2011-11-06 08:39:00

Colombia: duro colpo ai guerriglieri delle Farc, ucciso il leader Alfonso Cano


“Un Paese in cui vivere in pace”. Questo l’obiettivo del presidente colombiano Juan Manuel Santos, subito dopo aver confermato l’uccisione di Alfonso Cano, leader delle Forze armate rivoluzionarie della Colombia (Farc). A capo del gruppo guerrigliero dal 2008, in seguito alla morte del fondatore Manuel Marulanda, Cano è rimasto vittima di un'operazione dell'esercito nella regione sud-occidentale di Cauca. Le Farc hanno, tuttavia, promesso di proseguire la lotta armata. Per un commento sugli effetti dell'uccisione di Alfonso Cano sul futuro delle Farc, Giada Aquilino ha intervistato Stefano Femminis, direttore del mensile internazionale dei Gesuiti “Popoli”:RealAudioMP3

R. – Sicuramente è un colpo, non si sa ancora se mortale, ma certamente importante alle Farc, a questo gruppo guerrigliero; simbolicamente ha anche la sua importanza perché è la prima volta in cui in un’azione militare viene ucciso il capo supremo delle Farc. In questi anni le Farc hanno perso molti dei loro dirigenti più importanti, a partire dal comandante, Manuel Marulanda, che però era morto per un attacco di cuore. Altri dirigenti sono stati uccisi in azioni militari ma erano figure, per quanto importanti, di secondo piano. Invece, in questo caso, l’organizzazione viene colpita al cuore, al suo vertice. L’altra cosa che va detta è che Alfonso Cano era considerato un leader più politico che militare e questo potrebbe aprire la strada anche, però, a un inasprimento delle posizioni delle Farc, nel senso che nell’organizzazione potrebbero prendere il sopravvento le componenti ancora più violente e sanguinarie.

D. – Cano che nel 2008 aveva sostituito proprio Marulanda, l’anno scorso aveva invitato il presidente Santos al dialogo: cosa vuol dire?

R. - Era ancora da capire quale fosse l’effettiva disponibilità al dialogo, nel senso che il presidente Santos quando è arrivato al potere, lui per primo ha lanciato un appello alle Farc tentando di fare quell’operazione che Uribe aveva fatto con i paramilitari, un’operazione peraltro molto controversa perché poi, di fatto, c’è chi dice che questi paramilitari, queste formazioni di destra, in parte non siano mai davvero scomparse. Santos aveva provato a fare lo stesso con le Farc, proponendo di fatto il rilascio di tutti i prigionieri, la deposizione delle armi e promettendo in cambio, in sostanza, una sorte di amnistia. La risposta delle Farc allora era stata negativa. Poi era arrivata la mano tesa, verbale, da parte di Alfonso Cano, ma di fatto però la guerriglia e i rapimenti proseguivano. Negli ultimi anni, ci sono stati anche diversi attentati che sono arrivati persino nella capitale della Colombia, Bogotà, cosa che nei decenni passati non era successa.

D. – Oggi quindi cosa sono le Farc? Ricordiamo, furono fondate negli anni ’70…

R. – Sono un’organizzazione che è nata – senza per questo volerla giustificare – spinta da ideali di giustizia in un Paese che era e rimane tra i più diseguali del mondo. C’è una classifica secondo cui la Colombia è l’ottavo Paese più diseguale del mondo, rispetto alla distribuzione della terra: l’ottanta per cento dei proprietari terrieri possiede piccolissimi appezzamenti di terra pari al 10 per cento dell’area coltivabile, mentre l’uno per cento dei proprietari controlla oltre la metà di tutti i territori coltivabili della Colombia. Questo è un dato attuale, per dire come c’erano e ci sono ancora diseguaglianze e squilibri contro cui questa formazione di ispirazione marxista lottava. Nel corso degli anni, però, secondo tutti gli osservatori esperti di queste cose si è proprio trasformata in una formazione terroristica che si finanzia con i rapimenti e con il narcotraffico. L’uccisione del loro capo segna un percorso che sembra verso una fine di questa esperienza davvero tragica che ha lasciato e seminato morti. La Colombia è anche il primo Paese al mondo per numero di sfollati interni, cioè di persone che hanno lasciato le loro case a causa delle guerriglia: si parla di circa quattro milioni di persone. (bf)







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