A metà anni '80
molti stati africani subirono politiche di "aggiustamento strutturale", suggerite
o imposte da FMI e Banca Mondiale, che tagliarono la spesa sociale avendo un effetto
devastante sulle loro economie. Oggi l’Europa sembra, in parte, voler rivolgere le
stesse politiche verso le proprie nazioni. E' questa la tesi discussa in un
programma della Radio Vaticana dall'economista Riccardo Moro e dal giornalista africano
Filomeno Lopes.'Oggi in Europa c'è chi, come il presidente della BCE Draghi,
chiede anche politiche espansive per uscire dal guado' ha spiegato Moro. 'E' vero
però che in passato l'Occidente è intervenuto con arroganza sulle crisi dei Paesi
in via di sviluppo e solo adesso, grazie anche al lavoro della società civile, sembra
aver imparato un po' la lezione'. 'Prima di "indignarci" per le politiche dei
governi europei in tempo di crisi - ha aggiunto Filomeno Lopes - dovremmo forse riflettere
su "dove eravamo noi" quando politiche anche peggiori venivano imposte ai Paesi in
via di sviluppo. E chiederci se oggi non stiamo in parte pagando le conseguenze di
quell’indifferenza. Guardare alla crisi europea anche dal punto di vista africano
può essere perciò utile per trarre insegnamento dalle sofferenze subite da quelle
popolazioni'. 'Nonostante ci sia nei Paesi occidentali una certa sensibilità verso
le sofferenze subite dalle società africane - e la campagna per la cancellazione del
debito lo dimostra - quella sensibilità fatica ancora a tradursi in politica' ha concluso
Moro. 'Molti africani che soffrono per mancanza di cibo resterebbero forse perplessi
di fronte alla drammatizzazione con cui viene raccontata la crisi economica dell'UE.
Se è vero che la crisi dell'economia occidentale riguarda cifre molto più alte di
quella che ha coinvolto in passato l'economia africana è anche vero che nel continente
nero vivono molte più persone. Eppure quella crisi ci lasciava indifferenti...'.
(a cura di Fabio Colagrande)