2011-11-07 14:19:58

Onu e Oxfam denunciano: gravi danni agli uliveti palestinesi a causa delle colonie israeliane


Nei Territori Palestinesi si assiste, in questo periodo autunnale, ad un fenomeno che si ripete da diversi anni: i coloni israeliani sradicano, incendiano e tagliano alberi d'ulivo di proprietà palestinese. Una pratica denunciata da diverse organizzazioni internazionali, tra cui l'Oxfam. Si tratta di un durissimo colpo per l'economia palestinese, come sottolinea al microfono di Eliana Astorri la giornalista Paola Caridi, corrispondente di ‘Lettera 22’ da Gerusalemme, ideatrice del blog “Invisiblearabs”:RealAudioMP3

R. - Gli ulivi nell’agricoltura palestinese rappresentano un grande affare economico, perché la metà della terra palestinese, quella che è rimasta dopo la costruzione degli insediamenti israeliani in Cisgiordania, è coltivata a uliveto e rappresenta un quarto del Pil palestinese: insomma, è un vero affare!

D. - Quindi è un importante mezzo di sostegno per la popolazione?

R. - Ci vivono oltre 100 mila famiglia palestinesi tra ulivi e uliveti. Ma cosa succede? Succede che in questi anni, soprattutto con la costruzione del muro e la costruzione delle colonie in Cisgiordania molti ulivi sono stati abbattuti: si calcola che un milione di ulivi siano stati abbattuti lungo il percorso del muro; ne sono rimasti 12 milioni di esemplari che producono olive. Come succede in Italia, questo è il periodo della raccolta e quando c’è il periodo della raccolta in Palestina cominciano - anzi già prima del periodo della raccolta - gli scontri tra coloni e palestinesi: i coloni soprattutto in prossimità degli insediamenti impediscono che si vadano a raccogliere le olive. Non solo, gli ulivi vengono bruciati e vengono abbattuti… Numerose Ong e numerose associazioni in queste ultime settimane hanno dato un po’ di cifre e si tratta di associazioni importanti come Oxfam e anche l’Onu, attraverso il suo Ufficio umanitario a Gerusalemme, ha dato molte cifre e sono dati molto tristi: dal punto di vista economico si è calcolato che solamente a ottobre sono stati persi 150 mila dollari e che nell’arco dell’anno sono stati persi almeno altri 500 mila dollari.

D. - Gli israeliani non fanno avvicinare i palestinesi coltivatori per motivi di sicurezza?

R. - Possiamo anche metterla in questo modo, che si tratta quindi di questioni di sicurezza: quelli sono però campi palestinesi e gli insediamenti sono stati costruiti su terra palestinese! Quindi in questo caso è un po’ difficile parlare solamente di sicurezza, bisogna parlare delle colonie in Cisgiordania e quando parliamo di colonie bisogna intendersi, perché non sono come dei Kibbutz: alcune volte sono delle vere e proprie cittadine e quindi si tratta di un luogo urbano che è stato costruito su terra palestinese, attorno al quale ci sono veri e propri uliveti.

D. - Cosa fanno i coltivatori privati delle olive come si sostengono?

R. - Questo è il vero problema, perché aumenta la povertà nei Territori palestinesi e questo colpisce, peraltro, nella zona di Betlemme non soltanto i palestinesi di fede musulmana, ma anche i palestinesi di fede cristiana: sono soprattutto i palestinesi di fede cristiana i contadini che coltivano gli uliveti e che producono molto olio, molto buon olio. E’ una perdita economica pesantissima che colpisce le famiglie e se colpisce le famiglie, colpisce il sostentamento, colpisce la vita quotidiana. (mg)







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