2011-10-31 14:28:41

Somalia: offensiva dell'esercito del Kenya contro gli integralisti islamici Shabaab


Sempre alta la tensione in Somalia, dove prosegue l’offensiva dell’esercito del Kenya contro gli estremisti islamici di al Shabaab. Almeno 5 civili hanno perso la vita nei raid aerei di ieri contro centri di distribuzione di generi alimentari gestiti proprio dai ribelli. Nairobi ha ribadito che l’obiettivo è di ridurre la loro minaccia. In merito a questa posizione Eugenio Bonanata ha intervistato Mario Raffaelli, presidente di Amref Italia ed esperto dell’area:RealAudioMP3

R. – Come si è visto in questi anni il semplice intervento militare, lungi dal ridurre la potenza di fuoco degli Shabaab, non fa altro che disseminarne la virulenza in aree sempre più ampie. Un intervento militare, fatto all’improvviso e che apparentemente non ha una chiara soluzione, può provocare semplicemente un aggravamento delle condizioni senza risolvere il problema. D’altra parte, già si sono viste le minacce fatte dagli Shabaab di portare la loro azione all’interno del Kenya. Io credo che in questi anni il Kenya sia stato risparmiato dall’attività degli Shabaab per una scelta tattica, perché la presenza così ampia di popolazioni somale all’interno rende facile il poter mettere in atto attentati terroristici. Quella del governo kenyota francamente mi sembra una mossa azzardata.

D. – Quanto è alto il rischio di destabilizzare il già martoriato Corno d’Africa?

R. – E’ alto perché anche qui basta fare un confronto col recente passato. C’è stato l’intervento militare etiopico ed ancora, di tanto in tanto, gli etiopici intervengono nelle vicende somale. In questo modo si acquieta la tensione fra Etiopia ed Eritrea che cova sempre sotto le ceneri e rischia di esplodere da un momento all’altro. Adesso, inoltre, c’è un intervento da parte del Kenya e in Sud Sudan c’è un importante ma difficile processo di indipendenza che sta facendo i primi passi. E’ evidente che se non ci sarà un’inversione di tutti questi fattori di tensione, o di addirittura di scontro, che sono in atto, il Corno d’Africa può veramente rischiare di diventare una zona di contaminazione delle aree circostanti sempre più ampia.

D. - Qual è la posizione dell’Unione africana?

R. – La missione Amisom è riuscita militarmente a "scacciare" in gran parte gli Shabaab da Mogadiscio ma se queste zone liberate dagli Shabaab poi non diventano zone di buon governo dove si riescono a stabilire istituzioni accettate dai somali, condivise dalle popolazioni e in grado di mostrare la differenza, questo non serve a nulla.

D. - Che ruolo hanno gli Shabaab per la popolazione locale?

R. – Gli Shabaab sono in una crisi di consenso anche per la posizione assurda che avevano preso di fronte alla siccità, addirittura arrivando al punto di negarla, di sostenere che è una manovra degli occidentali! Il fatto poi di aver applicato forme molto dure, in qualche caso la Sharia, ha alienato la simpatia di parti della popolazione. Finora hanno retto per mancanza di alternative e la loro crisi è dimostrata dal fatto recente, di questi giorni, di un tentativo di accreditarsi come attenti alle disgrazie connesse alla siccità: si sta distribuendo un aiuto alimentare e addirittura si è presentato un rappresentante di al Qaeda come fosse un’organizzazione umanitaria. Questo dimostra che loro sono in difficoltà, che questo sarebbe il momento di favorire un dialogo e vie d’uscita all’interno di questa parte che non si riconosce nelle istituzioni transitorie. Se, invece, mentre questi distribuiscono aiuti, li si bombarda e muoiono anche cittadini innocenti, è difficile aprire questo dialogo. (bf)







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