Mons. Filoni agli studenti dell’Urbaniana: la missione sappia rispondere alle esigenze
del mondo di oggi
“L’università Urbaniana ha come scopo di preparare e formare culturalmente il missionario
di domani. L’evangelizzazione, infatti, non è teoria ma è prassi illuminata e approfondita
della Parola di Dio”: è quanto ha detto ieri all’inizio della sua prolusione su “Missione
oggi: esperienze e prospettive” mons. Fernando Filoni, prefetto della Congregazione
per l’Evangelizzazione dei Popoli e gran cancelliere della Pontificia Università Urbaniana
di Roma. All’inaugurazione del nuovo anno accademico dell’ateneo pontificio, mons.
Filoni, che ha presieduto anche la solenne celebrazione eucaristica “De Spiritu
Sancto”, ha sottolineato a docenti e studenti che la Chiesa e il mondo missionario
devono rileggere l’evento cristiano, la validità perenne del Vangelo e della missione
evangelizzatrice per contestualizzarla nei tempi moderni, poiché ci sono nuove emergenze
su cui riflettere per inserirsi come protagonisti nella transizione epocale. Il prefetto
della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli ha posto l’accento, in particolare,
sulla realtà nella quale oggi opera la Chiesa, senza omettere che tra i problemi che
la riguardano c’è anche la tendenza delle Chiese particolari “a rinchiudersi in se
stesse, preoccupate dei loro bisogni e alle prese con non facili sfide che l’umanità
pone al cristianesimo”. Per mons. Filoni, in un Occidente che “si trova in una crisi
di valori”, “con la scomparsa o il rifiuto di ospitare Dio”, “l’umanità non ha più
alcun punto solido di aggancio”, e fluttua eternamente nel vuoto e nel nulla” mentre
“centinaia di milioni di persone vivono ai limiti della sopravvivenza”. Di fronte
a tutto ciò, la missione deve rinnovare la sua mentalità e metodologia e deve essere
un cantiere aperto. E' per questo che il prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione
dei Popoli ha indicato a docenti e studenti di guardare ad essa considerando l’aspetto
multietnico, multiculturale e multireligioso del mondo odierno aggiungendo che “la
formazione culturale teologica è in vista e in funzione dell’annuncio” e che per tale
motivo “la teologia deve divenire teologia della missione, teologia dell’annuncio”,
ma che, come evidenziato nell’omelia della messa solenne per l’inaugurazione dell’anno
accademico, occorre per questo anche coltivare “silenzio e contemplazione per sintonizzarsi
con il mistero di Dio”, tradurre la conoscenza in amore, perché “non basta conoscere
Dio”, è necessario pure “dare spazio alle virtù teologali della fede, della speranza
e della carità”. (A cura di Tiziana Campisi)