Maltempo in Thailandia, oltre 360 le vittime, Centroamerica e Italia: 9 morti in Liguria
e Toscana
Il maltempo sta colpendo numerose regioni nel mondo: pesanti alluvioni stanno investendo
la Thailandia, oltre 360 i morti finora e più di centomila sfollati, e il Centroamerica
dove si registrano decine di vittime. Maltempo anche in Italia, con nove morti, cinque
dispersi e ingenti danni materiali, in particolare in Liguria e Toscana. Il servizio
di Eugenio Bonanata:
Bangkok rischia
di essere completamente inondata, mentre l’Onu ha chiesto un intervento urgente in
Paesi centroamericani come Salvador, Honduras e Nicaragua. Forti piogge che mettono
in ginocchio intere comunità seminando morte e distruzione. E’ quello che sta accadendo
anche nel nord dell’Italia. Decine i Paesi coinvolti tra lo Spezzino e la Lunigiana:
vittime a Borghetto Vara e Monterosso, in provincia di La Spezia e ad Aulla, in provincia
di Massa Carrara. Si cercano i dispersi ed è lotta contro il tempo. Fango e detriti
hanno invaso diversi centri, che risultano ancora isolati. La speranza, adesso, è
che il miglioramento delle condizioni meteo possa consentire l’impiego degli elicotteri
della protezione civile. Le squadre di soccorso, comunque, lavorano senza sosta nel
tentativo di aprire varchi, tra strade interrotte, frane e smottamenti. Sentiamo Angelo
Betta, il sindaco di Monterosso, uno dei Paesi più colpiti: R. – C’è stata una grande colata d’acqua, tanti millimetri che non cadono
neanche in un anno; e contestualmente ci sono state frane a monte e la mareggiata
forza 5, che ha fatto da tampone e non ha fatto uscire l’acqua. Di conseguenza, l’acqua
è volata indietro e le frane a monte hanno fatto smottare le solette dei canali delle
vie che ci passano sopra. Quindi, hanno portato via auto, i fondi del piano terra
e dei palazzi, che sono allagati e pieni di detriti. La parte bassa del Paese, sia
nella parte vecchia sia nella parte nuova, è completamente ricoperta di sassi e detriti
ed è praticamente inservibile.
Mons. Francesco Moraglia,
vescovo della diocesi di La Spezia-Sarzana- Brugnato, è stato in contatto con la nostra
emittente fin da stamattina e ci ha raccontato di queste ore drammatiche per la popolazione
locale in cui si è temuto anche per la sorte del parroco di Sarzana:
R.
– Poi siamo riusciti attraverso i collegamenti di emergenza della Prefettura a metterci
in contatto con alcune persone di Vernazza, che ci hanno detto che il parroco sta
bene e che sta lavorando: ha ospitato anche delle persone in canonica, come il parroco
di Corniglia, che ha ospitato una ventina di persone, questa notte, nel santuario
di San Bernardino, nelle alture di Corniglia.
E son incalcolabili i
danni, che riguardano tra l’altro anche tratti ferroviari e dell’autostrada A12 e
A15. Il presidente della regione Liguria, Claudio Burlando, ha chiesto lo stato di
emergenza. Intanto è polemica sull’incuria del territorio: si parla di dissesto idro-geologico,
un fenomeno che interessa in modo allarmante molti comuni italiani soprattutto in
Calabria e Sicilia. Ancora mons. Moraglia:
R. – Mi viene in mente adesso
anche l’ultima enciclica del Papa in cui ritorna oltre al tema del bene comune, quello
ecologico: la questione del rapporto dell’uomo con il suo territorio. Noi abbiamo
uno dei territori più belli in assoluto dell’Italia: pensi alle Cinque Terre, pensi
a Lerici. Sono anche fonti di reddito notevoli per il turismo. Indubbiamente, però,
ci sono da fare parecchie riflessioni sul modo in cui l’uomo si rapporta a questo
bene inestimabile del territorio.
Le condizioni meteo in Liguria e Toscana
sono in miglioramento, tuttavia, la protezione civile ha diramato lo stato d’allerta
per Veneto e Friuli. Nessun danno significativo a Roma, dove si temeva una replica
di quanto avvenuto la settimana scorsa. Sulla situazione è intervenuto anche il presidente
della repubblica, Giorgio Napolitano, che in un’intervista ha parlato di “tributi
molto dolorosi” legati al cambiamento climatico. Ma come spiegare l’intensità di queste
precipitazioni? Eugenio Bonanata lo ha chiesto a Giampiero Maracchi, docente
di climatologia:
R. – Non
sarebbero stati normali nel periodo precedente agli anni ’90; purtroppo ormai bisogna
dire che lo sono diventati. Con il riscaldamento del pianeta, si riscaldano gli oceani,
aumenta l’acqua precipitabile contenuta nelle nubi, aumenta anche l’energia e, quindi,
gli eventi diventano molto simili a quelli dei Tropici: piogge di breve durata ma
molto intense.
D. – Quindi è giusto chiamare in causa la questione dei
cambiamenti climatici?
R. – Assolutamente sì. Infatti, questo è un processo
che vediamo a partire dalla metà degli anni ’90: basti ricordare che anche l’anno
scorso, esattamente in questo periodo, a Carrara, purtroppo, ci furono tre morti in
un evento come quello avvenuto tra ieri ed oggi, e lo stesso in Liguria; basti ricordare
l’inondazione del Bacchiglione, che ha fatto all’inizio di quest’anno 500 milioni
di danni.
D. – Il fenomeno, però, riguarda anche altri Paesi e altre
zone del mondo, come per esempio la Thailandia. Che tipo di correlazione c’è tra queste
due situazioni?
R. – Naturalmente bisogna vedere la posizione geografica
del Paese. L’aumento dell’energia e dell’acqua condensabile determina questi cicloni
extra tropicali - questo è il termine tecnico – che si hanno appunto sul Mediterraneo,
ma anche in altre aree sempre della zona temperata. Quando poi si va nelle zone già
di carattere tropicale non fanno altro che aumentare le aree in cui avvengono inondazioni
importanti e lo abbiamo visto appunto negli ultimi anni non solo in Thailandia, ma
anche in Bangladesh e in tante altre aree, dove nel passato c’erano questo tipo di
fenomeni, ma che si sono intensificati.
D. – Cosa ci dobbiamo aspettare
per le prossime settimane, per i prossimi mesi?
R. – Andando in là con
i mesi è un po’ difficile a dirsi, perché le previsioni stagionali o climatiche sono
ad un grado di approssimazione abbastanza modesto: sono ancora molto sperimentali.
Nelle prossime settimane, da quello che si vede – a parte una pausa che avremo da
domani in poi – sembrerebbe che il mese di novembre possa essere abbastanza piovoso,
perché la traiettoria delle perturbazioni, che in termini tecnici si chiama “storm
track”, si è abbassata: fino a qualche giorno fa era sull’Europa e ora invece è sul
Mediterraneo, e questo porta le perturbazioni dall’Atlantico con le conseguenze che
abbiamo visto. Naturalmente, andando in là con la stagione, si raffredda anche il
mare, la temperatura di superficie degli oceani diminuisce e quindi il rischio di
esondazioni o di piogge molto intense dovrebbe diminuire. Ciò non toglie che a novembre
si possano avere ancora fenomeni di questo tipo.
D. – Alla luce di
queste considerazioni, cosa si può fare? Qual è la via d’uscita?
R.
– Dove il fenomeno avviene e con che intensità lo si può dire soltanto pochissime
ore prima. Quindi, ai fini della Protezione Civile diventa assai difficile. Naturalmente
bisogna fare un’opera di formazione della cittadinanza, dei cittadini: quando sanno
che c’è una criticità su una regione, bisogna che siano più attenti, bisogna che stiano
più attenti a mettersi in viaggio con le macchine se devono passare vicino a corsi
d’acqua e tutta una serie di cose che la gente deve imparare ad adottare.
D.
– Da un altro punto di vista, bisognerebbe consumare meno energia...
R.
– Quello è l’elemento di base di carattere più generale. Il modello che abbiamo usato
fino ad oggi, negli ultimi cento anni, è un modello che dimostra limiti importanti:
ha portato senz’altro benessere, ha portato la diminuzione della fatica e di tante
altre cose – una maggiore lunghezza della vita – e quindi senz’altro ha avuto dei
risultati benefici, ma insieme a questi ci sono poi aspetti negativi, fra cui i cambiamenti
del clima ed anche le crisi economiche che stiamo vivendo, che sono poi il risultato
estremo di un modello troppo basato sul mercato.
D. – Puntare alle rinnovabili,
alle energie pulite: questo può aiutare?
R. – Assolutamente sì! Direi
che il futuro non può essere altro che quello. E’ chiaro che se vogliamo ridurre l’inquinamento
atmosferico da parte di gas effetto-serra bisogna puntare su processi e fenomeni che
siano ad effetto-serra zero. (ap)