Van Rompuy alla Gregoriana: Europa unita da valori fondati sull'amore
“Vivere insieme nell’Europa di oggi". Questo il tema dell’incontro che si è svolto
stamane alla Pontificia Università Gregoriana. Un’occasione per parlare del concetto
di “Europa”, in questo momento di crisi, con il presidente del Consiglio europeo Herman
Van Rompuy, e col presidente emerito della Corte costituzionale italiana Giovanni
Maria Flick. Presenti all’incontro anche importanti autorità ecclesiali, come padre
Adolfo Nicolàs, preposto generale della compagnia di Gesù e il cardinale Zenon Grocholewski,
prefetto della Congregazione per l’Educazione Cattolica. Il servizio è di Michele
Raviart.
“Poco importa
che l’Europa sia la più piccola delle quattro parti del mondo, poiché è la più considerevole
di tutte per il Cristianesimo, la cui morale caritatevole tende solo al benessere
della società”. Si apre con questa citazione dall’insospettabile Enciclopedia di Diderot
e D’Alambert la riflessione del presidente Van Rompuy alla Pontificia
Università Gregoriana sull’essenza del vivere insieme europeo. Un’essenza che parte
dall’uomo, indivisibile nella sua singolarità e centro di ogni comunità. L’uomo che
si “sente dell’Europa” è un uomo multiforme, che non confonde le sue identità culturali
e nazionali in quella europea, ma viene da questa arricchita:
“Ici aussi
je crois en celles-ici identités plurielles”… “Credo in queste identità
pluralistiche che fanno sì che un abitante di Roma possa considerarsi perfettamente
come romano, italiano ed europeo. Una identità non ne esclude necessariamente un’altra.
Io credo che l’avvenire dell’Unione Europea risieda nella sua accettazione di un’identità
europea definita come identità di spirito, di 'vissuto', e non come identità di una
sedicente nazione europea. Concepire l’uomo come un essere puramente individualista,
razionale e cosmopolita, è a mio avviso un grande errore”.
Il presidente
del Consiglio europeo sottolinea inoltre come l’Europa, come progetto politico, sia
stata la risposta agli orrori della guerra e della Shoah e sia stata costruita sulla
tomba di milioni di innocenti. Una risposta collettiva di rifiuto alla barbarie e
al totalitarismo, in nome di certi valori, che riuniti formano un’unione valoriale
più profonda di quella politica. Ma cos’è questa “unione di valori”? Risponde lo stesso
Van Rompuy:
“Au risque de vous surprendre”… “Al rischio di
soprendervi, dirò che questa si fonda alla fine ... sull’amore. Perché la solidarietà
è diventata ai giorni nostri, troppo istituzionale. Un concetto che, per non essere
sterile, implica una nozione di condivisione e di amore. Di amore nelle sue molteplici
forme. Di amore che io qualificherei gratuito, nel senso di dono”.
Una
spinta propulsiva per un’Europa in continua costruzione, una costruzione “a piccoli
passi" tanto a livello filosofico, quanto politico ed economico, in nome di quei valori
che vanno ben oltre la tutela di un mercato comune. Giovanni Maria Flick,
presidente emerito della Corte costituzionale italiana:
“Vale la pena
di guardare agli ultimi 60 anni del cammino di vita europea anche sotto un altro profilo,
forse troppo trascurato rispetto a quello della moneta, dell’economia e del mercato
che oggi più ci preoccupano. Il profilo al quale mi riferisco è l’aver posto al centro
della convivenza europea i diritti fondamentali e la loro tutela. Lo diamo così scontato
da temere ora che gli stranieri, gli esclusi, gli immigrati possano insidiarlo, nonostante
la tradizione e la cultura dei diritti fondamentali rappresentino il dna dell’identità
europea”.