Presentato il libro ‘Abba Marcello - Viaggio nel cuore dell’Africa missionaria’
E’ stato presentato ieri sera a Pesaro il libro ‘Abba Marcello - Viaggio nel cuore
dell’Africa missionaria’ del giornalista Rai Vincenzo Varagona, per i tipi delle Edizioni
Paoline. Il libro è la sintesi di tre reportage giornalistici realizzati dall’autore
in Africa, tra il 1995 e il 2009, in particolare in Etiopia, a Soddo, capoluogo del
Wolayta. Lì la popolazione ha scelto di dedicare una strada ad un uomo, padre Marcello
Signoretti, ormai per tutti Abba Marcello, che da anni porta avanti il proprio impegno
missionario in una delle terre più complesse del mondo, oggi colpita dalla carestia
che affligge tutto il Corno d’Africa. Accanto a lui, una variegata realtà di volontari
con progetti di cooperazione internazionale legati al mondo delle missioni. Giada
Aquilino ha intervistato l’autore del libro, Vincenzo Varagona:
R. – Io ho
seguito progetti di cooperazione internazionale in tre distinte circostanze ed è venuta
fuori veramente la voglia di aiutare quella popolazione, quella gente e soprattutto
i tantissimi volontari che stanno spendendo la vita in quelle zone. Io sono stato
a Wolayta, che è una regione dell’Etiopia in cui operano tante organizzazioni di volontariato,
di cui non si conosce niente, ed è emerso il desiderio di dare luce e dare voce a
questi testimoni e a questi progetti. La figura più interessante, più attraente, sicuramente
è Abba Marcello: Marcello Signoretti, di Candelara, diventato prete a 60 anni – prima
era ragioniere – e che però è riuscito a coronare il suo sogno di riuscire a dare
da mangiare a migliaia e migliaia di bambini e garantirgli un futuro sul piano educativo
e formativo. Lo ha fatto con un’umiltà, con una modestia tale che chi lo conosce rimane
veramente disarmato.
D. – Smiling children town è uno dei progetti realizzati
da Abba Marcello. Di cosa si tratta?
R. - Si tratta della Città dei
Ragazzi Sorridenti: è un progetto che si rivolge evidentemente ai ragazzi di strada;
fornisce loro dei servizi e quindi un tetto, una mensa dove mangiare e li proietta
anche verso la formazione lavorativa. Si collega con un altro progetto, sempre a Soddo
nel Wolayta, curato dalla Confartigianato e dalla Scuola dei mestieri. In sostanza,
questi ragazzi, una volta raggiunta l’età dell’adolescenza, possono formarsi per riuscire
ad aprire in prospettiva laboratori artigiani – esiste un’officina meccanica, la falegnameria
– in modo tale da riuscire a creare un tessuto locale anche sul piano economico, a
renderli quindi indipendenti e autonomi. E c’è una sinergia di volontariato: da una
parte gli artigiani, che vanno a formare i ragazzi locali, e, dall’altra parte, i
volontari che vanno ad assistere questi ragazzi dalla strada.
D. – Al
lavoro di Abba Marcello si salda il contributo di tanti volontari, come avviene questa
collaborazione e cosa li muove?
R. – Cito ad esempio la Comunità Volontari
per il Mondo, che è una comunità che lavora soprattutto sui progetti della potabilizzazione
dell’acqua e della prevenzione Aids. Ricordo la Perigeo, che invece è una ong che
lavora nel recupero dell’identità culturale, che si va perdendo, di alcuni popoli
africani. Cito ancora l’Aicu, che è l’Associazione italiana Carlo Urbani, che nasce
per dare gambe e braccia ai progetti di Carlo Urbani, morto – lo ricordiamo – ormai
da quasi nove anni. Si salda perché il da fare è tantissimo e ciascuna organizzazione
di volontariato, occupandosi di investire su un ramo di questo mondo, di questi progetti,
riesce a creare una rete, un circuito del volontariato, collegato con l’Italia, ma
anche con altri Paesi europei e riesce a realizzare insieme in rete grandi risultati.
Le ong che io ho monitorato, quasi tutte, traggono origine o dal mondo missionario,
legato alle Congregazioni religiose, o comunque dal volontariato laico, sempre di
origine cattolica.
D. – A Wolayta che Etiopia hai conosciuto? Oggi la
realtà del Corno d’Africa è la carestia, la siccità, l’emergenza...
R.
– Anche lì, uno dei progetti dei sostenitori di Abba Marcello è “regalate cento mucche
all’Etiopia”. Anche in queste settimane sono stati lanciati dei progetti di beneficienza
per raccogliere fondi per acquistare bestiame. Nella prefazione, il vescovo Mejia,
che è il vescovo di Soddo, dice che l’Etiopia sta soffrendo la fame verde. Il cambiamento
dei regimi climatici, infatti, in una regione teoricamente lussureggiante, perché
piove, perché c’è parecchia vegetazione, con un’agricoltura però molto arretrata,
porta alla crisi anche una regione potenzialmente molto ricca. Allora, l’appello a
sostenere soprattutto quei progetti che possono tornare a dare autonomia a quelle
popolazioni. (ap)