Libia: il Cnt chiede alla Nato di prolungare la sua missione
Dopo l’uccisione di Gheddafi, la situazione in Libia appare ancora molto tesa e incerta.
Un movimento vicino al colonnello ha rivendicato l’attentato di alcuni giorni fa ad
un deposito di carburante a Sirte che ha causato decine di vittime. Intanto, il Cnt,
il Consiglio Nazionale di Transizione, ha chiesto alla Nato di prolungare la missione
in territorio libico sino alla fine dell’anno. Venerdì prossimo, riunione dei vertici
dell’Alleanza sul da farsi. Sui motivi di questa richiesta, Giancarlo La Vella
ha intervistato Enrico Casale, esperto di Africa della rivista dei Gesuiti
“Popoli”:
R. - Il Consiglio
Nazionale di Transizione probabilmente ha capito che anche con la morte di Gheddafi
la situazione in Libia non è ancora del tutto pacificata. Nel corso degli anni il
rais ha di certo avuto il sostegno di gran parte della popolazione, un sostegno guadagnato
anche grazie ad una politica di condivisione dei proventi petroliferi ed anche perché
la Libia è una società molto frazionata in clan e sotto-clan. Molti di questi clan
hanno sempre sostenuto Gheddafi e continuano a farlo tutt’ora. Questo rende la situazione
particolarmente instabile.
D. - Il timore che ora possa scoppiare una
guerra civile è qualcosa di concreto o è un’eventualità che è possibile evitare?
R.
- E’ possibile che le forze che hanno sostenuto Gheddafi fino alla fine possano ricompattarsi
e attaccare le truppe del Consiglio Nazionale di Transizione. In che forma possa scoppiare
questa guerra civile, se con un confronto diretto o sotto forma di guerriglia con
sabotaggi, attentati ed uccisioni mirate, questo non si sa ancora. Il rischio, però,
è che la situazione rimanga instabile ancora per parecchi mesi.
D. -
Il problema si potrebbe risolvere con un programma d’inserimento, nelle nuove istituzioni,
rappresentanti di quelle fasce della popolazione che erano fedeli a Gheddafi, un po’
come è stato fatto in Iraq?
R. - Questo certamente sì, nel senso che
non ci può essere una pacificazione che passi “sopra la testa” dei sostenitori di
Gheddafi. E’ chiaro che, in qualche modo, andranno coinvolti nella gestione del potere,
probabilmente escludendo dal potere quelle persone che erano più compromesse con il
regime ed includendo invece quelle che, pur avendo sostenuto Gheddafi, non erano così
compromesse con lui. Il problema è che la Libia è una società molto divisa tra Tripolitania
e Cirenaica, tra sostenitori ed avversari di Gheddafi. La vera sfida per il futuro,
più che il sostegno dei bombardieri della Nato, sarà, quindi, riuscire a trovare un
sistema istituzionale che possa tenere insieme tutte queste complessità, tenendo anche
presente che c’è un grande confronto tra fondamentalisti e laici all’interno del Paese.
(vv)