Cooperanti rapiti in Algeria da Al Qaeda: sono vivi e in buone condizioni
I 3 cooperanti sequestrati il 23 ottobre in Algeria stanno bene. Lo ha confermato
oggi il ministro della difesa spagnolo Carme Chacon che però chiede discrezione “perché
possano tornare a casa sani e salvi”. L’italiana Rossella Urro e gli spagnoli Ainhoa
Fernandez de Rincon e Eric Gonyalons sono stati presi nel campo profughi di Tindouf,
nel sud del Paese, e sono ora nelle mani di Al Qaeda per il Maghreb islamico, braccio
dell’organizzazione terroristica che opera nel Nord Africa. Il servizio di Debora
Donnini:
Migliaia
di soldati perlustrano il sud dell’Algeria per cercare di trovare tracce dei 3 cooperanti
europei rapiti da più di una settimana da Al Qaeda. Fra le otto persone fermate ieri,
quattro avrebbero rapporti con il commando dei rapitori. Sono ore d’attesa, mentre
arriva la conferma che i 3 sono vivi e stanno bene. La notizia era stata diffusa ieri
da un mediatore, che riporta quanto cominciatogli da uno dei sequestratori. Secondo
la stessa fonte, Al Qaeda per il Magreb islamico ha detto che faranno conoscere più
avanti le loro rivendicazioni. Rossella Urru, sarda, di 29 anni, lavorava da due anni
nei campi profughi saharawi con l’Ong Comitato italiano sviluppo dei popoli, il Cisp.
Sentiamo la coordinatrice operativa dei progetti in Africa, Debora Rezzagli:
R.
- Io sono rientrata dai campi profughi saharawi il giorno prima dell’avvenimento.
Ho lavorato con Rossella Urru una settimana intera e non c’era alcun tipo di sensazione
di insicurezza o presentimento di una cosa - per noi - così eccezionale ed imprevedibile.
Lavoriamo lì da più di 20 anni, nella massima sicurezza e tranquillità: ovviamente
la tranquillità che si può avere lavorando con dei profughi e dei rifugiati. Tutto
sommato, però, di una cosa del genere non avevamo mai avuto neanche lontanamente sentore.
D.
- Ma qual è il lavoro di Rosella Urru in questi campi profughi saharawi?
R.
- Essendo Rossella la nostra rappresentante nel Paese è quella che coordina tutti
i progetti che il Cisp realizza nei campi saharawi. Abbiamo progetti di sostegno alle
famiglie saharawi, così come alle istituzioni saharawi per la gestione degli aiuti
internazionali: il popolo saharawi vive nei campi profughi grazie infatti agli aiuti
internazionali. Noi come Cisp supportiamo le istituzioni saharawi affinché gestiscano
al meglio gli aiuti che arrivano e, allo stesso tempo, seguiamo progetti di prevenzione
sanitaria, di educazioni in tutti quelli che sono gli accampamenti dei profughi saharawi.
(mg)