Incontro all’Università Europea di Roma sul Beato Giovanni Paolo II
L’intera vita di Giovanni Paolo II può essere considerata un inno alla solidarietà,
alla giustizia, alla pace, al rispetto dei diritti di ogni essere umano. Ogni parola,
ogni gesto di questo Pontefice ha rappresentato un segno d’amore, un invito ad agire
sempre con spirito di fratellanza, di donazione e di condivisione con gli altri. Per
riflettere su questi temi ieri, nell’Università Europea di Roma, si è tenuto l’incontro
“Il Beato Giovanni Paolo II e lo sviluppo della famiglia umana”, organizzato dal Circolo
Culturale “Giovanni Paolo II” della Fondazione Universitaria Europea. In questa occasione,
è stata inaugurata anche la mostra “Amazzonia una diversa prospettiva”, realizzata
dall’Associazione Impegnarsi Serve Onlus, che ha lo scopo di offrire un percorso di
sensibilizzazione alle tematiche dell’ambiente in un’ottica interculturale, ispirandosi
ai principi di solidarietà e di sviluppo integrale dell’uomo. Sono intervenuti, fra
gli altri, mons. Slawomir Oder, postulatore della causa di Beatificazione di Giovanni
Paolo II, il prof. Carlo Jovine e il medico chirurgo e membro della Consulta medica
di specialisti internazionali per la Beatificazione di Papa Wojtyla. “Uno dei capisaldi
su cui Giovanni Paolo II fonda il suo pensiero – ha spiegato mons. Slawomir Oder –
è senza dubbio il tema della responsabilità che l’uomo porta sulle sue spalle nei
confronti dell’eredità che Dio gli ha affidato insieme al testamento di Adamo. La
risposta passa attraverso la comprensione della grandezza della vocazione divina”.
“Lo sviluppo della famiglia umana – ha ricordato il postulatore – avviene attraverso
la fatica dell’uomo di vivere la verità su se stesso, secondo il modello rivelato
nell’Incarnazione di Cristo. Il prof. Carlo Jovine ha parlato della sua esperienza
nella consulta medica che ha stabilito la “inspiegabilità scientifica” della guarigione
di suor Marie Simon Pierre Normand dal morbo di Parkinson. “Nella mia relazione medica
– ha spiegato il neurologo – ho analizzato in dettaglio la complessità delle motivazioni,
condivise dagli illustri colleghi della Consulta, che mi hanno indotto a ritenere
inspiegabili la guarigione di suor Normand e le modalità con cui questa si è manifestata:
risolutiva, istantanea, duratura e totale”. Ma al di là delle conclusioni della scienza,
esistono degli aspetti di natura umana, psicologica ed etica che ritengo non meno
importanti. “Merita ricordare, ad esempio, che suor Normand è guarita dal morbo di
Parkinson: la stessa malattia di Papa Wojtyla. La religiosa, inoltre, ha dedicato
la sua vita al servizio della vita nascente, che è sempre stato uno dei temi centrali
dell’insegnamento di Giovanni Paolo II”. (A.L.)