La Chiesa proclama Beata María Catalina Irigoyen, apostola dei “cristi dolenti”
Grande festa in Spagna per la Beatificazione di Madre María Catalina Irigoyen Echegaray,
suora professa della Congregazione delle Serve di Maria Ministre degli Infermi nata
a Pamplona, in Navarra, nel 1848. La cerimonia, presieduta dal cardinale Angelo Amato,
prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi in rappresentanza del Santo Padre,
si è svolta nella Cattedrale di Santa María la Real de la Almudena a Madrid, città
dove trascorse la sua vita da consacrata. Roberta Barbi:
Essere come
Gesù, il Figlio dell’Uomo venuto al mondo non per essere servito, ma per servire.
María Catalina lo sperimentò molto presto nella sua vita, quando a 22 anni, rimasta
orfana, dovette fare da madre ai sette fratelli, rimandando, per qualche anno, il
sogno di consacrarsi a Dio. Ma la spinta a servire gli altri, in particolare i poveri
e gli ammalati, era più forte, così, diventata presidente delle Figlie di Maria, nei
momenti liberi dagli impegni familiari, visitava i degenti in ospedale e poi a casa,
incurante dei pericoli di contagio, e aprì un laboratorio per la confezione di abiti
destinati agli indigenti. Così il cardinale Angelo Amato ricorda
al microfono di Roberto Piermarini quegli anni della vita della Beata María Catalina:
“Sin
da piccola si rivelò una bambina conquistata dall’Eucaristia. Scuola, lavoro, preghiera,
armonia in famiglia scandivano i giorni della piccola, che cresceva sana e responsabile”.
Dopo
i trent’anni riuscì a rispondere alla chiamata del Signore che sentiva nel cuore e
a realizzare il suo desiderio di essere tutta per Dio, entrando nella Congregazione
delle Serve di Maria fondata da Madre María Soledad Torres Acosta, proclamata Santa
da Paolo VI nel 1970. Qui, con le altre religiose, svolse per 23 anni il suo servizio
presso i malati, i “cristi dolenti” cui si dedicava con l’immensa dolcezza di cui
era capace, lei che metteva Cristo al centro della sua vita, lei che del Cristo desiderava
avere gli stessi sentimenti e atteggiamenti, così da operare in obbedienza alla volontà
del Padre. E Dio l’accontentò avvicinandola ancora di più al suo Figlio crocifisso
con la malattia, che la costrinse a cambiare il suo servizio e a tendere la mano,
lei che era abituata più a dare che a ricevere, come racconta ancora il cardinale
Amato:
“Come Serva di Maria Ministra degli Infermi la nostra Beata si
spogliò del suo rango sociale, rinunciò ai beni materiali e si dedicò a consumare
la sua vita nell’assistenza a coloro che soffrivano. Aveva deciso di inginocchiarsi
ai piedi del dolore umano per elevarlo verso Dio. Non era diventata Serva di Maria
per stare bene, ma per fare il bene. Di fatti, dopo più di vent’anni di servizio ai
malati, l’obbedienza la chiamò a un’altra missione, quella di raccogliere le offerte
per l’Istituto. Era un’incombenza faticosa e umiliante, ma Suor Sposalizio la visse
con semplicità e impegno”.
Come una pianta nata in un ambiente sano
e pio, rigenerata dalle acque battesimali, ossigenata dalla ricezione dei Sacramenti
e dalla preghiera, la vita di Suor María Catalina è stata devozione e disponibilità
e soprattutto amore verso Dio fino alla fine. Un esempio che possono seguire anche
gli uomini di oggi, come sottolinea il cardinale Amato:
“Certo, molti
anni ci separano da suor María Catalina, ma i poveri e gli ammalati sono ancora tra
noi, oggi più che mai bisognosi di attenzione, di cura generosa, di vicinanza umana
e spirituale. La nuova Beata rimane un esempio e un incoraggiamento a offrire la vita
nella carità verso il prossimo bisognoso”.