2011-11-04 15:02:31

Alta tensione tra Stati Uniti e Iran sulla questione nucleare


Cresce l’attesa in vista dell'8 novembre, giorno in cui sarà reso noto il rapporto dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica sull'arricchimento dell'uranio in Iran: martedì prossimo, infatti, l’Agenzia dell’Onu potrebbe annunciare che la Repubblica islamica si sta rapidamente avvicinando alla piena capacità di produrre armi nucleari. La stampa inglese, da giorni, riferisce che le forze armate britanniche si preparano a sostenere un attacco degli Stati Uniti contro il territorio della Repubblica islamica, per colpire le infrastrutture che Teheran starebbe utilizzando per realizzare l'atomica, soprattutto nell'area montagnosa attorno alla città di Qom. Israele, nei giorni scorsi, ha proceduto ad un'esercitazione, ipotizzando attacchi missilistici iraniani sull'affollata area di Tel Aviv in previsione di quella che potrebbe essere la reazione di Teheran ad un attacco israeliano o di suoi alleati ad impianti nucleari della Repubblica islamica. Sulle rinnovate tensioni nell’area mediorientale, Giada Aquilino ha raccolto il commento di Maurizio Simoncelli, vicepresidente dell’Istituto di ricerche internazionali Archivio Disarmo:RealAudioMP3

R. – Il governo iraniano sembra continuare nell’atteggiamento di non collaborare con quanto richiesto dall’Agenzia internazionale per l’energia atomica. Anche un recente rapporto della medesima Agenzia dell'Onu, nel settembre scorso, riportava già un giudizio negativo sul comportamento del governo di Teheran. L’annuncio che arriva in questi giorni sulla stampa di un ennesimo potenziale attacco di Israele in realtà non è una novità; però, certamente, il fatto che l’Iran continui a non collaborare e abbia addirittura spostato una parte delle sue attrezzature per il programma nucleare – ufficialmente civile – nel cuore di una montagna fa presagire intenzioni non pacifiche, perché altrimenti il programma sarebbe trasparente. Altro discorso è, poi, se l’attacco militare può risolvere il problema: e questo è estremamente discutibile. Anche all’interno dello stesso Israele ci sono posizioni molto variegate: c’è anche chi dice che l’attacco non sarebbe risolutivo, addirittura potrebbe scatenare una reazione anche da parte degli alleati, pensiamo al Sud del Libano, alle forze ostili a Israele che sono lì presenti.

D. – A che livello di produzione atomica potrebbe essere oggi l’Iran?

R. – Aspettiamo tutti di avere questo nuovo rapporto. Sicuramente è andata avanti rispetto ad alcuni anni fa. E l’atteggiamento aggressivo del governo di Teheran fa temere il peggio. Sappiamo che ha sviluppato capacità significative negli ultimi tempi, anche se l’anno scorso il governo è stato messo in estrema difficoltà, perché c’è stato un attacco informatico che ha rallentato sensibilmente l’attività. Ma siamo solamente al livello di un tentativo di ritardare qualche cosa che si teme possa essere vicina. Si parla ormai di un paio d’anni: c’è chi dice 2013, chi dice 2014, ma queste sono fonti di “intelligence” e quindi vanno prese con estrema cautela. Il problema è capire se, nell’arco dei prossimi due anni, possa anche cambiare il governo all’interno dell’Iran, perché altrimenti si potrebbe addirittura aprire un conflitto che non è solamente confinato nell’area iraniana, ma andrebbe ad incendiare l’intero Medio Oriente.

D. – Quindi, secondo lei, c’è il rischio che un attacco preventivo di Israele, Stati Uniti, Gran Bretagna agli impianti atomici iraniani possa poi incendiare ulteriormente tutto il Medio Oriente?

R. – Sicuramente. Israele non è un piccolo Stato e si trova in una posizione geopolitica rilevante. L’Iran si trova in una situazione per cui può controllare lo Stretto di Ormuz, uno stretto importantissimo - attraverso il quale dal Golfo Persico escono centinaia e centinaia di navi destinate all’Asia, alla Cina, al Giappone, all’America e all’Europa - e non servono né armi nucleari, né grandi sistemi missilistici per poter bloccare quello Stretto. (gf)







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