2011-11-08 14:28:25

Crisi somala. Mons. Bertin: “L’offensiva militare non basta”


“L’opzione militare, da sola, non basta. Lo ha dimostrato il passato recente e lo sanno coloro che operano quotidianamente, e da anni, nel contesto somalo la cui crisi presenta infinite sfaccettature”, così mons. Giorgio Bertin, amministratore apostolico di Mogadiscio, vescovo di Gibuti e presidente di Caritas Somalia, alla vigilia dell’incontro di tutte le organizzazioni Caritas attive in Somalia, che si terrà domani a Nairobi in Kenya. Interpellato dall'agenzia Misna, mons. Bertin si è detto “perplesso” della decisione keniana di inviare truppe oltre il confine somalo seppure in seguito ai ripetuti attacchi di gruppi armati nelle regioni settentrionali del Kenya. “La storia somala ha dimostrato quanto possano rivelarsi problematici gli interventi militari esterni nel Paese” osserva il vescovo, sottolineando che finora le operazioni militari hanno provocato vittime tra i civili e aggravato la situazione umanitaria “perché la sicurezza, in molte aree non è più garantita”. D’altro canto, aggiunge il presule, “gli Shebab hanno reso la vita impossibile alle popolazioni locali, contribuendo ad affamare la loro stessa gente”. “Di certo quest’offensiva sta cambiando, in modo non del tutto prevedibile, lo scenario regionale riguardo al conflitto somalo” osserva il religioso, sottolineando che “in questa situazione, il fattore tempo sarà decisivo”. E proprio riguardo il coinvolgimento di diversi attori regionali sullo scacchiere somalo, non ultimo dei quali Gibuti, che ha annunciato la scorsa settimana l’invio di 850 militari per sostenere la missione dell’Unione Africana in Somalia (Amisom), il presule avverte: “Se la comunità internazionale non si concentrerà anche sui fronti economico, sociale e umanitario, sarà difficile riaccendere la luce della speranza”. (M.G.)







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