2011-11-04 14:10:38

Nepal: proteste di cristiani, kirati e musulmani per la mancanza di aree cimiteriali


Cristiani, musulmani e kirati nepalesi hanno iniziato uno sciopero della fame per chiedere la creazione di cimiteri dove seppellire i propri morti. Protestano contro l’inerzia del governo, accusato di non fare nulla per risolvere il problema, nonostante i proclami. Iniziata lo scorso 2 novembre a Kathmandu, la manifestazione si sta estendendo in altre regioni del Paese. Centinaia di persone hanno aderito allo sciopero organizzato davanti al palazzo di Singhadarbar, sede dell’amministrazione della capitale. Ieri il governo ha formato un comitato composto da sette esperti con l’obiettivo di decidere entro un mese una serie di luoghi nella capitale adatti alla costruzione di cimiteri per cristiani, kirati e musulmani. A tutt’oggi il comitato, non si è mai riunito, ma il ministero della Cultura nepalese sostiene che qualsiasi decisione sulle sepolture deve passare al vaglio del gruppo di esperti. Intanto, alle minoranze religiose è vietata la sepoltura all’interno della città. Nei cimiteri si inumano più corpi in una sola bara oppure si seppelliscono i cadaveri di nascosto senza lapide, per paura di reazioni violente da parte degli indù. In questi ultimi anni, Kathmandu – ricorda l'agenzia AsiaNews - ha subito una grande speculazione edilizia. Questo fenomeno ha limitato la disponibilità di terreni liberi e ridotto le aree un tempo destinate ai cimiteri per cristiani e ad altre minoranze. Per risolvere il problema, nel 2009 le autorità hanno concesso ai cristiani la foresta di Shleshmantak vicino al tempio indù di Pashupatinath. La decisione ha scatenato le proteste degli indù e costretto il governo locale a vietare l’utilizzo della zona. Per ordine della Corte suprema il divieto è stato tolto. Tuttavia, da mesi, polizia e autorità del tempio impediscono le sepolture. Dallo scorso febbraio, cristiani, musulmani e kirati, organizzano manifestazioni di protesta contro l’atteggiamento repressivo del governo locale, che con l’unico scopo di rimandare il problema, continua a firmare patti e accordi di intesa senza, di fatto, applicarli. (A.L.)







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