Somalia: gli Shabaab usano i civili come scudi umani contro le truppe kenyane
In Somalia, i miliziani di al-Shabaab starebbero usando i civili come scudi umani
in alcune delle dieci località indicate come obiettivi di possibili bombardamenti
dalle truppe kenyane, entrate nel Paese il 16 ottobre. Secondo testimoni citati dall’agenzia
Reuters, alla popolazione sarebbe impedita la fuga dalle città. A commentare la notizia,
intervistato da Davide Maggiore, è Enrico Casale, esperto di Africa
della rivista dei Gesuiti, Popoli:
R. – E’ chiaro
che gli Shabaab, che sono peggio armati e in numero inferiore rispetto ai militari
kenyani, usano di tutto per riuscire a contrastare quest’offensiva e quindi non si
fanno scrupolo di utilizzare anche la popolazione civile come scudo contro i militari
kenyani. Questa è un’azione senza scrupoli, di una guerra che ormai dura da 20 anni
e che non ha certamente risparmiato la popolazione civile.
D. – Se queste
notizie fossero confermate, in questo caso si configurerebbe un vero e proprio crimine
di guerra. Cosa dovrebbe fare la comunità internazionale?
R. - Quando
si parla di comunità internazionale ci si riferisce ai Paesi occidentali che, però,
dopo l’operazione “Restore Hope” degli inizi degli anni ’90, non osano più intervenire
per paura di perdite eccessive in Somalia. Attualmente esistono già truppe che combattono
contro gli Shabaab; sono truppe internazionali dell’Uganda e del Burundi. Probabilmente
si potrebbero rafforzare ulteriormente le forze armate del governo ufficiale e sostenere
ulteriormente le forze internazionali africane ma temo che tutto questo avrà tempi
lunghi.
D. – Dall’altro lato, gli Shabaab, dopo aver negato l’emergenza,
distribuiscono aiuti alle popolazioni colpite dalla carestia...
R. –
Credo che su una popolazione stremata da 20 anni di guerra una strategia di questo
tipo possa funzionare dal punto di vista degli Shabaab; dipende molto da quanto questi
Shabaab riusciranno a sostenere la popolazione dal punto di vista economico e da quanto
la popolazione si farà influenzare dagli Shabaab. La siccità è allo stesso tempo il
frutto e l’effetto di questa guerra e questo non può che aggravare ulteriormente la
crisi, così come la crisi può essere ulteriormente aggravata dall’intervento, come
è stato annunciato, non solo delle truppe kenyane ma anche di quelle etiopi.
D.
– Il Kenya ha anche interessi politici nella questione somala?
R. -
La vicinanza con una Somalia instabile esporta instabilità anche in Kenya. Quindi
il Kenya ha tutto l’interesse quantomeno a creare un cuscinetto che permetta di ammortizzare
le violenze e l’instabilità somala. L’obiettivo di Nairobi è lo stesso di Addis Abeba.
D.
– Le autorità kenyane hanno anche accusato l’Eritrea di rifornire di armi gli islamisti.
Che ruolo gioca il governo di Asmara?
R. - Asmara ha sempre negato il
suo appoggio ai fondamentalisti, anche se a diverse riprese è stato provato l’invio
di armi agli islamici. Questo si inserisce nell’ambito delle tensioni tra Etiopia
ed Eritrea, anche se l’Eritrea mantiene un bassissimo profilo e si espone molto poco.
(bf)