Filippine. Nuovo appello dei vescovi contro il disegno di legge sulla salute riproduttiva
“Ancora una volta, no al disegno di legge sulla salute riproduttiva!”: parla chiaro
la Conferenza episcopale filippina (CBCP), in una nota pubblicata oggi sul proprio
sito web e in cui si ribadisce l’appello affinché il governo non approvi il Reproductive
Health Bill (Rh Bill), ovvero la proposta normativa sulla salute riproduttiva. Il
dibattito su questa legge è in corso nel Paese da quattro anni: il testo in via di
approvazione rifiuta l’aborto clinico, ma promuove un programma di pianificazione
familiare, invitando le coppie a non avere più di due figli, sanziona l’obiezione
di coscienza di medici e operatori sanitari e favorisce la sterilizzazione volontaria.
Chiesa e associazioni cattoliche sostengono invece il Natural Family Programme (Nfp),
che mira ha diffondere tra la popolazione una cultura di responsabilità e amore, basata
sui valori cristiani. Nel loro nuovo appello, a firma di mons. Nereo Odchimar, presidente
della CBCP, i vescovi filippini sottolineano che l’Rh Bill non è una soluzione ai
problemi del mondo, che ha recentemente raggiunto i 7 miliardi di popolazione: “Il
problema – scrivono i presuli – non è la popolazione, ma la disuguaglianza e questo
disegno di legge non è in alcun modo una contromisura o una soluzione di fronte a
tale realtà ingiusta”. Anzi, ribadisce la Chiesa filippina, “l’Rh Bill potrebbe solo
peggiorare la situazione, poiché miliardi di risorse sarebbero destinati alle pillole
contraccettive”, mentre “la ricchezza delle Filippine, una cui parte significativa
viene distribuita in modo disuguale a causa della corruzione, andrebbe utilizzata
per migliorare la vita dei cittadini”. Per questo, i vescovi si dicono “fermamente
convinti nel ripetere che il disegno di legge sulla salute riproduttiva deve essere
respinto”. Quanto al governo che afferma, invece, che tale normativa sarebbe la chiave
per garantire a tutti la parità di accesso ai beni di prima necessità, la Conferenza
episcopale risponde: “Il problema della disuguaglianza nel Paese ha origine nella
massiccia corruzione e concussione, nell’abuso di potere, nell’avidità e nella disonestà
di chi governa”. Di qui, l’invito ad una maggiore consapevolezza su questa drammatica
realtà la cui soluzione dovrebbe essere, insistono i vescovi, “il principale obiettivo”
dell’esecutivo. Anche perché, conclude la nota episcopale, “dal governo ci si aspetta
che, attraverso i suoi appositi organismi, contribuisca realmente ad eliminare dalla
sfera sociale quei problemi che continuano ad impoverire i poveri e a privarli dei
servizi dovuti”. (I.P.)