Somalia: offensiva dell'esercito del Kenya contro gli integralisti islamici Shabaab
Sempre alta la tensione in Somalia, dove prosegue l’offensiva dell’esercito del Kenya
contro gli estremisti islamici di al Shabaab. Almeno 5 civili hanno perso la vita
nei raid aerei di ieri contro centri di distribuzione di generi alimentari gestiti
proprio dai ribelli. Nairobi ha ribadito che l’obiettivo è di ridurre la loro minaccia.
In merito a questa posizione Eugenio Bonanata ha intervistato Mario Raffaelli,
presidente di Amref Italia ed esperto dell’area:
R. – Come
si è visto in questi anni il semplice intervento militare, lungi dal ridurre la potenza
di fuoco degli Shabaab, non fa altro che disseminarne la virulenza in aree sempre
più ampie. Un intervento militare, fatto all’improvviso e che apparentemente non ha
una chiara soluzione, può provocare semplicemente un aggravamento delle condizioni
senza risolvere il problema. D’altra parte, già si sono viste le minacce fatte dagli
Shabaab di portare la loro azione all’interno del Kenya. Io credo che in questi anni
il Kenya sia stato risparmiato dall’attività degli Shabaab per una scelta tattica,
perché la presenza così ampia di popolazioni somale all’interno rende facile il poter
mettere in atto attentati terroristici. Quella del governo kenyota francamente mi
sembra una mossa azzardata.
D. – Quanto è alto il rischio di destabilizzare
il già martoriato Corno d’Africa?
R. – E’ alto perché anche qui basta
fare un confronto col recente passato. C’è stato l’intervento militare etiopico ed
ancora, di tanto in tanto, gli etiopici intervengono nelle vicende somale. In questo
modo si acquieta la tensione fra Etiopia ed Eritrea che cova sempre sotto le ceneri
e rischia di esplodere da un momento all’altro. Adesso, inoltre, c’è un intervento
da parte del Kenya e in Sud Sudan c’è un importante ma difficile processo di indipendenza
che sta facendo i primi passi. E’ evidente che se non ci sarà un’inversione di tutti
questi fattori di tensione, o di addirittura di scontro, che sono in atto, il Corno
d’Africa può veramente rischiare di diventare una zona di contaminazione delle aree
circostanti sempre più ampia.
D. - Qual è la posizione dell’Unione africana?
R.
– La missione Amisom è riuscita militarmente a "scacciare" in gran parte gli Shabaab
da Mogadiscio ma se queste zone liberate dagli Shabaab poi non diventano zone di buon
governo dove si riescono a stabilire istituzioni accettate dai somali, condivise dalle
popolazioni e in grado di mostrare la differenza, questo non serve a nulla.
D.
- Che ruolo hanno gli Shabaab per la popolazione locale?
R. – Gli Shabaab
sono in una crisi di consenso anche per la posizione assurda che avevano preso di
fronte alla siccità, addirittura arrivando al punto di negarla, di sostenere che è
una manovra degli occidentali! Il fatto poi di aver applicato forme molto dure, in
qualche caso la Sharia, ha alienato la simpatia di parti della popolazione. Finora
hanno retto per mancanza di alternative e la loro crisi è dimostrata dal fatto recente,
di questi giorni, di un tentativo di accreditarsi come attenti alle disgrazie connesse
alla siccità: si sta distribuendo un aiuto alimentare e addirittura si è presentato
un rappresentante di al Qaeda come fosse un’organizzazione umanitaria. Questo dimostra
che loro sono in difficoltà, che questo sarebbe il momento di favorire un dialogo
e vie d’uscita all’interno di questa parte che non si riconosce nelle istituzioni
transitorie. Se, invece, mentre questi distribuiscono aiuti, li si bombarda e muoiono
anche cittadini innocenti, è difficile aprire questo dialogo. (bf)