2011-11-07 14:20:05

India: Pastore protestante accusato di conversioni fraudolente sarà giudicato da una Corte islamica


Un Pastore protestante, accusato di promuovere “conversioni fraudolente” in Kashmir, è stato chiamato a comparire davanti ad una Corte islamica ed è in pericolo di vita per le minacce di gruppi estremisti islamici. Secondo quanto riferito all’agenzia Fides dal “Global Council of Indian Christians” (Gcic), organizzazione che difende i diritti dei cristiani in India, il rev. C.M. Khanna, Pastore della “Chiesa dell’India del Nord”, in servizio presso Srinagar, in Kashmir, si trova oggi in una situazione molto seria e delicata. Il Pastore è falsamente accusato di “conversioni fraudolente” per ritorsione: infatti un muftì musulmano intende vendicarsi contro di lui per la mancata ammissione di un ragazzo musulmano ad una delle scuole cristiane di Srinagar. Il mufti Azaam Bashir-ud-din ha citato in giudizio il Pastore, chiamandolo a comparire davanti alla Corte islamica (che applica la sharia), contestandogli “conversioni fraudolente di ragazzi musulmani”. Alla prima udienza Khanna non si è presentato, la prossima udienza è fissata il 12 novembre e a Srinagar monta la pressione perchè il Pastore sia giudicato, rischiando la condanna e morte. “Il rev. Khanna è un cittadino e sacerdote indiano. Le leggi islamiche sono applicabili solo dove è in vigore una Costituzione islamica. La citazione in una tribunale islamico è fuori luogo ed è incostituzionale, in un Paese laico come l’India. Il rev. Khanna può essere giudicato esclusivamente dal sistema e secondo il diritto civile e penale indiano” afferma il Gcic. Intanto il rev. Khanna e la sua famiglia sono asserragliati nella loro abitazione e sono continuamente minacciati di morte. “E’ tragico che tutto questo stia accadendo in un Paese libero come l'India, con la sua Costituzione e i diritti fondamentali dei suoi cittadini, compreso il diritto fondamentale alla libertà religiosa e la libertà di convertirsi” nota il Gcic. La vicenda è “un banco di prova perché, se non fermata in tempo, può portare a una serie di pesanti conseguenze, mettendo in pericolo la natura laica del nostro Paese”. (R.P.)







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