Usa: confermate le preoccupazioni dei vescovi per la libertà religiosa nel Paese
Alcuni recenti “gravi attacchi alla libertà religiosa” sono una “sinistra conferma”
delle preoccupazioni che hanno spinto i vescovi americani ad istituire una speciale
Commissione per monitorare la situazione della libertà religiosa negli Stati Uniti.
Lo ha dichiarato, la settimana scorsa, mons. William E. Lori ad un’audizione alla
Sotto-commissione giustizia della Camera dei Rappresentanti dedicata a questo tema.
Nella sua deposizione il presule, chiamato a presiedere la nuova Commissione episcopale,
ha evidenziato che i vescovi assistono con “crescente allarme” alle sempre più frequenti
offese alla libertà religiosa nel Paese, ricordando che la Dichiarazione di indipendenza
e la Carta dei Diritti degli Stati Uniti la considerano “fondamentale quali che siano
le tendenze morali e politiche del momento”. Il presule – riferisce l’agenzia Cns
- ha quindi elencato sei punti che destano particolare preoccupazione tra i vescovi:
in primo luogo c’è il nuovo controverso regolamento del Dipartimento per la salute
americano (Hhs) che rende obbligatoria, in tutti i piani assicurativi sanitari privati,
la copertura della sterilizzazione chirurgica e della prescrizione di contraccettivi,
intesi come servizi di prevenzione per le donne. Il vescovo ha poi citato le nuove
disposizioni dello stesso dipartimento federale che vogliono imporre anche al Servizio
dei vescovi per l’assistenza ai migranti e ai rifugiati (Mrs) l’obbligo di fornire
una vasta gamma di servizi per la salute riproduttiva, compresi aborto e contraccezione,
pena la fine della convenzione con lo Stato. Nella stessa direzione si muove l’Agenzia
americana per lo sviluppo internazionale dipendente dal Dipartimento di Stato che
esige che tutte le organizzazioni umanitarie impegnate in programmi di prevenzione
contro l’Aids offrano tra i loro servizi la distribuzione di preservativi. Un quarto
motivo di preoccupazione per i vescovi è la decisione del Dipartimento di Giustizia
di Washington di non difendere più la costituzionalità della cosiddetta "Doma", la
legge a tutela del matrimonio naturale quale unione tra un uomo e una donna promulgata
nel 1996. C’è poi il recente attacco dello stesso Dipartimento alla cosiddetta “eccezione
ministeriale” che, in conformità con il primo emendamento della Costituzione americana,
permette agli enti religiosi di selezionare autonomamente il personale secondo i criteri
dettati dalle proprie convinzioni religiose. A questo proposito mons. Lori ha denunciato,
infine, la situazione che si sta verificando negli Stati che hanno legalizzato le
unioni omosessuali, dove le organizzazioni caritative cattoliche che rifiutano di
dare bambini in adozione a coppie omosessuali rischiano di chiudere e dove viene di
fatto negata la libertà di coscienza a quei pubblici ufficiali dello Stato che si
rifiutano di partecipare alla celebrazione di queste unioni. Il presule ha definito
“inquietante” il fatto che l’opposizione ai matrimoni omosessuali venga sovente dipinta
come “oscurantista” e che alcuni arrivino ad equipararla alla discriminazione razziale.
Egli ha quindi sollecitato la rapida approvazione di tre provvedimenti che, ha detto,
“sarebbero un importante passo avanti per la libertà religiosa e di coscienza dei
responsabili degli enti religiosi, delle assicurazioni sanitarie e degli operatori
sanitari: sono il “Protect Life Act”, l’”Abortion Non-Discrimination Act” e il “Respect
for rights of Conscience Act”. Mons. Lori ha inoltre chiesto un’audizione al Congresso
o un’altra indagine conoscitiva sui provvedimenti illegittimi adottati dall’Hhs e
da Usaid (l’agenzia del Governo per la lotta contro l’Aids) nei confronti degli enti
confessionali che erogano servizi alla persona. (A cura di Lisa Zengarini)