2011-11-04 15:05:23

Corte di Strasburgo: legittime le leggi che vietano la fecondazione eterologa


Il divieto di fecondazione artificiale eterologa non viola la Convenzione europea dei diritti dell’uomo: è quanto stabilito da una sentenza della Corte di Strasburgo sulla normativa austriaca, che – come la legge 40 in Italia – non consente la fecondazione eterologa. La norma era stata impugnata da due coppie austriache secondo cui la legge sulla fecondazione in vitro violava il loro diritto a formare una famiglia. Nel dispositivo pubblicato ieri, la “Grand Chambre” della Corte di Strasburgo stabilisce dunque la legittimità della legislazione dei Paesi comunitari che vietano il ricorso alla donazione di sperma e ovuli in vitro per avere un figlio. Sul significato di questa sentenza, Alessandro Gisotti ha intervistato il prof. Lucio Romano, presidente dell’associazione “Scienza e Vita”:RealAudioMP3

R. – E’ una lettura sicuramente laica. In questa lettura laica si va a definire in maniera inoppugnabile che uno tra i diritti fondamentali dell’uomo è proprio quello di tutelare non soltanto la vita del concepito ma di tutelare anche una genitorialità che sia certa, sia sotto il profilo sociale sia sotto il profilo biologico e genetico. La sentenza va in sintonia con la Legge 40 che proibisce la fecondazione artificiale eterologa proprio perché oltre ad alterare il rapporto procreativo e creativo sicuramente andrebbe a dar luogo ad una alterazione di quel rapporto famigliare che invece sarebbe inquinato dalla cosiddetta “cooperativa genitoriale”, cioè la presenza di terzi che possono essere il donatore di sperma oppure la donatrice di ovociti.

D. – Questo della certezza dell’identità dei genitori ribadito dalla Corte è un principio di ragione?

R. - E’ sicuramente un principio di ragione facilmente condivisibile e che pone in maniera inequivocabilmente chiara il tema del diritto del concepito.

D. - In qualche modo si può dire anche che la sentenza della Corte di Strasburgo stabilisce che non esiste un diritto al figlio …

R. – Non esiste un diritto al figlio. Il primo diritto che esiste è quello del figlio di poter godere di un nucleo familiare che sia di chiaro riferimento certo. Il diritto al figlio molte volte si traduce semplicemente in una esigenza personale e assoluta e nella “cosificazione” della vita che si traduce nel ricorso alle tecniche più varie che molte volte sono anche soppressive per quanto riguarda la vita.

D. - Quali conseguenze si potranno avere, anche pratiche, con questa sentenza che riguardava l’Austria ma evidentemente ha una proiezione più generale?

R. – Io direi che soprattutto fa cultura e abbinata all’altra sentenza, quella della Corte di giustizia di pochi giorni fa, chiarisce in maniera inequivocabile il significato del diritto alla vita e soprattutto la non manipolabilità dell’embrione. La sentenza di ieri, invece, statuisce in maniera altrettanto chiara che bisogna tutelare i diritti fondamentali dell’uomo, il primo dei quali è il diritto alla vita e poi il dritto ad una genitorialità certa. (bf)







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