2011-10-29 14:08:50

Libia: lunedì finisce la missione Nato


Proseguono le trattavice tra la Corte penale internazionale dell’Aja e il secondogenito di Gheddafi, Saif al Islam, che ha avviato contatti diretti con l’organismo in vista della sua consegna. Intanto, si continua adiscutere dello stop alla missione Nato in Libia, decisa ufficalmente ieri a cominciare da lunedì prossimo. Ma quali saranno le soluzioni per garantire la sicurezza ai civili? Eugenio Bonanata lo ha chiesto a Luciano Ardesi, esperto di questioni nordafricane:RealAudioMP3

R. – Questo è un problema attuale e peraltro era anche lo scopo dell’intervento della Nato. Credo che gli strumenti per assicurare questa protezione debbano essere altri; innanzitutto bisogna convincere chi ha preso il potere a rispettare la persona, a rispettare i suoi diritti, cosa che non si è verificata soprattutto nelle ultime settimane dei combattimenti.

D. – A partire da martedì primo novembre il Consiglio di Transizione prende effettivamente in mano il futuro del Paese. Il primo obiettivo del nuovo governo è riformare le istituzioni e l’apparato di sicurezza...

R. – Sì, non sarà un’impresa facile perché naturalmente questo si deve coniugare con l’inizio di una formulazione delle istituzioni intese come organizzazioni politiche e da questo punto di vista la Libia parte praticamente da zero: ci sono persone preparate che anche in questi anni hanno esercitato un loro ruolo politico ma è l’organizzazione che manca e questo sarà il grosso problema della Libia di domani.

D. – Quale sarà adesso il ruolo della comunità internazionale e della Nato?

R. – L’intervento armato non è stato progettato per costruire qualcosa dopo. Fin dall’ inizio è mancato un obiettivo di lunga durata ed è questa la vera incognita del Paese: non sapere bene attraverso quale strada assicurare una transizione che dia alla Libia istituzioni solide ma nel contempo possa anche assicurare quella libertà e quella democrazia che in fondo sono state alla base prima della rivolta che è partita da Bengasi e poi dall’intervento occidentale.

D. – La consegna di Saif alla Corte penale internazionale dell’Aia potrebbe essere molto significativa…

R. – Sì, però rischia di essere un caso isolato. Non credo che questo possa fare scuola nel Paese e assicurare tutti coloro che si sono macchiati di gravi crimini o che hanno in qualche modo agevolato la dittatura di Gheddafi, però per la Corte internazionale può essere la consacrazione di un ruolo che in Libia purtroppo è stato quasi contestato; l’accusa contro Gheddafi, il mandato di cattura, è stato vissuto quasi con fastidio. (bf)







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