Siria: non si fermano le violenze, ancora morti ad Homs
Nonostante il piano di pace, concordato tra Damasco e la Lega Araba, non si fermano
le violenze a Homs, epicentro della rivolta contro il governo di Assad, dove anche
stamani gli attivisti denunciano l’uccisione di tre persone. Il Consiglio Nazionale
Siriano, che riunisce tutte le opposizioni, parla di 49 morti nelle ultime 24 ore
in tutto il Paese e annuncia che, domani, alcuni Paesi membri della Lega Araba chiederanno
di sospendere la Siria dall'organizzazione. Secondo fonti diplomatiche, lunedì prossimo,
l’Ue varerà una nuova stretta sulle sanzioni contro Damasco. Per un commento sulla
situazione e sul ruolo dei social network nelle proteste, Marco Guerra ha intervistato
il blogger siriano, Yassar Fattoom:
R. - I
miei amici a Homs e ad Amman e Hamas nel centro della Siria raccontano che non
c’è elettricità, non ci sono medicine e gli ospedali sono bloccati; certe zone a Homs
sono da sei giorni senza cibo e ci sono sparatorie sulla folla in continuazione. La
situazione è difficile, la gente è un po’ divisa, il regime sta facendo del suo meglio
sui media siriani per non far vedere quello che sta succedendo e capitando in altre
città. Prima della rivoluzione, Damasco era pro regime, pro Assad, e ancora esita
perché sui media siriani non si vede quello che si vede su youtube.
D.
– Che ruolo stanno svolgendo i social network in queste proteste?
R.
– Eravamo preparati perché ci aspettavamo, prima della rivoluzione, che volessero
bloccare i giornalisti e quindi eravamo pronti a fomrare gruppi su facebook per registrare,
per "scaricare"… Ci spettavamo che bloccassero Internet e le comunicazioni prima di
attaccare le città, però alcuni volontari sono riusciti a mandare tutte le informazioni
con un telefono che funzionava con il satellite.
D. - Il governo e alcuni
analisti mettono in discussione l’attendibilità delle notizie che diffondete sul web…
R.
– Il governo vuole che il mondo creda che da nove mesi i militari siriani stanno combattendo
contro dei terroristi. Non abbiamo saputo neanche il nome di questi gruppi, non abbiamo
visto neanche un video che mostrasse questi terroristi. Non abbiamo mai saputo cosa
vogliano questi "terroristi" e nel frattempo gli attivisti siriani hanno mostrato
ogni giorno centinaia di video dove si vedono i militari siriani e i servizi segreti
che sparano direttamente sulla folla. Noi mettiamo sul web ogni giorno centinaia di
video; se il regime non crede a questi video, allora lasci entrare i media nel Paese.