2011-11-10 13:10:13

La decisione all'Onu sulla Palestina attesa per domani


Nessun accordo al comitato del Consiglio di sicurezza dell’Onu, incaricato di formulare una raccomandazione sulla richiesta di adesione della Palestina alle Nazioni Unite. Un rapporto al riguardo, anticipato dalla stampa, verrà ufficializzato domani a New York, in occasione della riunione del Consiglio di Sicurezza. Il documento trapelato non precisa quali siano i Paesi che hanno sostenuto la candidatura palestinese e quelli contrari. I palestinesi - che attraverso il presidente Mahmud Abbas hanno depositato il 23 settembre al Palazzo di Vetro la loro candidatura - puntano ad ottenere nove voti su 15, affinché il Consiglio di Sicurezza possa formulare una raccomandazione positiva. L'ammissione all'Onu di nuovi membri è sottoposta poi al voto dell'Assemblea generale. Sullo stallo alle Nazioni Unite, Giada Aquilino ha raccolto il commento di Giorgio Bernardelli, esperto di Medio Oriente:RealAudioMP3

R. – E’ uno stallo che ormai andava profilandosi da alcuni giorni. Le posizioni sono sostanzialmente tre: c’è un gruppo di Stati che ha intenzione di sostenere questa richiesta dello Stato palestinese dentro il Consiglio di sicurezza, ma tale gruppo mi pare si fermi a otto Stati su 15. Poi ci sono altri Paesi, tra cui la Gran Bretagna, che si asterranno. Infine, c’è il blocco dei contrari, guidato dagli Stati Uniti. Il fatto che il primo gruppo arrivi solo a otto Paesi fa sì che - se anche si andasse al voto in Consiglio di sicurezza - gli Stati Uniti non dovrebbero neanche porre il diritto di veto, perché - per passare all’interno del Consiglio di Sicurezza dell’Onu - una risoluzione ha bisogno di nove voti. E dal punto di vista palestinese non ci sarebbe nemmeno la vittoria morale di aver comunque ottenuto la maggioranza all’interno del Consiglio di sicurezza. Da questo punto di vista, la situazione è in pieno stallo e non è neanche detto che si arrivi sul serio a una votazione all’interno del Consiglio di Sicurezza.

D. – A questo punto, il passo successivo quale sarebbe in Assemblea generale?

R. – È molto difficile da dire in questo momento, nel senso che bisognerà anche vedere quale sarà l’evoluzione, più che all’Onu, all’interno dei rapporti di forza nel mondo palestinese. La dirigenza di Fatah e Abu Mazen ha puntato tutto su questa carta e quindi bisognerà vedere adesso quale sarà l’evolversi della situazione più che altro a Ramallah – secondo me – che a New York. È proprio una scelta di strategia: si tratta di decidere se Abu Mazen abbia intenzione di andare avanti su questa strada o, per esempio, sceglierne un’altra. Da tempo c’è in ballo la questione delle elezioni all’interno della Palestina: non si vota dal 2006 e potrebbe anche scegliere di mischiare le carte in tavola e andare quidni al voto per il rinnovo del parlamento palestinese.

D. – In questo quadro, si inseriscono gli ultimi fatti: il "sì" dell’Unesco all’adesione della Palestina, la presa di posizione di Stati Uniti e Israele, le tensioni sull’Iran. La situazione in Medio Oriente rischia di aggravarsi ulteriormente?

R. – Certo, è una situazione in pieno movimento, in cui gli scenari cambiano molto rapidamente. Oggi, il tema per eccellenza è quello dell’Iran: ci sono queste grandi manovre in corso. E’ molto più probabile, ad esempio, che in Consiglio di sicurezza arrivi prima la discussione sull’Iran, dopo la presentazione del rapporto dell’Aiea, perché Israele preme per un intervento militare, mentre il resto del mondo non la vede assolutamente nello stesso modo; anche Washington è molto spaventata da tale prospettiva. Credo che la vera partita, in questo momento, sia quella. (gf)







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