Onu e Oxfam denunciano: gravi danni agli uliveti palestinesi a causa delle colonie
israeliane
Nei Territori Palestinesi si assiste, in questo periodo autunnale, ad un fenomeno
che si ripete da diversi anni: i coloni israeliani sradicano, incendiano e tagliano
alberi d'ulivo di proprietà palestinese. Una pratica denunciata da diverse organizzazioni
internazionali, tra cui l'Oxfam. Si tratta di un durissimo colpo per l'economia palestinese,
come sottolinea al microfono di Eliana Astorri la giornalista Paola Caridi,
corrispondente di ‘Lettera 22’ da Gerusalemme, ideatrice del blog “Invisiblearabs”:
R. - Gli
ulivi nell’agricoltura palestinese rappresentano un grande affare economico, perché
la metà della terra palestinese, quella che è rimasta dopo la costruzione degli insediamenti
israeliani in Cisgiordania, è coltivata a uliveto e rappresenta un quarto del Pil
palestinese: insomma, è un vero affare!
D. - Quindi è un importante
mezzo di sostegno per la popolazione?
R. - Ci vivono oltre 100 mila
famiglia palestinesi tra ulivi e uliveti. Ma cosa succede? Succede che in questi anni,
soprattutto con la costruzione del muro e la costruzione delle colonie in Cisgiordania
molti ulivi sono stati abbattuti: si calcola che un milione di ulivi siano stati abbattuti
lungo il percorso del muro; ne sono rimasti 12 milioni di esemplari che producono
olive. Come succede in Italia, questo è il periodo della raccolta e quando c’è il
periodo della raccolta in Palestina cominciano - anzi già prima del periodo della
raccolta - gli scontri tra coloni e palestinesi: i coloni soprattutto in prossimità
degli insediamenti impediscono che si vadano a raccogliere le olive. Non solo, gli
ulivi vengono bruciati e vengono abbattuti… Numerose Ong e numerose associazioni in
queste ultime settimane hanno dato un po’ di cifre e si tratta di associazioni importanti
come Oxfam e anche l’Onu, attraverso il suo Ufficio umanitario a Gerusalemme, ha dato
molte cifre e sono dati molto tristi: dal punto di vista economico si è calcolato
che solamente a ottobre sono stati persi 150 mila dollari e che nell’arco dell’anno
sono stati persi almeno altri 500 mila dollari.
D. - Gli israeliani
non fanno avvicinare i palestinesi coltivatori per motivi di sicurezza?
R.
- Possiamo anche metterla in questo modo, che si tratta quindi di questioni di sicurezza:
quelli sono però campi palestinesi e gli insediamenti sono stati costruiti su terra
palestinese! Quindi in questo caso è un po’ difficile parlare solamente di sicurezza,
bisogna parlare delle colonie in Cisgiordania e quando parliamo di colonie bisogna
intendersi, perché non sono come dei Kibbutz: alcune volte sono delle vere e proprie
cittadine e quindi si tratta di un luogo urbano che è stato costruito su terra palestinese,
attorno al quale ci sono veri e propri uliveti.
D. - Cosa fanno i coltivatori
privati delle olive come si sostengono?
R. - Questo è il vero problema,
perché aumenta la povertà nei Territori palestinesi e questo colpisce, peraltro, nella
zona di Betlemme non soltanto i palestinesi di fede musulmana, ma anche i palestinesi
di fede cristiana: sono soprattutto i palestinesi di fede cristiana i contadini che
coltivano gli uliveti e che producono molto olio, molto buon olio. E’ una perdita
economica pesantissima che colpisce le famiglie e se colpisce le famiglie, colpisce
il sostentamento, colpisce la vita quotidiana. (mg)