2011-11-13 14:34:47

Cellule staminali adulte: il cardinale Ravasi ricorda i successi della 'medicina rigenerativa'


Si è svolta in settimana in Vaticano la Conferenza internazionale dal titolo “Le cellule staminali adulte: la scienza e il futuro dell’uomo e della cultura”. Al termine dell’incontro, promosso dal Pontificio Consiglio della Cultura e della Fondazione “Stem for Life”, i partecipanti sono stati ricevuti in udienza da Benedetto XVI. Nell’occasione, il Papa ha affermato che “la Chiesa offre il suo incoraggiamento a coloro che sono impegnati nel condurre e sostenere la ricerca di questo tipo, sempre a condizione che sia effettuata nel rispetto per il bene integrale della persona umana e il bene comune della società”. Per un bilancio sui tre giorni di convegno, Fabio Colagrande ha intervistato il cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del dicastero della cultura:RealAudioMP3

R. – Il primo bilancio, indubbiamente, è quello di tipo scientifico in senso stretto: si è potuto vedere con un panorama molto ampio, quante siano le possibilità che questa ricerca offre soprattutto nel campo delle cellule staminali adulte; rompendo un po’ quella sorta di mitologia che riteneva che l’unica via per poter ottenere una risposta a tante domande di sofferenza dell’umanità fosse quella delle cellule staminali embrionali. Pensiamo, per esempio, alle malattie oncologiche come la leucemia; pensiamo al Parkinson, all’Alzheimer, alla sclerosi multipla; pensiamo ancora al diabete o alle ustioni, all’artrite stessa: sono tutti campi nei quali l’intervento con le cellule staminali adulte offre dei risultati che sono stati portati e devo dire anche un po’ “ in corpore vili” quasi, presentando dei pazienti che erano ben contenti di dare la loro testimonianza. Sono risultati di grande qualità e vorrei dire, sempre in questo ambito scientifico, che la cellula staminale adulta è presente in un orizzonte molto ampio del nostro organismo: è presente nel midollo osseo, è presente nel sangue, nel cervello… Per cui ci sono tanti ambiti nei quali, senza porre problemi etici, permette di entrare in questo orizzonte di dolore, di preoccupazione, di sofferenza, appello che viene dall’umanità.
D. – Qualcuno può trovare curioso che il dicastero della cultura abbia organizzato un convegno su un tema così tecnico. Lei stesso ora non parlava di Bibbia o di temi a cui lei è abituato…

R. – Fa parte di un itinerario, ormai lungo, che io ho cercato in tutti i modi di incrementare, proprio tenendo conto che la cultura, di sua natura, adesso abbraccia un orizzonte molto vasto, nel quale un territorio di grande rilievo è rappresentato dalla scienza. Quindi, se vogliamo parlare di cultura e anche tante volte se vogliamo parlare di fede e di non credenza, ci troviamo lì in quel territorio, dove sorgono – per esempio – i problemi di bioetica; il problema del rapporto cellule staminali embrionali o cellule staminali adulte è un problema bioetico e etico, che fa parte però ormai di un dialogo, di un dibattito culturale generale, anche a livello di divulgazione molto bassa. Naturalmente, lo vogliamo fare con uno statuto di rigore. In questo ambito, c’è un secondo orizzonte di risultati che riguarda il dialogo, appunto, tra la scienza e la medicina e la filosofia e la teologia.

D. - In questo caso, lo avete fatto anche collaborando con un’azienda privata, come la Neostem: una collaborazione che si apre anche a qualche critica, a qualche rischio. Perché lo avete fatto?

R. – Abbiamo avuto, effettivamente, delle obiezioni a questo riguardo. Lo abbiamo fatto, innanzitutto, con un’istituzione che avesse, però, un Protocollo etico che fosse avallato anche da noi. Questo è un elemento molto importante. In secondo luogo – e lo sappiamo – tante volte in Italia ci si lamenta perché la ricerca è debolissima: per fare ricerca, però, indubbiamente ci vuole mecenatismo, ci vuole un impegno dal punto di vista anche economico, realistico. E’ per questo che abbiamo voluto, per fare questo convegno, avere anche un appoggio che è nella linea proprio di una tradizione antica, quella che ha questa parola che gli americani non comprendono, perché comprendo di più la parola sponsor, che è il “mecenatismo”: la grande tradizione dei principi, oppure delle istituzioni di potere anche economico, che dedicano un ambito delle loro risorse proprio a dei risultati di tipo culturale e di tipo scientifico. (mg)







All the contents on this site are copyrighted ©.