Papua Nuova Guinea: la preoccupazione dei vescovi per i rifugiati al confine con l’Indonesia
Povertà, degrado ambientale, tensioni con la popolazione locale: sono i tre grandi
problemi che i rifugiati della Papua Nuova Guinea vivono al confine con l’Indonesia.
Una situazione drammatica per la quale la Chiesa locale esprime la sua preoccupazione:
in particolare, mons. Gilles Cote, vescovo di Daru-Kiuga, esorta le organizzazioni
non governative e la società civile in genere a sollecitare il governo affinché migliori
la situazione. Complessivamente, sono quasi 9mila i profughi che vivono lungo i confini
dell’Indonesia, in una sorta di limbo legale, in cui è negato ogni tipo di assistenza
statale. A causa dell’inquinamento minerario, inoltre, spesso il livello delle acque
fluviali sale pericolosamente ed i profughi sono costretti ad evacuare le proprie
case, cercando rifugio altrove. Ma ciò rischia di alimentare le tensioni con la popolazione
locale. Per questo, in un’intervista rilasciata al Jesuit Refugee Seervice, mons.
Cote suggerisce che lo Stato risarcisca le persone colpite dall’inquinamento minerario
e che le Ong si impegnino affinché venga eliminata la tassa che i rifugiati devono
pagare per diventare cittadini, un’imposta può arrivare fino a 4mila dollari. (I.P.)