2011-10-31 13:58:16

Usa: confermate le preoccupazioni dei vescovi per la libertà religiosa nel Paese


Alcuni recenti “gravi attacchi alla libertà religiosa” sono una “sinistra conferma” delle preoccupazioni che hanno spinto i vescovi americani ad istituire una speciale Commissione per monitorare la situazione della libertà religiosa negli Stati Uniti. Lo ha dichiarato, la settimana scorsa, mons. William E. Lori ad un’audizione alla Sotto-commissione giustizia della Camera dei Rappresentanti dedicata a questo tema. Nella sua deposizione il presule, chiamato a presiedere la nuova Commissione episcopale, ha evidenziato che i vescovi assistono con “crescente allarme” alle sempre più frequenti offese alla libertà religiosa nel Paese, ricordando che la Dichiarazione di indipendenza e la Carta dei Diritti degli Stati Uniti la considerano “fondamentale quali che siano le tendenze morali e politiche del momento”. Il presule – riferisce l’agenzia Cns - ha quindi elencato sei punti che destano particolare preoccupazione tra i vescovi: in primo luogo c’è il nuovo controverso regolamento del Dipartimento per la salute americano (Hhs) che rende obbligatoria, in tutti i piani assicurativi sanitari privati, la copertura della sterilizzazione chirurgica e della prescrizione di contraccettivi, intesi come servizi di prevenzione per le donne. Il vescovo ha poi citato le nuove disposizioni dello stesso dipartimento federale che vogliono imporre anche al Servizio dei vescovi per l’assistenza ai migranti e ai rifugiati (Mrs) l’obbligo di fornire una vasta gamma di servizi per la salute riproduttiva, compresi aborto e contraccezione, pena la fine della convenzione con lo Stato. Nella stessa direzione si muove l’Agenzia americana per lo sviluppo internazionale dipendente dal Dipartimento di Stato che esige che tutte le organizzazioni umanitarie impegnate in programmi di prevenzione contro l’Aids offrano tra i loro servizi la distribuzione di preservativi. Un quarto motivo di preoccupazione per i vescovi è la decisione del Dipartimento di Giustizia di Washington di non difendere più la costituzionalità della cosiddetta "Doma", la legge a tutela del matrimonio naturale quale unione tra un uomo e una donna promulgata nel 1996. C’è poi il recente attacco dello stesso Dipartimento alla cosiddetta “eccezione ministeriale” che, in conformità con il primo emendamento della Costituzione americana, permette agli enti religiosi di selezionare autonomamente il personale secondo i criteri dettati dalle proprie convinzioni religiose. A questo proposito mons. Lori ha denunciato, infine, la situazione che si sta verificando negli Stati che hanno legalizzato le unioni omosessuali, dove le organizzazioni caritative cattoliche che rifiutano di dare bambini in adozione a coppie omosessuali rischiano di chiudere e dove viene di fatto negata la libertà di coscienza a quei pubblici ufficiali dello Stato che si rifiutano di partecipare alla celebrazione di queste unioni. Il presule ha definito “inquietante” il fatto che l’opposizione ai matrimoni omosessuali venga sovente dipinta come “oscurantista” e che alcuni arrivino ad equipararla alla discriminazione razziale. Egli ha quindi sollecitato la rapida approvazione di tre provvedimenti che, ha detto, “sarebbero un importante passo avanti per la libertà religiosa e di coscienza dei responsabili degli enti religiosi, delle assicurazioni sanitarie e degli operatori sanitari: sono il “Protect Life Act”, l’”Abortion Non-Discrimination Act” e il “Respect for rights of Conscience Act”. Mons. Lori ha inoltre chiesto un’audizione al Congresso o un’altra indagine conoscitiva sui provvedimenti illegittimi adottati dall’Hhs e da Usaid (l’agenzia del Governo per la lotta contro l’Aids) nei confronti degli enti confessionali che erogano servizi alla persona. (A cura di Lisa Zengarini)







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