Asia Bibi: un anno fa la sentenza di condanna a morte per blasfemia
Ad un anno dalla sentenza di condanna a morte, Asia Bibi è “fragile ma forte nello
spirito” e attende “speranzosa” l’inizio del processo di appello. È quanto riferiscono
i parenti della 45.enne cristiana, madre di cinque figli, che rischia la pena capitale
con l’accusa di blasfemia. L’iter giudiziario procede con estrema lentezza. L’Alta
corte di Lahore non ha ancora stabilito la data del dibattimento in aula. Mons. Rufin
Anthony, vescovo di Islamabad-Rawalpindi, sottolinea che “l’Alta corte non riesce
a trovare il tempo per mettere in calendario l’appello di una donna innocente”. Il
presule – rende noto l'agenzia AsiaNews - chiede l’intervento delle massime autorità
pakistane. Prosegue, intanto, la mobilitazione internazionale ma le campagne di solidarietà,
i moniti di diversi governi occidentali e gli appelli per la liberazione sono finora
caduti nel vuoto. Alla vicenda di Asia Bibi sono in parte legate drammatiche pagine
della storia recente del Pakistan. Il 4 gennaio 2011 il governatore del Punjab, Salman
Taseer, è stato assassinato da una delle sue guardie del corpo. Il governatore aveva
più volte chiesto la grazia per Asia Bibi e invocato modifiche alla controversa legge
sulla blasfemia. Lo scorso 2 marzo, fondamentalisti islamici hanno assassinato Shahbaz
Bhatti, ministro cattolico per le minoranze religiose, che aveva perorato la causa
di Asia Bibi. Attualmente, la donna è rinchiusa nella sezione femminile della prigione
di Sheikhupura, nel Punjab. Su di lei pende anche una taglia di migliaia di dollari
emessa da un leader fondamentalista islamico. In questo drammatico periodo Asia Bibi
– sottolineano i suoi familiari - è sostenuta da una fede incrollabile. E’ anche confortata
dagli appelli di Benedetto XVI che, in più occasioni, ne ha richiesto la liberazione.
(A cura di Amedeo Lomonaco)