Legge di stabilità: sabato il via libera Napolitano: in tempi brevi un nuovo governo
o il voto
In tempi rapidi un nuovo Governo o Camere sciolte e nuove elezioni. E’ quanto assicura
il capo dello Stato Napolitano che in un messaggio scrive: l’Italia saprà serrare
le fila. Berlusconi insiste per il ritorno immediato alle urne, ma nel Pdl cresce
il numero di chi si oppone al voto. L’opposizione, con l’eccezione dell’Italia dei
valori, chiede un esecutivo di responsabilità nazionale. Il servizio di Giampiero
Guadagni
L’Italia,
dunque, è chiamata a dare risposte urgenti per superare la crisi. Ascoltiamo in proposito
la riflessione di Antonio Maria Baggio, docente di etica politica all'Università
Sophia di Loppiano. L'intervista è di Luca Collodi:
R. - Da una
parte, purtroppo, non è facile dare queste risposte, perché tutti i Paesi europei
sono in difficoltà e danno, nell’insieme, l’impressione di una classe politica che
non era stata preparata ad affrontare crisi di queste dimensioni. Dall’altra c’è una
nostra specificità italiana: ieri abbiamo accertato che il governo manca di una maggioranza
ed invece adesso abbiamo bisogno che tutto il Paese si unisca, trovi un punto di riferimento,
cambi anche un metodo nel modo di far politica, perché dobbiamo salvarci tutti insieme.
D.
- La risposta può essere nel ricorso anticipato al voto?
R. - A me sembra
che votare adesso sarebbe un grosso danno, per vari motivi. Anzitutto, abbiamo bisogno
di fare delle cose con urgenza. E’ una specie di programma che l’Europa stessa ci
ha dettato e noi dobbiamo applicarlo. Ci vorrebbe quindi un governo autorevole, che
abbia come riferimento il presidente della Repubblica che abbia la libertà di scegliere
di mettere in piedi qualcuno a cui tutto il Paese possa guardare. Oltre al programma
che l’Europa ci ha già dettato, dovrebbe esserci anche una specificità che riguarda
l’Italia nel programma stesso. Abbiamo davanti un periodo di tempo necessario perché
le due coalizioni - centrodestra e centrosinistra - si sistemino. Sono votabili in
questo momento? Il centrodestra è decapitato, deve ristrutturarsi completamente ed
il centrosinistra è completamente diviso. Entrambi hanno bisogno di tempo. Tempo che
possono avere con un governo di transizione e di tregua, che faccia le cose importanti,
che ponga le condizioni per le scelte di struttura che poi il governo successivo,
quello che uscirà dalle elezioni nel 2013, farà.
D. - L’Europa sta
imponendo scelte importanti all’Italia. Ma secondo lei non è il caso che il nostro
Paese recuperi, con dignità, una propria sovranità nazionale?
R. - Deve
recuperare dignità e rispetto. L’Italia è ricchissima di risorse. Basta leggere quotidianamente
i giornali: ci sono fior di economisti che offrono ricette molto spesso componibili
tra loro ed efficaci. Dobbiamo creare la situazione politica per cui queste risorse
del Paese possano emergere e diventare politica efficiente ed efficace. Più che una
sovranità, è tutta l’Europa che deve fare un salto in avanti, schierare gli elementi
e le forze migliori e portare a compimento un processo di unità politica europea che
metta al riparo tutti gli Stati che hanno la buona volontà di continuare in questo
senso. L’Italia è una co-fondatrice dell’Europa, e deve ritornare ad avere il ruolo
che le spetta. E’ la terza economia di questo continente.
D. - Questa
crisi può essere anche addebitata ad un bipolarismo nazionale che mal si adatta all’espressione
culturale della società italiana?
R. - In Italia ci sono diverse culture
politiche e non tutte godono di ottima salute. Ci sarebbe certamente bisogno di una
legge elettorale che fosse in grado di esprimerle tutte - parlo di quattro o cinque
grossi blocchi culturali. Poi non è detto che queste culture politiche debbano frammentarsi:
possono invece costruirsi in una coalizione. Credo che del bipolarismo ci sia bisogno
in questo senso, cioè per fare in modo che una legge elettorale possa rispondere a
due caratteristiche: rappresentare gli elettori e fare in modo che queste diverse
culture politiche si esprimano. Poi, però, deve permettere di governare. Molto spesso
si fanno o leggi per rappresentare o per governare, ma ci sono soluzioni tecniche
che consentono entrambe le cose, cioè che si esprima veramente la diversità del Paese
e che poi si governi. Quello che però vorrei sottolineare è che la legge elettorale,
da sola, non crea l’odio, l’ira, l’atteggiamento di scontro viscerale che abbiamo
vissuto in Italia in questi anni. A crearlo sono invece le situazioni, la cultura,
il metodo di governare e direi quasi di vivere. In questo senso, il presidente Napolitano
può essere preso come vero riferimento della società civile, perché afferma il dovere,
da parte nostra, di cambiare il modo stesso di fare politica e propone uno sforzo
solidale tra di noi. Ci vuole un nuovo metodo. In questa riscossa della società che
si organizza, anche i cattolici possono avere un ruolo importante, perché sono presenti
nel sociale.
D. - A proposito di questo, la crisi che viviamo può essere
anche un’opportunità di riflessione per la classe dirigente italiana e la gestione
del bene comune, cosa che più volte anche la Chiesa italiana, il magistero e lo stesso
Papa hanno richiamato?
R. - Sì, questo è vero. D’altra parte non ci
mancano i richiami come anche i riferimenti dottrinali. La Dottrina sociale cristiana
è, probabilmente, ancora la struttura di pensiero più solida, quella che ha dimostrato
di poter reggere alle prove del tempo. Bisogna applicarla, e per questo ci vuole uno
sforzo importante di tutti coloro che si impegnano in politica. L’essere cattolici
può essere una spinta per l’ispirazione, le risorse e la purezza nell’agire, cose
che sono importantissime e fondamentali. Questo, però, va tradotto in una laicità
di comportamenti da tenere che è essenziale. Credo che la società si possa organizzare
avendo al suo interno anche l’anima cattolica, ma bisogna fare chiarezza sui soggetti
che conducono questa campagna. Non possono essere soggetti ecclesiali. Gli stessi
movimenti laicali sono soggetti ecclesiali. Possono dare l’ispirazione, ma a muoversi
devono essere poi i cattolici in quanto cittadini. Non ci manca la cultura, esiste
un pluralismo interno che va preservato, perché è provvidenziale. E’ un bene essere
dappertutto, per poter aiutare lì, dove ciascuno di noi è, a costruire l’unità, che
è poi il bene comune. (vv)