ma anche le figure più importanti delle varie religioni e le figure intellettuali
di rilievo - come Ismail Kadare, grande scrittore albanese - e si interrogheranno
- prima in tende diverse e poi tutti insieme su un palco - attorno ai temi della dignità
del lavoro e della realizzazione personale; dell’esperienza della spiritualità e della
fede; e infine della identità e dignità della persona nel flusso della informazione.
Tre temi letti da angolature diverse da credenti e non credenti, che però costituiscono
i nodi fondamentali dell’esistere moderno.
D. - È singolare in questo
caso che un dicastero vaticano si trovi a dialogare direttamente con intellettuali
che appartengono a una tradizione culturale che rappresenta un ateismo militante,
legato al pensiero comunista. Ecco, è veramente un passo nella storia …
R.
- Devo dire che il passo iniziale, forse ancor più emblematico, è stato proprio ad
Assisi: abbiamo intenzionalmente voluto invitare un importante economista, che a livello
europeo è una delle figure più significative, di matrice marxista, il professore austriaco
Walter Baier, che ha certamente rappresentato questo tentativo di dialogo anche con
un’ideologia che ha in sé dei valori - dobbiamo riconoscerlo - oltre al fatto di essere
stata, purtroppo, la causa di tutte le ideologie cristallizzate nell’interno di una
formula statuale e quindi con tutte le sue conseguenze. Questa persona mi ha portato,
devo dire, ad una serie di riflessioni veramente suggestive su questo incontro. Quindi,
io credo che sia possibile anche condurre il dialogo in quest’ambito, ma direi qualcosa
di più: c’è in Albania ormai un desiderio proprio di superare questo passato, in maniera
entusiastica. Forse, noi questo passato non lo abbiamo mai avuto e abbiamo un presente
di ateismo insignificante, di sberleffo, d’ironia, di forme aggressive… Ebbene, tutti
questi elementi vengono da loro ormai del tutto accantonati e ignorati, perché desiderano
molto più conoscere che cosa significhi la spiritualità in una visione dell’uomo completa.
(fd)