Benedetto XVI ad Assisi: la violenza è una contro-religione, i credenti non travisino
l'immagine di Dio
Le religioni non possono mai essere motivo di violenza. Le fedi e il dialogo interreligioso
sono e devono essere alla base della pace. E’ il richiamo che Benedetto XVI ha lanciato
ad Assisi davanti agli esponenti di tutte le religioni del mondo, e a un gruppo di
non credenti, in occasione di una nuova Giornata mondiale di preghiera e di riflessione
per la pace, a 25 anni dallo storico incontro voluto da Giovanni Paolo II. Il Papa
e i circa 300 partecipanti all’appuntamento “Pellegrini della verità, pellegrini della
pace”, sono giunti nella città di San Francesco a bordo di un treno partito dalla
Stazione del Vaticano. Da Assisi, la nostra inviata Francesca Sabatinelli:
Il terrorismo,
spesso motivato e giustificato dalla religione, e la negazione di Dio: sono i nuovi
volti della violenza che Benedetto XVI denuncia qui da Assisi, dove 25 anni fa il
suo predecessore Giovanni Paolo II aveva invitato per la prima volta le religioni
del mondo per una preghiera per la pace nel mondo. Il Papa ricorda quell’evento all’inizio
del suo discorso rivolto ai circa 300 rappresentanti delle varie confessioni. Anche
questa volta l’immagine è di uomini di fede riuniti nella Basilica di Santa Maria
degli Angeli, con la novità della presenza dei non credenti. Alle loro spalle la Porziuncola,
la chiesa che fu ed è il centro del francescanesimo, dove il poverello fondò il suo
ordine. Benedetto XVI parlando ai leader cristiani, ebrei, musulmani e delle altre
fedi, traccia il profilo storico del 1986, quando il muro di Berlino simbolicamente
divideva il pianeta in due blocchi contrastanti tra loro. Il crollo di quella barriera
dimostrò che la volontà dei popoli di essere liberi era più forte degli arsenali della
violenza – dice – e che, soprattutto, dietro il potere materiale non c’era più alcuna
convinzione spirituale. Fu una vittoria della libertà, anche di poter credere, e quindi
una vittoria della pace. L’oggi però presenta di nuovo minacce a questo “grande bene”:
“Il
mondo della libertà si è rivelato in gran parte senza orientamento, e da non pochi
la libertà viene fraintesa anche come libertà per la violenza. La discordia assume
nuovi e spaventosi volti e la lotta per la pace deve stimolare in modo nuovo tutti
noi”.
Ed ecco “i nuovi volti della violenza”, primo fra tutti il
terrorismo, attacchi mirati che – dice il Papa – mettono “fuori gioco tutto ciò che
nel diritto internazionale era comunemente riconosciuto e sanzionato come limite alla
violenza”:
“Sappiamo che spesso il terrorismo è motivato religiosamente
e che proprio il carattere religioso degli attacchi serve come giustificazione per
la crudeltà spietata, che crede di poter accantonare le regole del diritto a motivo
del ‘bene’ perseguito. La religione qui non è a servizio della pace, ma della giustificazione
della violenza”.
Che la religione motivi di fatto la violenza, è
il richiamo del Papa ai presenti, è qualcosa che deve preoccupare le persone di fede.
Il messaggio di 25 anni fa di Giovanni Paolo II, viene oggi rilanciato da Benedetto
XVI, di nuovo dalla città di San Francesco: la forza della risposta risiede nel dialogo
interreligioso. Assisi nel 1986 fu un atto di penitenza perché i cattolici, disse
Giovanni Paolo II, non sono sempre stati costruttori di pace. Oggi lo ripete Benedetto
XVI, chiedendo che la fede cristiana sia strumento della pace di Dio nel mondo:
“Come
cristiano, vorrei dire a questo punto: sì, nella storia anche in nome della fede cristiana
si è fatto ricorso alla violenza. Lo riconosciamo, pieni di vergogna. Ma è assolutamente
chiaro che questo è stato un utilizzo abusivo della fede cristiana, in evidente contrasto
con la sua vera natura”.
L’assenza di Dio, la sua negazione, corrompe
l’uomo, ne provoca il decadimento e comporta violenza, ed ecco la seconda motivazione
identificata dal Papa. “I nemici della religione - dice – vedono in questa una fonte
primaria di violenza nella storia dell’umanità e pretendono quindi la scomparsa della
religione”:
“Ma il ‘no’ a Dio ha prodotto crudeltà e una violenza
senza misura, che è stata possibile solo perché l’uomo non riconosceva più alcuna
norma e alcun giudice al di sopra di sé, ma prendeva come norma soltanto se stesso.
Gli orrori dei campi di concentramento mostrano in tutta chiarezza le conseguenze
dell’assenza di Dio”.
Il Papa si sofferma sulla decadenza dell’uomo
dalla quale deriva il cambiamento del clima spirituale. In una società segnata dalla
degenerazione del desiderio di felicità la violenza diventa una cosa normale, in questo
caso “la pace è distrutta e in questa mancanza di pace l’uomo distrugge se stesso”:
“L’adorazione
di mammona, dell’avere e del potere, si rivela una contro-religione, in cui non conta
più l’uomo, ma solo il vantaggio personale”.
In conclusione il Papa
parla della novità di Assisi 2011. La presenza, accanto alle religioni mondiali, di
un gruppo di non credenti, uomini e donne di scienza e di cultura ai quali “non
è stato dato il dono del poter credere e che tuttavia cercano la verità, sono alla
ricerca di Dio”. Pongono domande sia agli atei combattivi che pretendono di sapere
che non c’è un Dio, sia agli aderenti alle religioni, perché non considerino Dio come
una proprietà personale:
“Queste persone cercano la verità, cercano
il vero Dio, la cui immagine nelle religioni, a causa del modo nel quale non di rado
sono praticate, è non raramente nascosta. Che essi non riescano a trovare Dio dipende
anche dai credenti con la loro immagine ridotta o anche travisata di Dio”.
Si
tratta dunque di un “ritrovarsi insieme in questo essere in cammino verso la verità
e del farsi carico insieme della causa della pace contro ogni specie di violenza distruttrice
del diritto”. La Chiesa cattolica, conclude il Papa, “non desisterà dalla lotta contro
la violenza, dal suo impegno per la pace nel mondo”. Questo pomeriggio dopo una pausa
di riflessione e preghiera personale, il Papa e i capi delegazione si trasferiranno
a piazza San Francesco per l’incontro conclusivo e per una silenziosa visita alla
tomba del Santo.